XII

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Entrarono nella mensa con ancora i capelli gocciolanti di acqua. I compagni avevano già iniziato a mangiare, e qualcuno aveva addirittura concluso.

Prese gli unici due posti rimasti liberi, per fortuna loro vicini.

- Allora? - chiese Korai, di fianco a Hinata. - Com'è andato il vostro allenamento?

- La cosa che avranno allenato di più sarà la lingua. - commentò Atsumu.

- Se anche fosse? - replicò Kageyama.

- Se anche fosse... spiegherebbe i segni che Hinata ha sul collo. - il ragazzo di rilassò sullo schienale della sedia.

Shoyo coprì con la mano il collo.

Atsumu ridacchiò divertito.

- Miya, mi è sembrato che tu e Sakusa vi siate attardati nella camerata, prima. Avete anche voi fatto esercizio? - proseguì Tobio.

Fu il turno dell'altro ad arrossire. Sakusa era già andato a prepararsi per dormire, quindi non aveva sentito.

- A quanto pare sì. Io ho finito. - Kageyama si alzò dal tavolo e si voltò verso l'uscita.

Atsumu si rivolse a Hinata. - Tu uno meno stronzo non potevi proprio trovarlo, eh?



Tutti i giocatori erano scesi nel salone per il momento ricreativo, ma Hinata si era dovuto attardare per sistemare le sue cose.

- Sho. - Kageyama entrò nella stanza e si sedette sul futon del compagno. - Scusa per i segni. Non... non mi ero reso conto.

- Non fa niente. Anche io me ne sono accorto solo dopo. - si mise comodo anche lui. - Però non è un problema. La gente saprà di chi sono.

- Tutto mio. Sei mio. - lo abbracciò con forza e amore.

- Sì, Tobio. Sono tutto tuo. - affondò la faccia nel suo petto.

- Ehi. - lo baciò, poi sorrise. - Ti amo da morire.

- Sei... così dolce, ultimamente.

- Ti... ti dispiace? - domandò.

- Affatto. - si mise a cavalcioni sopra di lui e lo baciò.

- Non dovremmo passare qui tutto il tempo. Ci prenderanno in giro per l'eternità.

- Chi se ne frega. Ci sono io. Ci sei tu. Ci siamo noi.


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