Capitolo 1

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Quella volta avevo commesso l'errore di bere un bicchiere di troppo, non avevo mai sopportato i cocktails, ma quella sera mi ero lasciata convincere da Roberta, che reggeva l'alcol più di me.
La musica era troppo alta per parlare, e i miei timpani ne stavano soffrendo e provavo ad affogare quel fastidio nel bicchiere pieno di vodka e pesca.
Appoggiata al bancone, osservavo la massa di giovani ballare a ritmo di musica house, strusciandosi l'un l'altro. Uno dei pochi generi musicali che non sopportavo.
-Avanti Nicole! È la prima giornata d'estate! Divertiamoci!- urlò la mia migliore amica tirandomi il braccio, ma rimasi lì al bancone con la testa che girava.
-Ti raggiungo dopo!- esclamai. Con uno sguardo assassino mi trascinò in pista, e venni travolta da un ragazzo ubriaco marcio, che senza chiedermi scusa raggiunse un angolo del locale per vomitare.
Spostai lo sguardo schifata e seguii i passi di Roberta. L'avevo sempre ammirata, sapeva adattarsi ad ogni occasione, mentre io ero la tipica ragazza che preferiva la tranquillità di un libro e un tè caldo alla birra e la baldoria.
Strattonai di poco la mia amica, e le urlai nell'orecchio che sarei andata fuori a prendere un po' d'aria; acconsentì con un cenno della testa, ma forse non mi aveva proprio sentita. Notai che stava ballando con un ragazzo biondino, e giurai a me stessa di averlo già visto, forse all'entrata del locale.
Uscii dal retro di quel postaccio, e mi accasciai a terra respirando a fatica. Tutto quel fumo all'interno della discoteca mi aveva dato alla testa, e quei cocktail che avevo ingerito non mi aiutavano affatto.
Un giramento di testa mi fece barcollare e una voce mi portò alla realtà.
-Fa attenzione ragazzina!- ringhiò una voce maschile alla mia destra, che mi fece rizzare i capelli.
-Scusa- sussurrai, e lasciai che il mio corpo si poggiasse completamente al muro del retro.
-Sei anche tu ubriaco?- chiesi non rendendomi conto che stavo conversando con uno sconosciuto.
Lui rise, e mi guardò con aria superiore.
-Sono qui per lavorare, bambina. Vuoi un po' di roba?- sussurrò l'ultima frase, e lo guardai scioccata. Restai in silenzio scostandomi da lui, provocando la sua risata.
-Vai da mammina, non è un posto per te-
Mi offesi parecchio, lo avrei preso a schiaffi se solo non fosse stato un delinquente.
-Per tua informazione non vivo con i miei genitori, ragazzino- calcai il nomignolo con cui lo avevo chiamato non conoscendo il suo nome, e feci per entrare di nuovo in discoteca, ma lui mi afferrò per un braccio.
-Stai attenta a come parli, bambina- mi spinse il braccio con forza, e mi lasciò andare dalla mia amica.
Ero terrorizzata da quel ragazzo, forse per i suoi tatuaggi, forse per la sua faccia da perfetto "bad boy", o forse per il solo fatto che mi aveva parlato.
Tornai da Roberta cercando di dimenticare l'accaduto, e la vidi conversare ancora con quel ragazzo.
-Nic! Lui è Claudio!- urlò presentandomi quel ragazzo biondo. Non sembrava ubriaco, e certamente sembrava molto più affidabile di quel ragazzo sul retro del locale. Strinsi la sua mano calda e volsi lo sguardo verso Roberta, pregandola con gli occhi di andare via da quel posto.
In meno di cinque minuti ci ritrovammo nella sua macchina per le strade trafficate di Torino.
Fortunatamente il tragitto non era lungo, e Roberta non fece domande, ma parlò soltanto di Claudio.
-Sai, mi ha dato il suo numero!- disse entusiasta.
-È una cosa seria allora- scherzai guardando fuori dal finestrino.
-È simpaticissimo, e non ha provato a baciarmi o a buttarsi addosso come uno stupido-
-Almeno sarà serio, sono contenta- risposi.
Parcheggiò accanto al marciapiede e scendemmo dalla macchina, che col primo caldo di giugno era diventata insopportabile da starci all'interno.
-Tu devi ancora raccontarmi qualcosa, signorina- mi canzonò mentre apriva la porta di casa, e risi nervosamente.
-Va bene, ora però voglio solo dormire-
Mi precipitai in camera e mi cambiai velocemente indossando un pantaloncino di tuta e una canotta; legai i capelli in una coda disordinata e caddi immediatamente nelle braccia di Morfeo non appena poggiai la testa al cuscino.

arturo vidal || your love is my drugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora