3. È Morta

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Le giornate passavano inesorabilmente lente per la famiglia Bakugo.

Dopo un mese dalla morte della loro madre, i bambini erano rientrati a scuola, accolti dai compagni di classe e dalle maestre, le quali avevano cercato di non fare favoritismi per non farli sentire in qualche modo diversi dagli altri compagni.
A Katsuki, invece, ci erano voluti altri tre mesi per rientrare regolarmente a lavoro.
Non appena ebbe varcato la soglia dell'agenzia con indosso il vestito da eroe i colleghi lo avevano guardato con sguardi che lui tanto detestava: compassionevoli e penosi.
Non faceva più i turni che faceva in precedenza, non volendo lasciare i figli da soli troppo a lungo.
Essendo l'unico genitore in carica ci teneva a non far sentire loro la propria assenza.
Koray lo stava aiutando molto.
Dopo che Denki era tornato a casa sua, il figlio maggiore, nonostante i suoi tredici anni, si era rimboccato la maniche per non far andare a rotoli quella casa.
Quando il padre non poteva, andava lui da solo a prendere i gemelli oppure andavano i nonni per non farlo andare da solo.

I primi tempi Inko era stata completamente assente con la mente.

Certo, andava a trovare i nipoti ed era felice di stare in loro compagnia ma comunque il dolore per la perdita del figlio l'aveva distrutta.
Cominciò a riprendersi dal lutto una volta che l'ospedale le ridiede le poche cose di Izuku rimaste nel reparto degli oggetti personali smarriti: l'orologio, il telefono e la foto della propria famiglia.
Era stata la prima, però, a spronare i nipotini a tornare a scuola: un po' per stare in compagnia e togliersi da quelle quattro mura che racchiudevano solo dolore e un po'perché dovevano imparare ad andare avanti senza la presenza della madre al loro fianco.
Tsukiko era, tra i tre fratelli, quella che esternava più di tutti il suo dolore: non riusciva a dormire da sola la notte, cercava sempre le mani del fratello maggiore e chiedeva sempre al padre di tenerla in braccio, cosa che ovviamente Katsuki non faceva.

Hai cinque anni Tsukiko, piantala di chiedere stronzate

Mitsuki gli aveva suggerito di accontentarla qualche volte, poiché la bambina cercava dal padre solamente quell'affetto che le mancava da parte della madre.
Rimpiazzarlo non sarebbe stato tanto semplice: l'amore di una mamma non poteva essere sostituito in un battito di ciglia e tutti ne erano perfettamente consapevoli, pure Katsuki stesso.

Ma era più forte di lui.

Izuku gli mancava come l'aria e per quanto si impegnasse ad essere lo stesso padre che era prima della morte del compagno, non riusciva nel suo intento.
Per la prima volta in tutta la sua vita, non era capace di portare a termine la sua missione, la più importante della sua vita: crescere i suoi amati bambini.

Con questi pensieri in testa, l'eroe entrò in casa, posando le chiavi sul mobile basso posto all'ingresso, si tolse gli stivali e andò a riporre i guantoni nello studio accanto alla sala.
Sentiva le voci dei figli provenire dalla cucina e si diresse verso la stanza, sgranando gli occhi non appena ne varcò la soglia.

"Che cazzo state facendo voi due!"
Tatsuya, che stava reggendo la sedia alla sorella, spaventato dalle urla e dai feromoni del padre lasciò la presa su di essa e si voltò verso il genitore.
Tsukiko, che invece stava armeggiando con una pentolina, si sporse troppo sul bordo e cadde dalla sedia urtando il manico del recipiente di metallo:
La bambina che cadde a terra urlando portandosi la mano al petto, guaendo dal dolore.

Il biondo corse subito dalla figlia piangente, cercando di vedere cosa si fosse fatta.

"Tsuki fammi vedere la mano" Ma la figlia continuò a piangere e urlare, rilasciando una gran quantità di odore acre, segno che stesse soffrendo.

"Papà che è-"

"Porca puttana Koray! Come cazzo ti è venuto in mente di lasciare i gemelli ai fornelli?"
Il figlio maggiore si avvicinò alla sorella e riuscì ad intravedere il dorso della mano visibilmente arrossato.

Shitsuren- Cuore SpezzatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora