QUINTA PARTE

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AMENDA 29

"Dovrei portarti fuori sana e salva, quindi vedi di non ammazzarti."

Improvvisamente si gira verso di me e mi spinge con forza facendomi indietreggiare. “Stai zitto, devi stare zitto.” Mi punta un dito contro.

Alzo le mani in segno di resa e lei prosegue verso l’uscita del nostro Campus.

Penso di averla fatta davvero incazzare. Avrei preferito registrare l’accaduto, così che potessi riguardarlo all’infinito come prova che non è perfetta in tutto ciò che fa.

La seguo giù per le scale e una volta fuori faccio un respiro profondo. Lei si appoggia ad un muretto e fissa davanti a sé senza proferire parola, al contrario di come fa sempre. Tiro fuori una sigaretta e la avvicino alle labbra, mentre cerco l'accendino nella tasca posteriore dei jeans, nella speranza di non averlo perso durante il frastuono di ieri sera.

Quando lo trovo accendo la sigaretta e aspiro il primo tiro, per poi buttare tutto fuori. Chiudo gli occhi mentre rilasso i muscoli e libero la mente, ma in questo fottuto posto non si può restare neanche cinque minuti in pace che c’è sempre qualcuno pronto a darti fastidio. Sfortunatamente la persona che si è presa la briga di ricoprire questo ruolo prende il nome di Amenda la principessa. Infatti, dopo qualche secondo che inizio a fumare, la mia azione viene interrotta dalla mano della riccia che prende in mano il mozzicone e se lo porta vicino alla bocca allontanandosi di qualche metro per andare a sedersi sulla panchina più vicina.

“Che cazzo fai.” Le vado dietro. “Dammi questa cavolo di sigaretta.” Gliela strappo dalle mani “E non provare mai più a fare una cosa del genere” la minaccio serrando gli occhi.

“Stronzo.” Ripete lo stesso elogio di ieri sera.

“Potrei dire la stessa cosa di te” le dico mentre butto la sigaretta nel cestino di fianco alla panchina. Amenda si alza e si mette davanti a me. Scruta ogni centimetro del mio viso, per poi girarsi e tornare a sedersi nello stesso punto di pochi secondi fa.

La osservo: leggiadra nei movimento come una vera principessa. Tra l’altro è da qui che deriva il nomignolo che le attribuiscono in molti, ovvero chi prova avversione nei suoi confronti.

“Bella vero?” Sbuca alle mie spalle Rosso “Che c’è ti sei innamorato?” chiede divertito alzando le sopracciglia. “Abbassa la voce coglione... Poi che vai dicendo, figurati se mi potrei mai innamorare di Amenda Suarez” scuoto la testa per fargli capire che non accadrà mai tale assurdità.

“Sì, e io mi chiamo Giallo perché sono biondo." Tiene in mano il bicchiere d’acqua destinato ad Amenda e sorride come un deficiente. “Cosa c’entra” chiedo stranito da ciò che ha appena detto.

Lui si avvicina ad Amenda e le porge l’acqua ricevendo un grazie in risposta, accompagnato da un sorriso.

Mi avvicino a loro due e Amenda non perde tempo a rimproverarmi per essere a maniche corte, poichè rischierei di prendere una brutta influenza. "Dovresti sapere che al giorno d'oggi l'influenza è poco diffusa..." le faccio notare, continuando con: "...non sei la studentessa prodigio?" chiedo strafottente. Lei si alza e fa piccoli passi verso di me. "Sì, lo sono, infatti so anche che c'è il 3% di rischio di prenderla e siccome tu non mi sembri speciale penso proprio che tra qualche ora ti troverai a mangiare la zuppa della mensa e spero che sia più disgustosa del solito." Mi dà una spallata prima di tornare verso la scuola.

La osservo allontanarsi e quando mi giro verso Rosso lui inizia a scuotere la testa con un espressione di disprezzo. "Sei un coglione." Inizia a battere le mani con fare ironico e io a quel punto mi innervosisco. "Smettila, non ho fatto nulla, è lei permalosa" provo a difendermi. Lui alza un sopracciglio e sorride come un ebete continuando a scuotere la testa. Non capendo il motivo del sorriso apro bocca per chiederglielo, ma lui mi lascia solo nel bel mezzo del prato e torna verso l'ingresso della scuola. Quando si accorge che non lo sto seguendo si volta nella mia direzione e mi fa un cenno con il capo.

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