IN PISTA

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Misvegliai al suono della sveglia delle 07.00 e aprendo gli occhi notaiche Harry stava ancora tra le braccia di Morfeo.

Miavvicinai vicino a lui senza far rumore, delicatamente gli diedi unbacio sulla fronte, per poi scendere alla guancia di destra, allapunta del naso, quella di sinistra e poi le morbide labbra.

Miallontanai per qualche secondo da lui quando lo vidi alzarsi colbusto e prendermi per i fianchi facendomi stendere sopra di lui.

«BuongiornoDew» disse dandomi un intenso bacio.

«GiornoHarry. Alzati che dobbiamo andare a scuola»

«Ingegneriain questo momento è l'ultima cosa a cui sto pensando»

«Equale sarebbe la prima?» chiesi incuriosita.

Harryalzò le sopracciglia per poi portarci sollo le coperte esuccessivamente stendersi sopra di me.

Continuammocosì per una mezz'oretta abbondante, quando mi alzai e con un granderespiro mi coprii il seno.

«Sai,ad essere onesta non l'ho mai fatto così con nessun altro.»

«Cosìbene o così male?» chiese indurendo la mascella.

«Secondote?» lo guardai.

«Oh...»disse ridendo, «beh per me è lo stesso e sono stato con tanteragazze.»

«Nonserve che me lo ricordi» dissi con aria offesa.

«Matu le superi tutte.» gli diedi un bacio veloce e mi alzai collenzuolo avvolto.

Abbassaitutte le tapparelle della camera e chiusi perfino la porta.

«Chestai facendo?» mi chiese.

«Oggila notte è nostra prigioniera.» mi ristesi sul letto cercando dinon cadere per il troppo buio.

Forseera davvero quello giusto.

Nonmi ero mai sentita così bene con nessun altro ragazzo. Finalmentepotevo essere me stessa e ne ero felice.

Noiavevamo quel qualcosa che tutti invidiavano; re, regine, lord, tuttele persone più potenti sulla faccia della terra avevano smosso lemontagne, prosciugato i mari per trovarla e dovevamo conservarla cometesoro.

Noiavevamo l'amore.

Qualcosache andava ben oltre il denaro, il potere, la gloria; l'amore ...quello era il nostro tesoro, la nostra più grande ricchezza. In quelmomento, tra le braccia di Capitan America mi sentivo la ragazza piùfortunata al mondo e solo in quel momento capii che n'era valsa lapena aspettare diciott'anni della mia vita, perché ormai non dovròmai più attendere; lui era mio, eternamente mio.

L'osservaidormire beatamente per un'oretta, quando mi venne un colpo di genio:la mostra di fotografia.

Insilenzio presi la macchina fotografica che fortunatamente portavosempre con me.

Miristesi sul letto proprio accanto a lui, accesi la Canon e senzaperdere altro tempo iniziai a fare vari scatti in bianco e nero;prima ripresi solo il viso, poi i pettorali, la parte destra delcorpo e così via; la luce che gli attraversava il volto rendeval'effetto ancora più magico.

Finiiil lavoro non appena notai che la memory card era piena.

Presiil MacBook che accuratamente poggiai sulle gambe ed iniziai amodificarle.

Terminatoil lavoro e scelte le dieci foto migliori, le inviai per postaall'associazione che si sarebbe occupata della mostra.

Erofiera del mio lavoro e credevo in me, o meglio in Harry.

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