Ero sul bus diretto ad Hawkins, faceva freddo ed io avevo indosso il maglione di lana più pesante che avevo, ma ciò non impedì alle mie mani di assomigliare a dei ghiaccioli. Tutti mi guardavano come se fossi un alieno, ma purtroppo soffrivo pesantemente il freddo, tanto da indossare maglioni di lana anche per un semplice venticello. Sapevo che Hawkins era un posto tranquillo ed erano ormai più di tre anni che cercavo di trasferirmi lì. Purtroppo ho prolungato i tempi a causa di mio padre che mi impediva di lavorare, visto che si era risposato e mi impediva di fare molte cose, una delle tante era che non potevo avere un ragazzo. Mia madre, dopo circa due anni dalla mia nascita, capì che non provava più nulla per mio padre e così decise di chiedere il divorzio e purtroppo non riuscì ad ottenere la mia custodia per il suo misero stipendio, definito “poco sufficiente" per sfamare sia una bambina di poco due anni e anche i suoi bisogni. Da lì vedevo mia madre molto raramente, ma riuscì ad avere il suo numero e chiamarla quasi tutti i giorni. Lei fu la prima ed unica a sapere del mio intento trasferimento lontano da mio padre, che appena risposato ebbe subito una figlia a cui iniziò a dare tutte le sue attenzioni più dolci e importanti e a me dava solo regole che erano leggi da rispettare a tutti i costi. Ormai vivere lì mi sembrava inutile e avevo ormai sviluppato un’abilità di lavorare e studiare senza alcun problema, quindi vivere da sola e frequentare l’ultimo anno di liceo non mi avrebbe creato molti problemi. Durante il viaggio ripensai a tutti questi anni pianificando un modo per convincere mio padre, ma fu impossibile convincerlo, anche perché avevo provato di tutto. Ad esempio provai con la solita discussione del crescere e maturare, dell’università, del lavoro, delle esperienze di vita, viaggi, amici, aria diversa da quella di una grossa città, ma nulla funzionò. Decisi allora di scappare e lasciare un biglietto in cui dicevo che volevo seguire i miei sogni e che non volevo essere fermata, che sarei tornata prima o poi e che li avrei chiamati per qualsiasi pericolo mi sarei potuta imbattere e che sarebbero dovuti stare tranquilli. Anche se ero sicura che sarebbero dovuti passare giorni prima che si accorgessero della mia assenza. Finalmente arrivai a destinazione e appena scesi un’ondata di vento "gelido" mi spinse i capelli indietro e non ci volle più di un secondo che cercai di riscaldarmi il più possibile. Presi le mie valige e mi diressi verso la casa che avevo "affitato". Diciamo che non avrei vissuto da sola ma con una famiglia composta da quattro persone: mamma, papà, una ragazzina che frequentava la prima superiore e un ragazzo un anno più grande di me. A quanto ne sapevo avevano una stanza del tutto inutilizzata e la mamma aveva ben pensato di affittarla. Mi affrettai a chiamare un taxi per dirigermi all'indirizzo che mi avevano inviato. Arrivai dopo poco, circa quindici minuti, e bussai subito alla porta. Mi venne ad aprire una ragazzina che assomigliava ad una carotina e che probabilmente doveva essere la ragazza del primo anno, la salutai e dissi <sono qui per la camera in affitto, spero di non aver disturbato> la ragazza sorrise e mi fece entrare. Appena entrata avvertii un forte caldo dato dai riscaldamenti altissimi e iniziai a togliermi la sciarpa, i guanti e il cappello. La ragazza mi guardò per poi presentarsi con il nome di <Max!> si sentì improvvisamente gridare, <quante cazzo di volte ti ho detto di non entrare nella mia stanza?!>, subito dopo una porta si aprì e un ragazzo biondo e muscoloso, con indosso una canotta bianca e dei jeans semplici, si piazzò avanti le nostre figure guardando male la ragazzina. Aveva in mano una sigaretta pronta all'uso. Max rispose <Io non ho fatto proprio nulla Billy!> il ragazzo la guardò con odio <Ah si?! E allora perché non trovo il mio accendino?!> solo allora sembrò notare la mia presenza, al che gli spuntò un sorrisetto beffardo <Io non ho preso nulla!> Billy la zittì e si appoggiò alla porta della sua presunta stanza e mi squadrò <tu saresti?> sorrideva maliziosamente. Ero nel panico più totale ma riuscì a balbettare un qualcosa come <la ragazza per la camera>. Max intervenne in mio soccorso e subito disse al fratello <Billy non pensarci nemmeno a provarci con lei> mi afferrò frettolosamente la mano e continuò <è la nostra coinquilina> il ragazzo sembrava non ascoltarla e subito dopo si portò la sigaretta tra le labbra e mi guardava con occhi lussuriosi, non osai immaginare cosa stesse pensando. Il ragazzo si avvicinò e mi prese la mano <molto lieto, Billy> mi fece il baciamano per poi tornarmi a guardare con quel suo sguardo malizioso, risposi presentandomi <piacere T/N>. Billy mi guardò e qualcosa nei suoi occhi mi impressionava talmente tanto da farmici perdere in neppure due secondi. Max interruppe questa connessione tirandomi per un braccio e dicendomi <Forza T/N ti mostro la stanza> mi ripresi al brusco spostamento improvviso e scuotendo leggermente la testa, sussurrai un leggero <certo... la camera>. Appena varcata la porta di legno bianco mi ritrovai in una stanza con le pareti tinte di un leggero verde, con un letto semplice posto proprio sotto la finestra, un armadio vecchiotto dal lato opposto del letto, e un tavolino con una sedia anch'essi "di un'altra epoca". Rimasi lì per un paio di secondi per poi rivolgermi alla ragazza-carota <sai quando torneranno i vostri genitori?> Max alla pronuncia di "vostri genitori" rabbrividì visibilmente sul posto e mi guardò come se l'avessi appena pugnalata al petto più e più volte. Mi preoccupai ad aver toccato un tasto dolente e mi scusai quasi subito, Max si guardò per un'attimo le scarpe per poi dire con voce vaga <non saprei, ma credo per l'ora di cena> la ringraziai e subito dopo la vidi uscire. Iniziai a pensare a come sistemare quella stanza, magari sistemare in modo diverso l'armadio o se possibile di cambiare totalmente l'arredamento, tutto a spese mie ovviamente, ma a questo punto avrei preferito aspettare un pò per conservarmi qualche soldo e studiare il più possibile. Sistemai le mie cose e appena finito mi stesi sul letto, che al mio peso fece qualche rumore poco rassicurante. Ormai dovevo abituarmi, non potevo e non volevo tornare indietro.
1070 parole
STAI LEGGENDO
La Ragazza Della Stanza -Billy Hargrove × T/n-
FanfictionDa quando i tuoi genitori si sono divorziati tuo padre ti da solo regole da seguire, che man mano diventano leggi da rispettare. Non sopportavi più la tua vita da quando si era risposato. Non ti trattava più come una figlia e tu ne eri un mix tra tr...