Lucius Malfoy stava urlando.
Sembrava un'esibizione del tutto priva di stile per qualcuno che si vantava della propria superiorità sociale, ma Hermione era contenta del baccano. Malgrado il fatto profondamente inquietante di trovarsi in completo accordo con il patriarca dei Malfoy, c'era una sorta di profondo sollievo nell'ascoltare qualcuno che esprimeva il proprio sdegno in modo così eclatante. Hermione non aveva ancora superato la silenziosa, incredula disperazione.
Per lei, uno sfogo sarebbe arrivato più tardi, ne era certa. Ma a quel punto la seduta sarebbe stata aggiornata ormai da tempo e le sue rimostranze sarebbero cadute nel dimenticatoio del Ministro. Probabilmente si sarebbe pentita di non aver colto l'occasione per dire la sua, ma i pochi istanti in cui era riuscita a distogliere lo sguardo dalla pergamena che aveva tra le mani erano più che sufficienti per riconoscere l'espressione accuratamente vuota che si leggeva sui lineamenti di Kingsley. Stava tenendo una masterclass nell'assecondare i capricci di un uomo adulto. Nulla di ciò che qualcuno dei presenti avesse da dire lo avrebbe fatto vacillare.
L'unghia del pollice di Hermione si infilò ancora una volta nello strappo vicino all'angolo in alto a sinistra della pagina che teneva in mano, strappo che si era formato verso le due di quella mattina, poche ore dopo la consegna della lettera da parte di un gufo certificato. Nel frattempo, il continuo agitarsi delle sue dita aveva fatto progredire lo strappo quasi fino all'intestazione del foglio. Nel giro di pochi minuti, sulla pagina ci sarebbe stata una scissione irreparabile tra il Ministero e la Magia.
Ironico, visto che le parole sulla pergamena parlavano di creare legami anziché romperli.
Hermione impiegò alcuni secondi per registrare l'improvviso silenzio nella stanza, e guardò di lato in tempo per vedere Lucius crollare sulla sedia accanto alla moglie. Narcissa Malfoy era seduta dritta, con gli occhi fissi davanti a sé, come se fosse intenzionata a recepire il meno possibile di ciò che la circondava.
Kingsley rimase immobile per diversi secondi, scanditi dal silenzioso ticchettio di un orologio d'oro sulla sua gigantesca scrivania. Sembrava che stesse aspettando una nuova raffica di lamentele, ma quando non ne arrivò nessuna, parlò.
«Apprezzo le sue preoccupazioni, Lucius», esordì, con le mani comodamente strette al centro, «ma come sa, le clausole della legislazione sono chiare: suo figlio è stato destinato a sposare la signorina Granger, e lo farà qualora non desideri tornare ad Azkaban.»
Il suono del nome della prigione pronunciato dal profondo baritono di Kinsgley sembrò risuonare direttamente verso il più giovane dei Malfoy. Si agitò sulla sedia, il primo segno di vita da quando era entrato nella stanza cinque minuti prima.
Hermione non aveva idea di cosa aspettarsi quando aveva ricevuto una seconda lettera, questa volta scritta su carta intestata dei Malfoy invece che del Ministero, in cui si richiedeva la sua presenza per un incontro del mattino seguente. Era stata troppo presa dall'idea di essere costretta a sposarsi con Draco Malfoy per considerare il fatto che lui sarebbe stato altrettanto contrariato dall'idea di sposare lei. Era rimasta sorpresa dal fatto che i Malfoy fossero riusciti a ottenere un incontro privato con il Ministro con così poco preavviso, ma data l'intensità del disappunto di Lucius, forse Kingsley aveva scelto la via della minor resistenza ascoltandolo senza indugi.
«Questo ordine è una farsa», sibilò Lucius. «Ci era stato detto che gli accoppiamenti si sarebbero basati sulla compatibilità magica. »
«E così è», ribatté Kingsley.
Draco sbuffò.
Un lampo di indignazione squarciò il gelido sconforto che Hermione provò nel sentire quel rumore. Di tutte le migliaia di persone con cui avrebbe potuto essere in coppia, doveva essere qualcuno che la riteneva inferiore. Era tentata di essere grata per quell'abbinamento solo per fargli un dispetto.
