SE AMI QUALCUNO LASCIALO LIBERO

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La mattina dopo mi svegliai verso le 7.00. Aprii la porta della camera di Jamie, Harry stava ancora dormendo, così dopo essermi preparata uscii di casa lasciandolo tra le braccia di Morfeo.
Mi avviai a scuola, sentendo le canzoni dall'iPod, cercavo di non pensare a Capitan America, ma in verità ero furiosa con lui e con me stessa. Arrivata in classe sentii il passo di Peter farsi sempre più forte.
«Rory!»
«Ciao Peter», risposi con un finto sorriso.
«Quando posso rivederti?» si sedette sul banco di fronte a me.
«Guarda che ora abbiamo lezione insieme», risposi.
«No, No ... intendo: quando hai voglia di uscire di nuovo. Con me».
«Oh», sospirai, «stasera hai da fare?»
«No».
«Perfetto. Allora alle 21.00 da me», sorrisi. Dopo una mezz'oretta di spiegazione e completa noia, arrivò Alan in classe.
«Mi scusi professore, ma la signorina Wilson deve uscire subito. È questione di vita o di morte», il professore mi guardò per qualche secondo, per poi permettermi di abbandonare la lezione.
«Ma cosa succede?» chiesi ad Alan.
«Niente. Mi scocciavo di sentire quella pazza di fisica».
«Tu mi stai dicendo che la questione di vita o di morte era perché ti scocciavi di ascoltare una spiegazione?» «Esattamente!» mi prese per il polso e portò nel bagno delle ragazze. Ci sedemmo per terra e iniziammo a parlare, fin quando Alan non introdusse il discorso Harry.
«Come va col tuo Capitan America?» mi diede una piccola spinta.
«Non è il mio Capitan America», risi sotto i baffi.
«Hai capito cosa intendo».
«No», risposi.
«Lui ti piace. Si vede».
«E allora?»
«E allora, perché stai con Peter?»
«Perché Peter è un bravo ragazzo», chiusi gli occhi, «e poi Harry sta con Stephany».
«Oh. Ma andiamo!» «Cosa?» «È palese che Harry non provi niente per lei».
«Io non ci giurerei ...».
«Invece è così».
La campanella suonò ed entrambi ritornammo nelle classi. Quando arrivò il momento di andare a mensa, aspettai Alan.
«Sei pronta?» mi chiese. Feci un profondo respiro.
«Andiamo».
Mi diressi al solito tavolo per occupare i posti, mentre Al stava prendendo da mangiare. «Dew», lo sentii dietro di me, «Dew ...» Non risposi.
«Ora non mi parli più?» mi sedetti facendo finta di niente.
«Non credi di essere un tantino infantile?»
«Io sarei infantile?» mi alzai ringhiandogli contro. «Ora mi parli?» «Cosa vuoi?!» «Chiarire con te». «Non ho intenzione di ritornare sull'argomento». «Dew!» «Cosa vuoi !!?», mi sforzai per non urlare. «Ho capito ... sei ancora arrabbiata. Ne parliamo a casa». «No, Harry, noi non ne parliamo e basta», camminai verso l'uscita, «fammi un favore, vattene nel tuo appartamento, non tornare più». Stavo per aprire la porta del locale, quando lo sentii chiamarmi. «Rory», mi girai, «perché te ne stai andando?» «Mal di testa», gli diedi le spalle. «Se vuoi posso accompagnarti con la macchina a casa», posò il vassoio. «Peter, non è necessario». «Insisto», prese le chiavi dalla tasca e mi prese per mano. Arrivati davanti casa mi tolsi la cintura. Feci per scendere dall'auto. «Allora ci vediamo stasera?» mi chiese. «A stasera», risposi sorridendo. Scesi dalla macchina andando verso il portone di casa. «Rory!» mi girai di colpo. Peter era sceso dalla macchina e mi stava correndo incontro. Non riuscii neanche a realizzare quello che stava accadendo che mi baciò. Mi staccai qualche secondo dopo. «Devo andare», feci un sorriso finto ed entrai nel palazzo. Ero rimasta delusa. Credevo che baciare Peter mi avrebbe fatto capire che lui era quello giusto, ma non fu così. Quel bacio era stato totalmente insignificante. Per un secondo quando lo guardai negli occhi prima di salutarlo, rividi quelli di Harry. Chiusi la porta di casa e mi diressi subito in camera per studiare, anche se in quel momento avevo altro per la testa. Sentii la porta di casa aprirsi; corsi per vedere chi fosse. «Cosa ci fai qui?» «Dew ... ». «Ti avevo detto di non tornare». «Lo so». «E allora perché lo hai fatto?» mantenni le distanze. «Perché io e te dobbiamo parlare». «Ci siamo già detti tutto a quella cena». «Balle», rispose avvicinandosi. «Mi avevi promesso che saresti cambiato. Siamo amici ora». «Balle! Balle! Tutte balle!» la nostra distanza era pari a zero. «Harry, io e te siamo buoni amici. Ci vogliamo bene». «Dew, lo sai anche tu che non è solo questo». «Harry, noi non siamo fatti per stare insieme. Per quanto ci piacciamo e ci vogliamo bene non possiamo», risposi con voce spezzata. «Perché no? Io cambierò». «Abbiamo già rovinato tutto una volta. Non facciamo lo stesso errore», una lacrima scese lungo la mia guancia.
«Dew ... ».
«Harry, io ti amo», gli accarezzai la guancia guardandolo negli occhi, «e per questo devo lasciarti andare».

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