SESTA PARTE

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GENIS 12

Per tutto il tempo ho visto come Wes avesse uno sguardo compassionevole nei miei confronti. È stato lui a ritrovarmi in quello stato pietoso ieri sera.

Siamo un gruppo di amici piuttosto numeroso. I presenti sono quelli con cui abbiamo un rapporto più stretto, ma oltre a noi ci sono altri ragazzi. Essendo in tanti è facile discutere per le minime cavolate e la persona a cui spetta sempre riportare la pace tra noi sono io. Come prima con Wes e Sven. Era una semplice discussione, ma se non fossi intervenuta sono certa che sarebbe diventata un litigio, non di quelli pesanti, ma comunque un litigio. Adesso siamo qui ad ascoltare la confessione.

"Questo è tutto" finisce di spiegare Rosso.
"Scemo più scemo." Alzo gli occhi al cielo.
"Due imbecilli" replica Sven.
"Che rincoglioniti" si aggiunge Wesley.
"Avete sempre una buona parola per noi." Alza il pollice Rosso. "Inoltre, io non ho fatto nulla. È stato Kilian." Punta il dito contro quest'ultimo che di rimando gli lancia un'occhiata infuocata. In risposta il rosso fa spallucce e dice: "Ma è la verità."

Rimaniamo a parlare per un'ora e quando mancano quindici minuti al coprifuoco ci salutiamo, ci diamo appuntamento per il giorno dopo e ognuno si reca al proprio Campus. Rosso e Kilian litigano per chi si farà per primo la doccia e io non curante esco dalla stanza sfinita. Non mi sono ancora ripresa da ieri sera. Scoprire che la propria sorella gemella, con cui hai sempre condiviso tutto, ti ha mentito su un argomento importante e poi ha provato ad ucciderti, non è facile da digerire. Alla mia destra sbuca Wes.
"Tutto bene." Annuisco. Mi guardo attorno e noto che siamo rimasti solo noi due. "Dove sono gli altri?"
"Stan suppongo sia già in camera, perché è poco più lontana da quella dei coglioni, Sven ha detto che aveva da fare e non avevo intenzione di sapere cosa dovesse fare poco prima del coprifuoco, Rina è scomparsa e io sono qui con te." Si sofferma sull'ultima parte per sottolineare che ora come ora siamo insieme e da soli.

"Wes, credo siamo meglio parlarne" mi rivolgo a lui fermandomi in mezzo al corridoio. Prendo subito parola, perché manca poco tempo al coprifuoco e non mi va di illuderlo ulteriormente. "A me piace un'altra persona. Mi dispiace dirtelo in questo modo, ma mi conosci: sono diretta. Poi manca poco allo scattare del timer e non volevo illuderti per un'altra notte."
Il suo sguardo si fa più cupo, ma mantiene il solito sorriso giocoso. Si avvicina di qualche passo, mi prende le mani e dà un bacio sulla fronte.
"Non ti devi scusare. Al cuore non si comanda, però devi promettermi che me lo farai conoscere e io dovrò approvarlo." Annuisco in risposta. Ci dirigiamo verso le nostre stanze e siccome sono ancora spaventata dall'accaduto di ieri sera, mi ospita nuovamente da lui a dormire. Prima però devo per forza trovarmi nella mia di stanza, così che il dispositivo sul polso rilevi che sono dove devo essere, nonostante sia da anni che noi raggiriamo il sistema.

Entro furtiva nella stanza, come fossi colpevole, ma in realtà ho solo paura.
Ho paura di mia sorella e mi piange il cuore al pensiero che la persona che più amo al mondo sia quella che al momento temo di più.
Stando alle parole di Rosso non dovrebbe succedermi nulla, perché se lei e Amenda hanno avuto lo stesso comportamento allora vuol dire che la reazione dura per poco tempo e ora dovrebbe essere normale.

"Giusto in tempo, credevo non ce l'avresti fatta e che ti capitasse qualcosa" mi abbraccia preoccupata Micky. Io non ricambio l'abbraccio e lei lo nota. "È per la storia di Kilian?" La fisso negli occhi senza rispondere, quindi lei prende il mio silenzio come una risposta positiva. "Capisco che siate amici, ma io non mi fido di quel soggetto."
"Dormo fuori." Non ascolto le sue parole e inizio a sistemare il borsone per passare qualche notte da Wes e Sven. So di non poter rimanere da loro per molto tempo, sia perché sarò d'intralcio, ma anche perché è pericoloso, però per ora è l'unico posto dove mi sento al sicuro. Ovunque siano i miei amici c'è posto anche per me e questo mi rassicura sempre, perché so che non mi farebbero mai del male. Nonostante adesso le mie certezze si siano sgretolate dopo l'attacco di mia sorella.
"Va bene, però stai attenta, poi domani ne parliamo meglio." Mi abbraccia di nuovo e dà un bacio sulla fronte. Stasera è la serata dei baci dolci. "Ti voglio bene." Sul momento non rispondo, ma prima di uscire mi giro un'ultima volta verso di lei. "Ti voglio bene Mimì." La chiamavo così da piccola e lei mi chiamava Gez, diminutivo di Genziana. Il mio nome non mi è mai piaciuto, ma il suo diminutivo sì.
Esco dalla stanza con le lacrime agli occhi. È l'unica persona che mi è rimasta che ricambia il mio amore familiare e ora mi sembra di averla persa. Non so se sia manipolata o se ciò che dice lo pensa veramente, ma non posso più fidarmi di lei e questo mi distrugge.
Mi accascio contro una parete e piango come mai prima d'ora. Tra le due sono sempre stata io quella forte, lei quella sensibile. È raro che io pianga, ma negli ultimi giorni non faccio altro. Mi faccio forza, mi alzo da terra e dirigo verso la stanza dei ragazzi. Come al solito bisogna coordinare i propri movimenti per passare dalla porta e Wes non manca di farmi ridere con i suoi balletti particolari. Sven sta già dormendo e mi chiedo come sia possibile visto che aveva detto che aveva da fare ma pare che il suo impegno sia già finito. Questo mi fa pensare male, ma farò finta di nulla. Wesley sembra leggermi nel pensiero e mi sussurra all'orecchio: "Mente contorta." Provo a trattenere le risate, ma poi scoppio quando Wes lancia sulla testa di Sven un cuscino e lui cade dal letto dallo spavento.
"Un risveglio turbolento amico mio?" Wes imita la voce di un pilota che fa un annuncio ai passeggeri tramite microfono. Sven sbuca da dietro il letto e ci salta sopra per acchiappare il brasiliano che però lo scansa e quindi cade per terra. Povero Sven, ma non riesco a smettere di ridete. Con questi due il divertimento è assicurato: Wesley strafottente e sfacciato e Sven impaziente e ironico. Una combo perfetta. Mi ricordano Rosso e Kilian. Al primo piace scherzare e al secondo se provi a parlare ti ritrovi appeso al soffitto a testa in giù.

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