Anche se non aveva più sentito parlare di Malfoy da quando era stato rilasciato da Azkaban, non appena lo aveva visto quella mattina, aveva capito che nulla era cambiato in lui. Nonostante si trovassero lì riuniti per discutere una decisione che avrebbe cambiato l'intero corso delle loro vite, il suo sguardo aveva sfiorato la sedia su cui lei sedeva come se fosse vuota. L'unica prova che era cosciente della sua presenza era l'atteggiamento altezzoso delle sue spalle, il lieve accenno di disprezzo sulle sue labbra. E sebbene ora fossero seduti abbastanza vicini perché le loro braccia quasi si toccassero, tutto ciò che riusciva a percepire era un velo di arrogante indifferenza anziché il calore di un corpo umano vero e proprio a lei vicino.
«Kingsley», iniziò allora, con la voce roca per il lungo silenzio. «Sicuramente la compatibilità è a spettro. Ci devono per forza essere altri accoppiamenti adatti.»
«Adatti, sì», concordò lui. «Ma non ideali. Stiamo parlando del destino del mondo dei maghi, Hermione, e devono essere fatti sacrifici individuali per il bene comune.»
Lei si irrigidì sentendo quella frase, ma lui continuò. «Stiamo chiedendo a tutti i cittadini idonei di sacrificarsi per il bene delle generazioni future.»
«Sacrificarsi?» Hermione ripeté incredula. «Ho dato tutta la mia infanzia per la guerra, e questo non è stato abbastanza? Avete bisogno anche del resto della mia vita?»
«Hai dato la tua infanzia», ironizzò Malfoy con un ghigno. «Merlino, risparmiami.»
«E la tua è stata rubata», scattò lei. «Hai già scontato una condanna per i tuoi crimini. Sei così impaziente di averne un'altra?»
«Dipende», disse lui. «Ti riferisci al fatto di essere sposato con te o di tornare in prigione? »
«Entrambe le cose», sbottò lei.
«Ottima osservazione», disse lui con un sorrisetto.
Hermione sgranò gli occhi e si voltò verso il Ministro. «Questa è una sentenza assurda, Kingsley, voglio dire... »
«Vent'anni... »
«È la condanna per un omicidio», si lamentò lei.
«Forse allora potresti uccidermi e fare un favore a entrambi», propose Malfoy.
«Non lo escludo! », gridò lei.
«Questa non è una negoziazione!» Kingsley sbottò all'improvviso. Hermione sentì il mento contrarsi per la sorpresa. Lui continuò a voce più bassa, ma il tono non era meno severo. «Ti sposerai o passerai vent'anni ad Azkaban. Non ci sono alternative.»
Kingsley guardò ognuno di loro a turno, ma nessuno parlò. Il grave peso della disperazione scivolò di nuovo nelle viscere di Hermione quando il Ministro abbassò di nuovo lo sguardo sulla legislazione di fronte a lui.
«Ora», proseguì, «abbiamo tenuto conto del fatto che molti matrimoni avranno come protagonisti degli estranei. Per questo motivo, dopo la cerimonia disporrete di due settimane per fare conoscenza prima di essere obbligati a consumare la vostra unione...»
«Tutto ciò è assolutamente disgustoso», sbottò Malfoy, che per la prima volta sembrava davvero arrabbiato. Hermione lo guardò mentre si alzava in piedi e usciva infuriato dalla stanza.
Le fece male.
Non avrebbe dovuto - sapeva cosa lui pensava di lei - ma lo fece.
Hermione non avrebbe mai immaginato un futuro in cui si sarebbe ritrovata a sposare qualcuno che era disgustato da lei ma, due giorni dopo, andò precisamente così.
Angolino:
Lo so, non ho ancora finito di tradurre la serie di LovesBitca8, eppure mi occupo anche di questa!
Abbiate pazienza con me, l'ho letta la sera del mio post-operatorio e me ne sono innamorata, è carina carina, non lunga, SLOW BURN e SMUT q.b.... come potevo aspettare?
Dedico la traduzione alla mia amica e Beta di storia, SLLowely, per gli amici Lu (nonostante lei continui a ripetermi che non sono un Corvo ma un Tasso)... TVB, ma questo già lo sai!
A presto,
AnnaLeaf81
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Ten out of Ten | TRADUZIONE
Fanfiction"Su una scala da uno a dieci, quanto ti sentiresti a tuo agio con me fisicamente?", le chiese. "Zero". Le labbra di Hermione si arricciarono per il fastidio, perché avrebbe dovuto prevederlo. Era affascinante che la portata della sua stronzaggine po...