Capitolo 7- Capricci

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Un uomo molto anziano mi guardava in modo schifato. <Sei una puttana> disse lui, sorseggiando un goccio di una birra che teneva in mano. <Non ti fai schifo?> Non capivo nulla, ne perché stesse dicendo quelle cose, ne come fosse entrato, e soprattutto, chi fosse. Lo guardai impaurita, lui strinse i denti dalla rabbia per poi lanciarmi contro la bottiglia di vetro. Prima che quest'ultima potesse colpirmi mi svegliai in una vasca piena di ghiaccio, in una stanza completamente buia. Anche se l'acqua fosse gelida, ero completamente sudata, come se l'effetto del ghiaccio avesse un effetto contrario sulla mia pelle. Mi alzai, fregandomene del mio copro completamente nudo e fradicio. Appena alzata mi ritrovavo nella vasca del bagno. La mia testa girava fin troppo, e quasi non riuscivo a stare alzata per il poco equilibrio. Sentii bussare alla porta e presi immediatamente un accappatoio, per poi andare ad aprire. Vidi la figura di un ragazzo col fisico scolpito, capelli biondi e ricci, occhi di diamanti che ti impnotizzavano. <Cosa c'è?> dissi con voce flebile, Billy mi guardava dalla testa ai piedi per poi sorridere in modo malizioso, <Perché stai facendo una doccia alle 2 di notte?> disse lui ridacchiando. Al suono della sua risata un brivido mi percorse la schiena e mi iniziai ad agitare. <Non sono affari tuoi> dissi io in piena risposta. Non fui io a parlare, non pensavo nemmeno di dirgli il perchè stessi facendo un bagno a un orario simile, ma qualcosa in me mi rendeva estremamente nervosa e molto irascibile. Billy iniziò a giocare con il tessuto dell'accapatoio che usavo per coprirmi. Mi guardò negli occhi per poi avvicinarsi a me, <Che ne dici di far felice me e il mio amichetto togliendo questo stupido asciugamano?> disse lui iniziando a far pressione per entrare nella stanza. Appena dentro la stanza Billy mi baciò e io non mossi neppure un muscolo, dopo poco lui approfondì il bacio e prese a stringermi i fianchi. Ero decisamente impacciata, ma quello era il mio primo bacio, come potevo sapere che mi sarebbe stato tolto il diritto di decidere a chi darlo e, soprattuto, quando darlo. Delle lacrime mi rigarono il viso e, finalmente quando Billy si staccò, lo spinsi via e corsi nella mia stanza, chiudendola a chiave. Iniziai a piangere e mi portai le gambe al petto. Mi sentivo impotente: mi ero trasferita per mettere fine alla "sottomissione" di mio padre, per poi venire qui e dover subire i capricci di un ventenne con gli ormoni a mille.

Passai la notte a piangere, a scrivere su un quaderno mille e più pensieri che iniziai a farmi. Insieme a quei pensieri, ci furono presto mille domande, che furono come delle lamette per la mia sanità. Non mi importava se avessero senso o meno, scrissi tutto quello che mi capitava per la testa. Iniziai a sfogarmi, su quei strani sogni, su mio padre, su la mia situazione sociale, ma soprattuto, su Billy. Ad un certo punto iniziai a strappare tutte le pagine scritte, le appallottolai e le lanciai chissà dove nella stanza. Mi addormentai sfrenata, verso le sei del mattino. Mi svegliai circa dopo un ora, mi misi qualcosa di decente addosso e uscii dalla stanza. Avevo un aspetto da zombie, ma dopo aver pianto per quattro ore, non potevo di certo essere un fiore di inizio primavera. Mi diressi in cucina dove vidi Max che mangiava un waffle e dietro di lei, c'era lui che si preparava la colazione. Lui. Mi iniziò a guardare in modo colpevole, ma il suo lato strafottente vinse un'ennesima volta, o almeno, era questo quello che pensavo. Si avvicinò e mi prese per i fianchi, mi sussurrò all'orecchio <Dobbiamo parlare>. Mi stampò un bacio sulla fronte e tornò a prepararsi la colazione. Mi diressi verso di lui e presi la sua colazione, composta da dei biscotti e un'aranciata, e la mangiai senza fregarmene neppure un secondo del suo sguardo al mio gesto inaspettato. Riflettei sul suo di gesto, strano da parte sua: prima fa il pervertito, pretende che io non parli con un ragazzo appena conosciuto e poi? Lo guardai per poi dirigermi verso la sua stanza. Arrivò dopo poco, con un foglio in mano. Un foglio che mi sembrava molto familiare. Billy mi guardò e disse <Non capisco il suo comportamento> portò i suoi occhi sui miei, ero confusa e ansiosa. Continuò <È uno stronzo, bastardo, e un controsenso umano.> ridacchiò, non poteva essere ciò che pensavo. <Billy Hargrove, è e sarà la persona più menefreghista che io abbia mai conosciuto> alzò le sopracciglia in senso di stupore, continuò leggendo <non capisco cosa spera di ottenere con questo suo atteggiamento> prese un respiro <ma, c'è qualcosa dentro me, che spera di avere quei suoi occhi di diamanti completamente per sé.> sorrise <quei capelli biondi e ricci da accarezzare> aggiunse poi <e quelle mani stupende da stringere quando avrò paura>. Mi guardò e nel suo sguardo vidi un luccichio diverso dal solito. Arrossii per poi realizzare una cosa. Questo ragazzo mi aveva letteralmente fottuto il cervello.

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 La Ragazza Della Stanza -Billy Hargrove × T/n-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora