Poggiai il libro sul divano e presi immediatamente il mio telefono, sul quale digitai tre parole: Arturo, droga, Torino.
Sperai davvero di riuscire a trovare qualcosa su di lui, ma le probabilità erano poche.
Sorprendentemente invece comparvero un sacco di risultati, ma la maggior parte degli articoli non erano proprio tra i migliori.
"Arturo Vidal e la sua banda di amici delinquenti sono stati fermati alla stazione di polizia di Milano, scappavano da una rapina nella banca della città di Torino di due giorni fa" lessi quel l'articolo relativo a due anni prima.
"Arturo Vidal fermato dalla polizia, accusato per spaccio di droga" quello relativo a un anno prima.
"Accusati due giovani per sequestro di persona. I colpevoli, Arturo Vidal e Alvaro Morata, risponderanno delle loro colpe martedì in tribunale".
Un buon novanta per cento dei risultati recitava le stesse parole, ma in frasi diverse, mentre il restante dieci per cento erano risultati del tutto sconnessi alle parole che avevo digitato sul telefono.
Lessi tutti gli articoli scoprendo soltanto che era stato fermato dalla polizia più volte e il suo cognome era Vidal. Aveva un compagno fidato, Alvaro Morata, con cui ha rapinato alcune banche nel corso degli anni, mentre il resto della banda non era stata ancora identificata.
Scoprii anche che non spacciava semplice erba, ma molto di più, e forse fu proprio quel particolare a spaventarmi a morte.
Ringraziai il cielo che non avesse ucciso nessuno per ora e bloccai il telefono cercando di riprendere la calma.
Avevo stretto un patto con un delinquente, non era una cosa da tutti i giorni.
Non feci in tempo a riordinare le idee e la confusione che avevo in testa che bussarono alla porta, e pensai subito che Roberta avesse dimenticato qualcosa a casa.
Aprii senza vedere chi fosse dallo spioncino, ma fu un grosso sbaglio: Arturo, più arrabbiato che mai, entrò in casa di fretta e furia tenendo lo sguardo basso.
-Che cazzo ti è venuto in mente?- urlò una volta chiusa la porta.
Sobbalzai al sentire la sua voce così fredda e arrabbiata ma cercai di non scompormi.
-Non eri a vendere la tua roba?-
-La roba la vendo di notte, stronza! Ero uscito a prendere una boccata d'aria per non perdere il controllo e farti male, ma tu come una bambina te ne sei scappata!- ringhiò fulminandomi con lo sguardo, e indietreggiai contro la porta d'ingresso.
-Tu sei pericoloso, Arturo... Non voglio più vederti-
-Oh no, bambina- sibilò a denti stretti raggiungendomi, prendendo il mio mento tra le sue mani fredde -ormai sei mia, e hai bisogno di una buona punizione per imparare dai tuoi sbagli-
Sgranai gli occhi e cercai di divincolarmi dalla sua presa stretta, ma mi stava già portando di peso in camera.
Mi spintonò sul letto e slacciò la cintura dei suoi pantaloni.
-Spogliati- ordinò, ma negai con le lacrime agli occhi.
-Ti prego non voglio...- sussurrai guardando a terra, nonostante fossi già seduta sul pavimento.
Si avvicinò facendomi alzare, e accarezzò delicatamente le mie guance rosse.
-Spogliati- ripeté lui, e trattenendo le lacrime abbassai i miei jeans e i miei slip fino alle caviglie.
-Può bastare, ora vieni qua-
Si era seduto il bordo del letto, con ancora i jeans sbottonati e la cintura in mano. Capii subito cosa voleva fare, e pregai con tutto il cuore che cambiasse idea.
Così non fu, e in un batter d'occhio io mi ritrovai piegata su di lui. Prese ad accarezzarmi la schiena coperta ancora dal top.
-Sai anche tu che meriti una punizione, mhm?-
Mi sussurrò colpendo per la prima volta la mia natica destra con la cintura di cuoio.
Sobbalzai dalla sorpresa e gemetti a bassa voce.
-Rispondi, dolcezza- colpì un'altra volta, più forte, e sussurrai un "si" tra le lacrime che rigavano il mio volto coperto da una smorfia di dolore.
Colpì ancora e ancora, e arrivato al deciso colpo prese ad accarezzarmi la pelle rossa e calda del mio corpo.
-Ho così voglia di te, Nicole- confessò facendomi alzare da lui, ma mi gettò nuovamente sul letto per poi raggiungermi.
Restai in silenzio, troppo impegnata a trattenere i gemiti di dolore per la mia pelle martoriata dal cuoio della sua cintura.
-Dormiremo insieme, non andrò in discoteca stasera- mi informò e mi coprii con le coperte del mio letto.
Sfilò il mio top facendomi restare solo in reggiseno, ma subito mi porse la sua maglia.
Mi abbracciò da dietro appoggiando il suo viso sulla mia spalla.
-Ecco cosa significa fare la cattiva bambina, ti avevo avvisato- disse, e con un bacio casto sul collo strinse ancora di più il mio corpo nel suo abbraccio protettivo, trasportandomi insieme a lui nel mondo dei sogni.