Capitolo 2

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Il giorno seguente mi svegliai di buon'ora, nonostante avessi terminato l'anno di studio all'università. Sentii dei rumori di sotto, e capii che Roberta era già in piedi, forse a preparare la colazione.
Prendemmo una casa insieme subito dopo aver finito le superiori, avendo scelto lo stesso percorso di studi all'università, e la convivenza era più che ottima con lei.
La raggiunsi in cucina trovando già pronto in tavola alcuni biscotti e un succo di frutta, la mia colazione preferita.
-Giorno- dissi sbadigliando.
-Giorno, per oggi non prendere impegni, ok?-
-Sai che la mia vita sociale è ridotta solo a te- risi mangiando alcuni biscotti -comunque, perché non posso prendere impegni?-
-Ieri notte Claudio mi ha inviato un messaggio, oggi organizzano una festa in piscina al residence dove lavora, e ci ha invitate-
-Ah davvero? Grande!- risposi entusiasta, quel ragazzo mi stava già simpatico.
-Si, vatti a preparare, tra un'ora dobbiamo essere lì. Ho sentito che ci saranno un sacco di ragazzi, magari fai colpo su qualcuno-
-Certo- risi, e finii di bere il mio succo per poi andare in camera: non avevo un sacco di costumi, in fondo ero andata al mare in vacanza poche volte.
Mi accontentai di un semplice costume azzurro, e preparai la borsa inserendo un telo e il telefono.
Sentii il rumore del clacson proprio nel cortile.
-Viene anche a prenderci? Benissimo, da quanto lo conosci, tre ore?!-
-Calma Nicole, è il ragazzo più dolce che abbia mai conosciuto. Ti starà simpatico- disse sorridendomi.
Annuii calmandomi e insieme salimmo nella Ferrari, ed ebbi paura anche a chiudere la porta per quanto era costosa quell'auto.
-Ciao Nic, ti ricordi di me?- disse con tono amichevole, e non seppi se dargli subito confidenza o rimanere sulle mie.
Sembrava che mi conoscesse da una vita, ma forse era proprio il suo comportamento.
-Si, non ero così tanto ubriaca ieri- sorrisi imbarazzata, e lui partì a tutta velocità verso una strada a me sconosciuta.
Roberta, seduta sul sedile anteriore, parlava con Claudio non staccando lo sguardo dal suo profilo, e sorrisi felice per lei.
Non aveva avuto molte storie serie, era una ragazza abbastanza tranquilla, come me.
Passai il tempo giocherellando con il telefono, ascoltando a volte la conversazione della mia amica col suo.. Ragazzo? Beh, conoscente.
Dopo un quarto d'ora abbondante arrivammo davanti al famoso residence, e notai che la piscina era già piena di ragazzi e ragazze in costume.
Mi sentii leggermente a disagio, ma non potevo lamentarmi del mio fisico. Avevo passato l'intera adolescenza in palestra, in uno di quei periodi di crisi adolescenziale.
Scesi dalla macchina insieme a Roberta e Claudio, ma lui raggiunse subito il suo posto di lavoro che aveva lasciato proprio per venire a prenderci.
Non conoscevo quasi nessuno, in fondo Torino era una grande città e ci abitavo da poco più di un anno.
Io e Roberta ci sistemammo sotto un ombrello vuoto, e poggiamo la nostra roba sul lettino.
Non appena mi sfilai la maglietta notai quasi con terrore che avevo un livido: era nello stesso posto in cui quel ragazzo sul retro della discoteca mi aveva afferrato, stringendo la presa.
Istintivamente coprii la pelle violacea con l'altra mano, e per mia fortuna Roberta non se ne accorse.
-Vado da Claudio, vuoi venire?- mi chiese lei, ma negai con un cenno del capo. Non volevo fare il terzo incomodo, fossi stata nei panni di Roberta non mi sarebbe piaciuto affatto.
Mi sdraiai sul lettino e presi il sole per poco più di una mezz'oretta, prima di sentire dei ragazzi sussurrare all'ombrellone accanto al mio.
-Sei sicuro che sia lui?-
-Si! Marc ti giuro, era proprio il suo gruppo!-
-Cazzo, speriamo di non finire nei guai con gli sbirri-
Levai gli occhiali da sole, e guardai nella stessa direzione di quei ragazzi.
Riconobbi subito quel volto tanto familiare quanto sconosciuto, e dei brividi percorsero la mia schiena.
No, non poteva essere lui, non qui.
Indossai di nuovo gli occhiali da sole con la speranza di non essere riconosciuta, ma ormai aveva già puntato la sua attenzione su di me.
Sussurrò qualcosa ad un suo amico, che annuì e continuò a camminare verso la piscina con altri ragazzi, mentre lui si avvicinava pericolosamente verso il mio ombrellone.
Come avrei desiderato che Roberta fosse lì con me, cazzo.
Il gruppo di ragazzi che aveva bisbigliato fino ad un attimo prima indietreggiò all'avvicinarsi del ragazzo tatuato. In un attimo si tolse la maglietta scura e si accomodò sul mio lettino.

arturo vidal || your love is my drugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora