Capitolo 3

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AURORA

Dopo una nottata intera a pensare, ho preso la mia decisione.

Sono le nove e mi alzo dal letto raggiungendo la cucina per farmi un caffè. Mi trovo ancora a casa di Adriano che dorme e credo continuerà per le prossime due ore come suo solito. Torno in camera per cambiarmi e indosso semplicemente pantaloncino e top, prendo il telefono aprendo quella chat 'colazione al solito bar?' nel mentre che aspetto mi faccio una coda 'ok' pensavo ci mettesse più tempo a rispondere e invece. Una volta preparata scendo giù andando in macchina, abbasso i finestrini e alzo la musica, questa è una delle tante cose terapeutiche che faccio.

Arrivo al fidato bar dei miserabili e rimango lì fuori ad aspettare la macchina che dopo due minuti parcheggia e di nuovo la sua figura a poca distanza da me <<ciao>>

<<ciao>> risponde lui altrettanto <<a cosa devo questo incontro?>> domanda infastidito e anche se ha gli occhiali riesco a immaginare come siano ora i suoi occhi

<<ti volevo parlare di ieri>> annuisce e mi fa strada entrando fino al tavolo dove poi ci sediamo uno di fronte all'altro <<ti togli gli occhiali>>

<<perchè dovrei darti retta?>> quanto è strafottente, davvero non capisco il motivo di tale atteggiamento

<<perchè stiamo dentro al bar e il sole non c'è, l'unica ragione per cui ora dovresti indossare gli occhiali la sanno due milioni di persone>> rimane un attimo a guardarmi e poi se li toglie permettendomi di godere di quel color nocciola <<ecco. Allora, ho pensato tutta la notte e forse il mio atteggiamento di ieri è giustificabile ma anche infantile. Hai ragione, non si può sempre scappare perchè tanto vai di là o di qua il dolore ti rimane comunque addosso. Sarò sincera, sono felice ma anche triste e spero che tu mi comprenda dopo quello che ci è successo, però la vita va avanti e probabilmente quest'ultima vuole a tutti costi offrirti un figlio. Perciò voglio fare come te, andare avanti e costruirmi anche io un futuro>>

<<quindi ora è tutto apposto? Si può riprovare a stare insieme?>> annuisco e lui mi sorride. Quando si avvicina il cameriere ordiniamo cappuccino e cornetto per entrambi <<sto aspettando ancora una risposta ad una certa domanda che ti ho fatto una settimana fa>> lo guardo confusa <<ti è piaciuto il concerto?>>

<<si>> abbasso la testa sorridendo <<è stato molto emozionante, ti seguo e ti conosco da sempre, vederti lì è stato un orgoglio personale e secondo me arriverai a riempire gli stadi>>

NICCOLO'

<<arriverai a riempire gli stadi>> ridacchio dando un morso al cornetto

<<si vedrà, me lo auguro sicuro ma non dico nulla>> la guardo mangiare il cornetto mentre rifletto sulla risposta datami, differente da quella di Sofia che è stata abbastanza scontata <<come ti va all'università?>>

<<bene, è stressante nel periodo degli esami ma va bene>>

<<infondo rimani la solita secchiona>> la derido e ricevo uno sguardo omicida in cambio

<<e tu sei rimasto il solito ignorante, alle interviste non sai mettere più di due parole insieme>>

<<che stronza>> rido tirandole la carta dello zucchero <<l'importante è che riesco a cantare, parlare viene dopo>> finisco l'ultimo pezzo della mia colazione mettendolo tutto in bocca per poi pulirmi con il tovagliolo, solo dopo vedo l'espressione di Aurora che mi fa scoppiare a ridere

<<fai schifo Niccolò, un pò di contegno, dov'è la tua professionalità?>> mi prende in giro scuotendo la testa mentre a differenza mia, con un delicato morso, finisce il suo cornetto

Tornerò in quel posto 2-UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora