Capitolo 9 - La taverna Kitzune

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Nella taverna Kitzune tutti erano i benvenuti. Non importava chi tu fossi, da dove venissi e che cosa tu potessi aver fatto: se avevi fame o sete e non sapevi dove andare, quello era il posto giusto. In mezzo alla foresta tra gli alti e robusti alberi, la taverna accoglieva i suoi clienti con buona musica e buon cibo. Aperta dall'ora di pranzo fino a tarda notte, la taverna era sempre colma di clienti di ogni tipo ed il casino non mancava di certo. Esperti bardi suonavano soavi melodie con flauti o liuti donando al luogo una calda atmosfera e soprattutto facendo sentire le persone a casa. L'odore dei prelibati piatti attirava numerosi clienti mentre i boccali pieni fino al midollo di birra li rinfrescavano. Era una taverna rinomata e tutto ciò era grazie al suo carismatico oste.

Fin dall'infanzia Osamu aveva una forte passione per la cucina. Insieme a sua madre cucinava moltissimi piatti di ogni tipo, da stufati di verdure fino a bistecche di cervo, derivate dalla caccia di suo padre e di suo fratello. Aveva imparato molto in fretta le varie regole della cucina, riusciva ad abbinare le spezie con la carne giusta e scopriva sempre nuovi sapori. Il sogno di voler aprire una taverna tutta sua non tardò ad arrivare. Sognava che da grande avrebbe aperto la taverna più rinomata di tutto il paese, persino di tutto il regno, e che avrebbe portato gioia nella vita delle persone. C'era solo un problema che lo separava dal suo obiettivo: non aveva soldi. La sua famiglia non aveva abbastanza denaro per permettersi di comprare un locale vuoto e dopo la morte di sua madre, che arrivò anni dopo quella di suo padre, quel sogno sembrò intenzionato a scomparire. Fin quando un giorno in compagnia di suo fratello, intraprese una camminata nella foresta, dove scoprì la presenza di una casetta. Era piccola, malandata e piena di muffa, ma per Osamu quella casetta un giorno sarebbe diventata una grande taverna.

Inizialmente la taverna Kitzune non aveva l'aspetto di un locale dove mangiare e bere. Per quanto il ragazzo si fosse impegnato nel rendere quel luogo il più accogliente possibile, era evidente che quella casetta fosse cadente e in rovina. Inizialmente non aveva clienti, nessuno sapeva che nel bel mezzo della foresta ci fosse qualcuno che attendeva di vendere i propri piatti. Perciò Osamu si rimboccò le maniche e nel suo paesino cominciò a far assaggiare ai residenti la sua deliziosa zuppa di pomodoro (ingrediente astutamente rubato nel campo di un contadino). Fu da quel momento che le persone cominciarono ad apprezzare i suoi piatti, nel paese si sparse la voce della presenza di quella taverna ed in pochi giorni moltissime persone si recarono lì. Con il passare del tempo Osamu proponeva sempre piatti diversi alla sua clientela, le persone cominciarono ad amare la sua cucina e la taverna cominciò a guadagnare ciò che si meritava.

Insieme al fratello Atsumu, Osamu era diventato il proprietario di una rinomata taverna. In quell'ambiente lui si occupava di cucinare, di preparare le bevande e di prendersi cura della struttura, mentre il biondo invece lo aiutava con i soldi e con il servizio ai tavoli. Gestire una taverna in due era davvero difficile, più il successo arrivava e più persone cominciavano a venire, ma insieme i due gemelli riuscirono ad andare avanti. Cominciarono ad assumere dei fornitori, ovvero coloro che gli portavano gli ingredienti di cui avevano bisogno, ed oltre ai diversi cacciatori, vi era anche un giovane contadino dai capelli bianchi e neri sulle punte. Il suo nome era Kita Shinsuke e fece amicizia con i gemelli in pochissimo tempo. Era il figlio di una famiglia di contadini ed era diventato talmente abile nel suo lavoro che la sua verdura era considerata una delle migliori per le varie locande e osterie. Grazie ai loro fornitori Osamu poteva permettersi gli ingredienti di cui aveva bisogno e poteva servire ai clienti i suoi deliziosi piatti.

Spesso capitava che Atsumu si offrisse di andare a cacciare e di portare la carne di cui avevano bisogno a suo fratello, ma quest'ultimo non glielo permetteva. Osamu non poteva sopportare il ricordo di quell'incidente quasi mortale che aveva provato a portargli via suo fratello, a renderlo paralizzato e a rovinargli la vita. Rifiutava ogni volta che Atsumu provava ad andare a cacciare e ciò portava i due ragazzi a litigare. Le litigate erano molto frequenti perché il biondo non aveva intenzione di passare la propria vita nelle stesse quattro mura. Lui voleva uscire da quel luogo, voleva esplorare il mondo e stare a contatto con la natura. Adorava cacciare perché era un modo per mettere alla prova le sue abilità di sopravvivenza, voleva vivere la sua vita utilizzando esclusivamente le proprie forze e voleva essere libero. Quel suo ardente desiderio era forte tanto quanto quello di suo fratello di voler cucinare per le persone. Così un giorno Atsumu, stanco di vivere in quella maniera, decise di andarsene...

L'arciere E Il Mago - SakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora