Capitolo 4: Giorno 2

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Hermione si svegliò il giorno seguente con un terribile torcicollo. Si era addormentata sul pavimento della sua camera nelle prime ore del mattino, circondata da testi di riferimento e da una copia della legge sul matrimonio. Nonostante la pagina fosse ricoperta di appunti e diverse parti fossero sottolineate ed evidenziate, non aveva fatto molti progressi nello scoprire una scappatoia che li avrebbe svincolati dall'accordo. L'ultima volta che il Governo Magico Britannico aveva istituito un Decreto di questo tipo era stato dopo che la peste nera aveva ridotto pericolosamente la popolazione. Ma i registri di quell'epoca erano tristemente noti per le loro lacune, e non era riuscita a trovare un solo caso di coppie che avessero rifiutato le unioni che il Ministero aveva loro imposto. L'Amministrazione di Kingsley aveva fatto un buon lavoro per renderlo inattaccabile, maledizione a lui.

Hermione era stata in gran parte favorevole alle dure misure adottate dal Ministero per stroncare ogni residuo di agitazione sulla scia della caduta di Voldemort, compresa la condanna ad Azkaban di persone come Malfoy, senza tener conto del fatto che aveva preso il Marchio sotto costrizione e che aveva commesso crimini gravi solo sotto minaccia. Ma in verità, non si era mai aspettata qualcosa di così ampio respiro. Era fermamente contraria a un controllo così aggressivo sulle scelte e sulla vita della popolazione magica, anche se questa rischiava un ulteriore declino.

Da anni si vociferava di un qualche tipo di legislazione per affrontare il problema della natalità, ma Hermione aveva pensato che si trattasse di incentivi finanziari per le coppie che volevano avere più figli. Forse buoni per l'acquisto di un alloggio per i novelli sposi. Pozioni per la fertilità sovvenzionate dal governo in ogni negozio di pozioni.

Invece no, erano passati direttamente al matrimonio e alla riproduzione forzata per tutti i single. Sebbene Hermione non apprezzasse il paragone che Malfoy aveva fatto la sera prima con la schiavitù degli elfi domestici, non poteva negare che ci fossero delle somiglianze: erano legati contro la loro volontà a commettere gli atti voluti dai loro legislatori sotto la minaccia di una punizione. Sotto la severa luce del giorno, era difficile vedere la differenza.

Sentendosi completamente scoraggiata, Hermione si trascinò in cucina. Questa volta non si lasciò ingannare dalla porta chiusa di Malfoy, che infatti era seduto sulla stessa sedia di ieri con il frullatore di sua madre smontato sul tavolo davanti a lui. Notò che oggi aveva rinunciato alla vestaglia e indossava semplicemente una camicia bianca e dei semplici pantaloni neri.

«Non hai niente di meglio da fare nel tuo tempo?» chiese Hermione al posto salutarlo.

«Per esempio?» scattò lui, evidentemente ancora irritato per la lite della sera prima.

Hermione si mise a prepararsi una ciotola di cereali. Per quanto fosse bizzarro conversare con Malfoy nella sua cucina, e averlo in casa sua, ricordava stranamente la vasta parte della sua vita in cui lo aveva visto ogni singolo giorno. Era fuori esercizio da qualche anno, ma prima di allora lui era sempre presente ai suoi pasti, nella maggior parte delle sue lezioni, troppo spesso nel suo angolo di biblioteca. In quell'arco di tempo, però, avevano scambiato a malapena più di qualche decina di parole e, con il disprezzo che nessuno dei due riusciva a nascondere dalle loro voci, non era un mistero il perché.

«Avrei pensato che tu facessi ricerche», disse seccamente. «Sicuramente hai accesso a risorse molto migliori delle mie.»

Lui si voltò a guardarla, la confusione prevalse momentaneamente sulla rabbia. «Ricerche su che cosa?»

Il cucchiaio di lei si fermò davanti alla bocca sua aperta. «Oh, non so, decreti matrimoniali, leggi vincolanti, precedenti per un processo di appello? Non ti sembra che tutto questo sia rilevante per te?»

Il volto di Malfoy cadde in un cipiglio a causa del tono rivoltole, ma lei riuscì a intravedere la comprensione che c'era nascosta dietro.

«Ci sarà pure una via d'uscita, no?» proseguì. «Voglio dire, abbiamo due settimane prima...»

Ten out of Ten | TRADUZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora