«Siete pronte?» sentii la voce di Cristopher rimbombare per tutto l'appartamento. Ero appena uscita dalla doccia, stavo ancora con l'accappatoio e i capelli umidi, quando mi ritrovai davanti a Jamie infuriata che gli andava incontro in soggiorno. «Ti ho già detto che non veniamo con te!» «Andare dove?» chiesi sedendomi sul divano. «Cristopher organizza delle gare da corsa illegali e il suo migliore amico, Harry, è il più forte della città», rispose Mary Jane. «Quindi?» «Tra mezz'ora inizia la gara ed io non posso mancare», concluse Cris. «Non capisco qual è il problema, se proprio non puoi mancare allora andiamoci», di sicuro non morivo dalla voglia di vedere una di quelle gare, ma se per Cristopher era così importante allora non c'era ragione per non andare. «Sei il mio mito!», mi strinse forte. Corsi in camera a prepararmi, cercando di trovare i vestiti adatti, ma non c'era tempo per pensare, così presi un pantaloncino di jeans, un paio di Converse bianche e una felpa grigia di almeno due taglie in più. Alzai le maniche fino ai gomiti e raccolsi i capelli in un'alta coda di cavallo. Mary Jane e Cristopher mi stavano aspettando davanti alla porta. «Presto altrimenti facciamo tardi ed io devo presentarli». Continuarono a mettermi fretta fin quando non uscimmo dall'appartamento. Alla gara saremmo andati con la Ford, così entrai dentro il più veloce possibile e guardai l'orario. Dopo una ventina di minuti arrivammo finalmente a destinazione. L'unica cosa che illuminava quel luogo malfamato erano le luci lungo il percorso che i motociclisti avrebbero dovuto percorrere. Mary Jane non mi tolse gli occhi di dosso fin quando non andammo dietro un piccolo chiosco, dove si trovava l'invincibile amico di Cristopher. Giravo lo sguardo in più direzioni possibili, cercando di memorizzare al meglio quel luogo cupo e privo di sicurezza, quando lo vidi da lontano, appoggiato sulla sua moto. Cris gli stava andando incontro per salutarlo e Mary Jane era al suo fianco. Solo allora capii di chi stava parlando, era Capitan America... sì, era proprio lui! «Che ci fai tu qui?», mi chiese. Era stupìto di vedermi, o forse solo infastidito dalla mia presenza, ad ogni modo non potei far altro che sentire il suono della sua voce. «Sono venuta a vedere la gara», gli risposi a tono. «Non è un'ambiente adatto a te, torna a casa Dew», fece cenno alla strada. «Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare». Mary Jane e Cristopher ci guardarono con aria stordita, non capendo cosa stesse realmente accadendo, ma in quel momento era la cosa meno importante. «Stanno per partire», ci avvertì un ragazzo da una robusta corporatura. «Ora devo andare, sta attenta a non cadere Dew», mi sussurrò all'orecchio. «Ci vediamo dopo, ho una gara da vincere», concluse allontanandosi e dando una pacca sulla spalla a Cris.
Perché mi aveva dato un soprannome del genere? E perché solo ora parlava con me? Purtroppo non c'era abbastanza tempo per rispondere a quelle domande. Dovevo concentrarmi su altri problemi... Jamie. «Qualcuno potrebbe spiegarci cosa ci siamo persi?», chiese indicando lei e Cristopher. «Ci siamo scontrati un paio di volte, tutto qui», non potevo dirle la verità, così continuai a mentire spudoratamente e mi faceva sentire in colpa, ma era la cosa migliore da fare. I ragazzi ed io occupammo i posti migliori, cercando di vedere meglio la gara. Harry era tra gli ultimi tre, le probabilità che potesse vincere erano davvero poche e per qualche minuto dubitai del suo potenziale, fin quando non arrivò l'ultima curva, dove avanzò di gran lunga, acquistando abbastanza punti da far spaventare gli avversari e arrivare primo. Sentivo le urla delle persone entrarmi nella testa come un gran martello. Continuavo a tenere gli occhi fissi sul vincitore, che insieme alla sua moto si avvicinò a me. «Ti avevo avvertito», disse sorridendo. «Chiunque può fare quello che hai fatto tu oggi», risposi a tono. «Probabile, ma intanto ho vinto io... ancora», era sicuro di sè, sapeva cosa dire e quando dirlo, immaginai che aveva detto quelle cose a una decina di ragazze prima di me, erano le solite frasi fatte con le quali lui prendeva sicurezza, conoscendo già la risposta che potevano dargli. Ma io non ero come loro e per nulla al mondo avrei permesso di essere paragonata a quelle ochette senza cervello. Pensai bene a cosa dire, quando capii che la risposta di tutto era non dire niente. Gli diedi le spalle per andare da Mary Jane e tornare finalmente a casa, ma quando lo vidi di nuovo davanti mi fermai. «Ho fame, vieni a mangiare qualcosa con me Dew?» «Scusami, ma le principesse a quest'ora vanno a dormire», dissi con un cenno d'ironia. «Strano, l'altra sera non stavi dormendo», lo fissai in cagnesco per poi girarmi e cercare di rag giungere il parcheggio. «Andiamo, stavo scherzando! Dew!», lo sentii urlare. Feci finta di niente e continuai a camminare, fino a sparire da quel giro di persone ubriache e poco affidabili che continuavano a strepitare il suo nome, felici di aver vinto le scommesse. Ero seduta accanto a Mary Jane che stava parlando con Alan dei primi esami e dei corsi che diventavano sempre più lunghi e difficili. «Buongiorno Dew», sentii sussurrarmi all'orecchio. Un brivido mi percorse lungo il corpo, fino a sentire un forte dolore allo stomaco e un formicolio nelle mani. Era lui. «Ciao Harry», risposi fredda. «Di cosa state parlando?», chiese sedendosi davanti a me e addentando una mela mentre guardava Jamie. Quel giorno aveva una delle sue tipiche camicie a quadretti e un pantalone nero stretto. Continuavo a fissare quegli occhi color smeraldo, ma quando mi accorsi che anche lui mi stava guardando, cambiai subito visuale girovagando per la mensa. «Mary Jane è preoccupata per gli esami», dissi guardando il vassoio ancora pieno. «Ma se hai appena finito di dirmi che non riesci ad aprire il libro di fisica», rispose lei. Le lanciai uno sguardo omicida e afferrando al volo il concetto chinò il capo. «Gli esami del primo anno sono una passeggiata rispetto a quelli che sto facendo ora», concluse Harry. «Nessuno ti ha chiesto niente», lo zittii. «Voglio solo dire che conosco a memoria l'intero libro di fisica e che posso darti una mano». «Grazie, ma so cavarmela da sola», non volevo aiuto da uno come lui, ce la potevo fare anche da sola. Harry mi avrebbe dato solo fastidio. Mi alzai dalla sedia ed uscii dalla mensa infastidita dal suo intervento, fino ad arrivare al corso di giurisprudenza. Come da copione, andai a sedermi al penultimo banco della fila centrale ed aspettai insieme ad alcuni ragazzi l'arrivo del professore. Alla fine dell'ora mi volatilizzai fuori dalla scuola, dove incontrai Alan che stava fumando una sigaretta in compagnia di Mary Jane. «Cosa ti è preso oggi?»
«Che vuoi dire?», le chiesi.
«Te ne sei andata via all'improvviso».
«Il mio corso stava per iniziare», cambiai immediatamente argomento per non parlare di Capitan America e chiesi ad Alan com'era andata la giornata.
«Ho invitato Cristopher a cena questa sera», c'interruppe. «Fantastico», non le diedi importanza. «E verrà anche Harry». «Cosa?», involontariamente alzai il tono di voce e gran parte degli studenti si girarono verso di noi. Ero sconvolta, perché non me lo aveva chiesto? Era già difficile stare con lui per dieci minuti, figuriamoci un'intera serata. «Dato che vi conoscete ho pensato che poteva essere un'idea carina». «Potevi chiedermelo prima!», le ringhiai contro. «Avresti detto di no, ti ho vista oggi a mensa... non eri entusiasta di vederlo». «Esatto e non lo sarò neanche questa sera». «Rory, non puoi continuare così. Cristopher ed io stiamo insieme e ci saranno giorni in cui Harry starà con noi. Loro due sono i migliori amici l'uno per l'altro, esattamente come me e te». «Non sto dicendo che non devono stare insieme, solo che io non lo voglio vicino». «Non stai esagerando? Non lo conosci neanche». «Preferisco non conoscerlo», la conversazione si concluse quando Alan ci salutò e Mary Jane prese le chiavi della Mini per tornare a casa. Non potevo credere che lo avesse invitato da noi senza chiedermi un parere, ma ormai non potevamo disdire. Arrivata a casa mi feci una lunga doccia. Avevo paura che arrivassero le otto, sapevo che avrei fatto qualche figuraccia o che mi sarei comportata male come al solito. Indossai un jeans largo e una felpa nera dell'università. Raccolsi i capelli in un alto chignon e lasciai i calzini bianchi ai piedi. «Ti avviso, non ho intenzione di trovarmi in uno di quei momenti dove il ragazzo ci prova con lei solo perché i loro amici si stanno baciando sul divano». «Sono loro», disse Mary Jane andando ad aprire la porta di casa senza dare tanta importanza a quello che le avevo appena detto. Mi sedetti sul divano accendendo la televisione per trovare qualche commedia e li vidi entrare con in mano del cibo cinese. Mi alzai facendo la parte della brava padrona di casa e presi il cibo per portarlo in cucina, dove Jamie aveva appena finito di apparecchiare. «Puoi fare almeno un piccolo sorriso?», mi chiese a bassa voce. «Dovrei proprio?» «Non capisco perché lo detesti così tanto». «Non mi è simpatico, tutto qui». «Ma se neanche lo conosci». «Jamie ti prego non torniamo sull'argomento...» «Basta che non rovini la serata», disse chiamando i ragazzi a tavola. Mi sentivo osservata e tremendamente imbarazzata. Harry era seduto di fronte a me e anche se adoravo guardare quegli occhi verdi, non riuscivo a digerire l'idea di essere fissata per così tanto tempo. «Allora Dew, da dove vieni?», mi chiese. «Sono inglese, abito in un paesino vicino Londra». «Ho saputo che gli inglesi non sono molto amichevoli», mi disse. «Stavo per chiederti se tua madre avesse deciso di chiamarti così per il Principe Harry, ma dopo questa cosa che hai detto ritiro tutto», presi la forchetta in mano e tenni gli occhi fissi sul piatto. «No, mio nonno si chiamava così», alzai lo sguardo per vedere se stava facendo uno di quei suoi sorrisetti, ma non c'era neanche l'ombra di una fossetta. L'appartamento era diventato silenzioso, fin quando lui non iniziò ad infastidirmi «la tua camera è molto bella», disse mettendo in bocca del sushi. «Come, scusa?» «Ho detto che mi piace la tua camera». «Sei stato in camera mia?», spalancai gli occhi involontariamente. Ero furiosa e anche Mary Jane lo aveva capito. «Sì. Sono molto carine quelle luci di Natale e anche le foto sulla parete». «Come ti sei permesso di entrare in camera mia senza permesso?», mi allontanai dal tavolo ancora seduta sulla sedia di legno scuro. «Stai tranquilla Dew, non ho toccato niente». «Non c'entra; ci sono cose private lì e tu non puoi entrare nella camera da letto degli altri senza chiedere», gli ringhiai contro. «Ho detto che non ho toccato niente, sta tranquilla. Ero entrato solo per dare un'occhiata, tutto qui». «Scusami, Jamie», le bisbigliai alzandomi ed andando in camera mia. Sbattei così forte la porta da far tremare il muro. Ero infuriata. Quel ragazzo non faceva altro che mandarmi fuori di testa. Non potevo continuare a far finta di niente, era privo di qualsiasi tipo d'educazione e per di più pensava solo a se stesso. Aprii la portafinestra e uscii fuori. Il balconcino era alquanto accogliente. Qualche giorno prima avevo comprato dei fiori -margherite bianche - al supermercato vicino casa ed erano ancora fresche. Feci un piccolo respiro e poggiando le mani sul cornicione guardai in alto. Il cielo era pieno di stelle che illuminavano la strada. Solo in quel momento di completa quiete ripensai per un secondo a mia madre e a quanto mi mancasse. Forse era stato uno sbaglio trasferirsi a Kansas City, forse dovevo andare a Londra come voleva mio padre. Era tutto così nuovo e sconosciuto per me e l'anno non stava iniziando bene. «Sono davvero bellissime», stavo pensando così tanto che non mi ero accorta della presenza di Harry. «Cosa vuoi?», risposi scorbutica rientrando dentro. «Mi dispiace essere entrato in camera tua». «Perfetto, ora sappiamo che hai dei sentimenti, però adesso esci», mi avvicinai alla porta. «Non capisco... cosa ti ho fatto di tanto cattivo da non volermi rivolgere neanche la parola?», mi chiese guardandomi negli occhi. «Ti ho salvato la vita, non credo di essermi comportato male», concluse. «Ho cercato di ringraziarti, ma quando volevo farlo tu non facevi altro che sparire», risposi. «Ero impegnato». «Beh, in questo momento lo sono io, quindi esci», continuai ad indicare la porta. «Mi dispiace, okay? Dovevo essere più gentile con te, ma quando ci ho provato tu non hai fatto altro che cacciarmi».
«Ero impegnata», risposi usando le sue stesse parole.
«Vorrei solo esserti amico, tutto qui».
«Non lo so...»
«Fidati di me, ti stupirai quando scoprirai le mie mille qualità»
«Tu credi?», chiesi cercando di non sorridere.
«Sì. Allora, ti fidi Dew?»
«Mi fido.»
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Anime Peccatrici
Lãng mạn《Credi che io non sia stato male ogni singolo istante in questi quattro mesi? Era come stare all'inferno e tu eri il diavolo. Prima di te nessuna era mai riuscita a farmi provare un dolore simile. Tu mi hai ucciso, Dew. Ogni...