Capitolo 10

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Lo trovai sdraiato sul letto col membro che sporgeva dall'asciugamano bianco avvolto sui fianchi.
-Fa presto, Nicole, ho da fare-
Non capii cosa volesse intendere con quel "ho da fare" e perciò rimasi al lato della porta della camera.
Lo vidi sbuffare e sollevarsi sui gomiti.
-Vieni qua, ti ho detto. Subito-
Spaventata dal suo nuovo tono obbedii e mi sedetti sulle sue ginocchia.
Sentii la sua lunghezza massaggiarmi la pelle ancora indolenzita e cercare l'ingresso del mio fiore.
Mi sposto violentemente provocando i miei lamenti . Buttò l'asciugamano ai piedi del letto e salì carponi sul mio corpo.
-Ora capirai cos'è il vero sesso, bambina-
Era completamente nudo e potei vedere il suo membro sopra il mio addome.
-Fai piano, ti prego-
In risposta morse il mio seno ed entrò senza preavviso dentro di me.
Mentre spingeva ritmicamente sentivo le sue mani schiaffeggiarmi il petto aumentando la mia eccitazione.
Era vero, quello era il vero sesso.
Mi aggrappai alle sue spalle rendendo più facile l'accesso alla mia intimità.
Cominciai a gemere avvertendo che anche lui era prossimo all'orgasmo.
Si fermò di colpo lasciandomi insoddisfatta e si voltò verso uno dei cassetti del comodino.
Prese una bustina argentata e sfilò il preservativo indossandolo.
-Cazzo- imprecò -odio questo fottuto coso-
La mia dimenticanza mi costò un graffio che scendeva dal collo alle scapole, ma non fece altro che provocarmi pure piacere.
Rientrò in me e in pochi secondi ritornai al piacere provato poco prima, urlando gemiti sommessi nel momento in cui raggiunsi il massimo della goduria, e sentii il suo membro estrarsi dal mio corpo.
Svuotò il preservativo gettandolo nel cestino e si sdraiò alla mia destra col fiatone.
-Ti è piaciuto?-
-Eh?-
-Avanti Nicole, si o no?-
Pensai qualche secondo sulla risposta, anche se sapevo già cosa dire.
-Si, Arturo..-
-Bene, già lo sapevo- disse con fare strafottente guardandomi intensamente.
La sua risposta mi diede fastidio, ma stavo cercando in tutti i modi di far finta di niente.
-Ora puoi accompagnarmi a casa?-
Sbruffò alzandosi, lasciandomi vedere i suoi tatuaggi sul dorso e sui bicipiti scolpiti.
Indossai finalmente i miei vestiti e seguii velocemente Arturo in macchina.
Fui costretta a mettere la cintura per quanto andasse veloce per le strade deserte, è quasi mi venne il voltastomaco.
-Non stiamo facendo una gara clandestina, cavolo!- esclamai, ma non fece altro che ridere spensierato.
-Avanti bambina, fatti una risata-
Appoggiai il capo sul sedile e aspettai che quella corsa finisse, possibilmente il prima possibile.
Arrivammo davanti casa e notai Roberta intenta a cucinare qualcosa in cucina dalla finestra aperta.
-Questo è il mio numero, bambina- mi porse un foglietto con il suo numero scritto frettolosamente.
Lo piegai mettendolo nella tasca dei miei jeans e uscii dalla vettura, ma Arturo mi bloccò il braccio con la sua mano.
-Neanche un saluto?- ghignò.
Alzai gli occhi al cielo divertita e gli stampai un bacio sulla guancia: sapevo che lui si aspettava di più, ma per il momento doveva accontentarsi.
Scesi finalmente dall'auto e mi diressi velocemente verso la porta di casa, suonando al campanello.
-Bentornata, signorina è-la-prima-e-l'ultima-volta-che-mi-vedi-con-lui- scherzò Roberta abbracciandomi, e io feci lo stesso con lei.
Mi era mancata, anche se non ci eravamo viste solo per una notte.
-Devi raccontarmi tutto- continuò lei dandomi una pacca sulla natica in modo scherzoso, ma sussultai trattenendo un gemito di dolore a causa delle sculacciate di Arturo.
-D'accordo...-
Ovviamente non le avrei raccontato davvero tutto, non potevo mica dirle che mi aveva sculacciato per punizione!
-Hai già fatto colazione?-
-Si, Arturo mi ha portato la colazione a letto-
-Quindi siete stati insieme stanotte! Come è stato?- arrossii alla curiosità di Roberta, ma lei era fatta così e forse l'adoravo proprio per questo.
-No.. Beh, abbiamo dormito insieme, ma non abbiamo fatto...quella roba-
Mi sentii tremendamente in imbarazzo.
-Che cosa dolce! Dormire insieme è molto più dolce di.. Beh hai capito- rise abbracciandomi e ringraziai il cielo che avesse abboccato.
-E tu cosa hai fatto durante la mia assenza?- la stuzzicai.
Era arrivato il mio momento, finalmente.
Nascose il viso dietro il ciuffo biondo e si girò verso i fornelli continuano a cucinare qualcosa, probabilmente sugo dall'odore.
-Siamo stati a casa sua...-

arturo vidal || your love is my drugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora