Capitolo 6- Scuse

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Appena finito di lavorare tornai a casa, bussai e ad aprirmi fu Billy. <Bene, Bene, Bene> disse lui portandosi le braccia al petto <Ciao bambolina> lo bloccai prima che potesse dire altre cavolate e cercai di entrare, ma il ragazzo mi fermò, <Billy fammi entrare> dissi io con tono fermo. Il ragazzo fece di no con la testa <Non ci siamo proprio> ero impaurita e incazzata nello stesso momento. <Da oggi ci saranno delle regole bambolina, e se tu non hai intenzione di seguirle> si fermò e ridacchiò <Inizia anche a cercare un nuovo posto dove stare, visto che ti renderò la vita un inferno> Billy mi guardava in modo incazzato. Era ancora arrabbiato per prima? Ma cosa ho fatto di male? Rimasi in silenzio e ascoltai Billy <Brava, già impari> disse lui. I suoi modi mi davano ai nervi. <Da oggi in poi farai tutto ciò che ti dico, e se solo proverai a obbiettare> mi tirò a se in modo violento e mi toccò il culo <Ci saranno molte cose che potrebbero aspettarti>. Arrossii, come poteva permettersi di dire queste cose? Billy mi fece entrate e mi portò nella sua stanza. <Oggi mi hai fatto arrabbiare> si posizionò dietro di me <e come tua prima punizione> sospirò <Non dovrai più parlare con Harrington> Billy prese a baciarmi il collo, ma ero fin troppo concentrata a capire se lo facesse per divertimento o per sfogo. <Perché?> il ragazzo si fermò e arricciò il naso dalla rabbia, prese a stringermi troppo il fianco <Perché da oggi sei il mio piccolo giocattolino>. Sentimmo bussare alla porta e una voce familiare parlò, <Billy è pronto a tavola> era Max che avvertiva che fosse ora di cena, e la ringraziai mentalmente. Billy mi girò e mi guardò negli occhi <mi fai impazzire> disse sottovoce avvicinandosi sempre di più alle mie labbra. Si fermò proprio mentre si sfiorarono e sussurrò <sarai mia>. Un brivido mi percorse la schiena, un nodo si strinse stretto allo stomaco, la testa iniziò a girare e le mani a sudare. Erano tutte conferme della mia pazzia... mi stava piacendo? Billy mi lasciò il fianco e uscì dalla stanza e così feci io. Appena a tavola non volò una mosca, ma sentivo come una brutta sensazione. Max mi guardava in modo strano e Neil non faceva che sbuffare e borbottare cose impossibili da capire. Appena finito di cenare corsi in camera mia, dove immediatamente scrissi una breve lettera di scuse a Max.

"Cara Max, non so da dove iniziare, ma ti voglio solo assicurare che non era assolutamente mia intenzione ascoltare la discussione di Neil e Billy, e voglio solo riconfermati che ero lì pensando che qualcuno si fosse fatto male. So che non ci conosciamo da tempo, ma a me sono bastati pochi minuti e quattro parole per capire che sei una di quelle ragazze che non si trovano così facilmente... spero tu possa capirmi e perdonarmi..."

La piegai e uscii dalla mia stanza dirigendomi alla porta chiusa di Max. Strinsi il foglio tra le mani, agitata come non mai iniziai a ripensare ai pro e i contro. Qualcosa mi spinse ad abbassarmi e spingere la lettera al di là della porta e correre subito dopo nella mia stanza. Max era l'unica con cui avevo stretto un filo di amicizia e non volevo che quel filo, tanto sottile quanto debole, si spezzasse per un fraintendimento simile. Mi sedetti sul bordo del materasso e iniziai a guardare il soffitto. Guardai fuori la finestra e vidi un gruppetto di ragazzini che avevo rivisto da qualche parte. Aprii la porta e mi catapultati da loro, notai solo in quel momento Steve. Il ragazzo mi guardò con occhi luccicanti e mi salutò immediatamente, gli rivolsi solo un dolce sorriso e chiesi cosa ci facessero lì. <Sono qui per me> disse una voce alle mie spalle. Mi voltai e vidi la ragazza dai capelli arancioni, il suo sguardo non era cambiato di una virgola ma non mi persi d'animo, forse doveva ancora leggere la lettera. <Ciao Max> la salutai speranzosa, la ragazza roteò gli occhi e mi superò in un secondo, <Max> la chiamai, si girò e mi guardò scocciata. Avevo gli occhi lucidi, il vento soffiava freddo sulla mia pelle facendomi rabbrividire, la punta del mio naso iniziò a pizzicare e un nodo, ancora più stretto di quello precedente, si fece presto spazio alla mia gola, impedendomi di parlare senza sentir un dolore lancinante allo stomaco. Tutti i ragazzi mi guardavano senza capirci nulla, Steve con occhi tristi e Max rimase a bocca aperta. Mi portai le mani al viso e iniziai a piangere, Max mi corse incontro e mi abbracciò. Rimanemmo strette per qualche secondo, mi staccai leggermente e gli chiesi scusa in modo ripetitivo e lei ridacchiò per poi asciugarmi le lacrime con il tessuto della manica della sua felpa. <T/N, entra dentro, altrimenti ti ammalerai stando qui fuori> disse lei con un leggero sorriso che mi alleggerì i milioni di pesi che portavo come un bagaglio. <Dove state andando?> chiesi io <A scuola> disse un ragazzo con la pronuncia strana. Li guardai straniti, Steve prese parola <Si è strano ma poi ti spiegheremo>, l'unica cosa che riuscii a fare fu annuire <Fate attenzione> dissi con un filo di voce. <E non tornare tardissimo, io non ti ho vista e tutto questo non è mai successo> dissi io complice e sorridendo. Max rise e annuii felice. Salutai tutti in modo svelto sentendo già il naso colare e corsi in casa. Appena dentro chiusi la finestra da cui ero uscita e mi diressi in bagno per riscarlarmi. Mentre preparavo la vasca di acqua calda, iniziai a canticchiare delle note di una canzone che cantavo sempre da piccola. Non ricordavo ne il testo ne la canzone ma ogni tanto alcune note mi passavano per la testa e le canticchiavo. Pronta la vasca mi immersi e fu magnifica la sesazione della mia pelle gelida al tocco con l'acqua calda. Ma quella splendida sensazione si interruppe quando sentii i passi di qualcuni farsi sempre più vicini. Mi coprii istintivamente...

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 La Ragazza Della Stanza -Billy Hargrove × T/n-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora