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Kageyama suonò il clacson.

Vide Hinata girarsi stupito. Come aveva sperato, lo aveva colto di sorpresa. Non si aspettava di trovarlo lì.

Aveva appena finito la partita con la MSBY, e ne era uscito vittorioso. Sapeva che Tobio sarebbe stato impegnato fino al giorno prima e non avrebbe fatto in tempo a vederlo giocare. Eppure eccolo lì, a sorridergli orgoglioso.

- Cosa ci fai qui? Avevi detto che... - gli chiese subito.

- Ho rinunciato ai festeggiamenti con la squadra. Sali. Ti porto al mare.

- E le valigie, le... - Hinata era piuttosto spaesato e confuso.

- Ho già tutto pronto. - gli assicurò. Poi sorrise dolcemente. - Tranquillo. Ho preparato tutto. Non devi pensare a nulla se non a sederti in macchina.

- Non credevo che fossi un romanticone. - riuscì a dire soltanto.

Kageyama strinse le spalle e abbassò la testa imbarazzato. - Sbrigati a salire.

- Arrivo. - si sedette sul sedile del passeggero.

Poi Kageyama fece sfrecciare la macchina in mezzo al traffico dopo avergli fatto salutare i compagni di squadra, che erano appena usciti.

- Allora, in che località andiamo? - quando furono lontani si rivolse a Tobio, il cui sguardo era puntato sulla strada.

- A Ōiso, a sud di Tokyo. Ho trovato una spiaggia veramente bella, pensavo potesse piacerti. - cambiò la marcia. - Che ne pensi? - gli lanciò un'occhiata fugace, preoccupato della sua reazione.

- Non commento finché non la vedo. - incrociò le mani dietro la testa.

- Lo prendo come ammissione di voler essere sorpreso.



Verso sera arrivarono in un hotel vicino alla costa.

- La vostra stanza è la 109. - la donna alla reception diede loro le chiavi. - Al quinto piano.

- Grazie. - entrambi ringraziarono e si diressero verso le scale portando le valigie.

- Ancora non ho capito come hai fatto a preparare tutto questo. - borbottò Hinata.

- Ho organizzato tutto prima della partita. Sono rimasto sveglio qualche nottata, anche. - spiegò Kageyama. - Ma per te questo non è nulla, Shoyo. Per te farei anche di più.

L'altro non seppe cosa rispondere. Non si aspettava da nessuno quelle parole. Figurarsi da Kageyama.

- È strano, Tobio. Insomma, pensando a noi come una coppia mi sarei considerato come quello più... produttivo, credo. Quello con iniziativa. Però tu... non credevo fossi così.

- Non sono abituato a mostrare questa parte di me. Anche perché la mia vita è la pallavolo. Solo negli ultimi anni, quando ho iniziato a vedere i compagni di squadra come amici e non solo come mezzi per arrivare alla vittoria ed essere forte, ho capito che esiste un mondo al di fuori di quello che conosco. Ci sto ancora lavorando, a questo me.

- Un po' si vede. Come quando chiedi conferma o ti preoccupi della reazione degli altri.

- È così brutto?

- No, anzi. È bello vedere che ti impegni per cambiare.

- Grazie.

- Di nulla.

Sì sedettero sul letto.

- Allora, com'è andata questa partita?

- Abbiamo vinto. - alzò le spalle.

- E basta?

- No, in realtà. Atsumu non ha alzato bene per tutto il primo set, quindi è stato più complicato fare punto. Ma il muro ha funzionato bene.

- Be', siete stati fortunati ad esservela cavati. Insomma, tu, Bokuto e Sakusa eravate fuori gioco come schiacciatori.

- Non siamo solo noi i forti. - si piluccò i pantaloni della tuta.

- Cos'altro è successo? Non hai la faccia soddisfatta di chi ha vinto.

- È solo che...

- ...non ti sembra di esserti impegnato per la vittoria, non è così?

- Come fai a...?

- Sono anni che ti conosco e che gioco con te a pallavolo. - alzò le spalle come se fosse una cosa da niente.

- Comunque hai ragione. Non sono soddisfatto. Pensavo di... poter contribuire di più rispetto a quello che ho fatto.

- Può essere che tu non sia stato al centro per cento. È normale.

- Tu però non sbagli mai un'alzata. - appoggiò il braccio sul finestrino e guardò fuori con le labbra piegate in un broncio.

- Non è vero. Anche io a volte sbaglio. È normale. Pensa a Bokuto: lui cambia il suo modo di giocare in base al suo stato d'animo. In pratica obbliga i suoi compagni a stare sempre allerta.

- Ma io non voglio essere come lui. Io voglio essere sempre al centoventi per cento. - si guardò le mani affranto.

- Dai, riprenditi. Non voglio che tu faccia il muso per la nostra prima vacanza da fidanzati.

- Quindi è quella che siamo? Fidanzati? - i suoi occhi nocciola spuntarono da sotto le dita delle mani.

- Sì. Stiamo insieme. Ufficialmente. - sembrò insicuro per un attimo. - Cioè... io con te mi sono trovato benissimo. Davvero. Mi piaci. Ma se per te...

- Anche tu, Tobio. Mi piaci anche tu.


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