*Rose* Capitolo 7

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Non so cosa stia succedendo, ma la prima cosa che noto quando mi giro verso il nostro tavolo è Oliver per terra, il naso sanguinante e uno sguardo di sfida ornato da un bianco sorriso sguincio. Quello sguardo è rivolto a Joseph, che è a qualche passo da lui, in piedi, stringe il pugno e i denti, gli occhi ben aperti e fissi sull'avversario in svantaggio che si asciuga il naso con il palmo della mano.
Tom è tra loro, non si intromette, ma ha le gambe a larghezza spalle, in tensione, le braccia appena stese, lo sguardo profondo di Tom passa da uno all'altro. Lara si precipita da Oliver con dei fazzoletti, io sto per andare da Joseph, che si gira appena a guardarmi, un istante e mi fa un leggerissimo, quasi impercettibile "no" con la testa. E ci arrivo subito, Joseph non è uno qualunque, se qualcuno dovesse aver ripreso l'accaduto sarebbe davvero una brutta cosa. Figuriamoci se nel filmato dovesse anche buttarsi tra le sue braccia una ragazza. Capisco, faccio qualche passo indietro,
e vedere la scena due passi più in là me la fa sembrare dipinta, quasi fosse una composizione di un quadro rinascimentale,
Tom al centro a dividere i due sfidanti, la donzella in soccorso. È tutto prende per qualche istante sfumature bizzare.
Appena Lara constata che Oliver si tiene tranquillamente in piedi decidiamo di andarcene, il più tranquillamente e pacificamente possibile, e ad ogni passo gli uomini in nero della sicurity ci seguono con lo sguardo.

"Che sono queste stronzate?!" Ammonisce Tom mentre scendiamo le scale per dirigerci al parcheggio. Io gli cammino vicino, Joseph gli è poco più avanti e Lara e Oliver chiudono il gruppo. Tom guarda avanti e indietro alla ricerca di una risposta da uno dei due, sta per rinunciare all'idea di averne una quando Oliver dimostra di non aver alcuna intenzione di giungere alla resa. " È solo che gli inglesi non hanno senso dell'umorismo" dice forzando una risata che si chiude con qualche colpetto di tosse.
Il passo di Joseph si ferma un attimo per poi riprendere più spedito di prima, "Hey" lo chiamo cercando di rallentarlo appena, per poterlo raggiungere. Si volta, gli occhi e le sopracciglia rilassati in un espressione stanca, mi guarda dal basso, piano, come se fosse talmente rapito dai propri pensieri da non riconoscermi. Quando i suoi occhi arrivano ai miei sono neri, brillanti e profondi come due ossidiane, forza un sorriso e mi tende una mano per cercare la mia.
"Noi andiamo via" dice mentre le nostre dita si intrecciano, ma non riceviamo risposta, quando ci voltiamo gli altri sono rimasti un po' più indietro, "non credo di poter guidare" dice Oliver.
"Shut uuuup!"
Ringhia Joseph, perché secondo i suoi calcoli, a parte lui, noi siamo in 4 con due auto. Lara non guida,e se Oliver non dovesse essere in grado di mettersi al volante l'unico modo per portare via la sua auto da questo infernale luogo di perdizione è che la guidi io. Ricapitolando, "se Oliver sta male Rose non viene a casa con me".
E ha ragione! Ma l'astio verso Oliver spinge Joseph a non essere obiettivo, perché Oliver sta male, perché poco dopo vomita, poi sviene.

Oliver ha ripreso subito i sensi e abbiamo deciso di portarlo al pronto soccorso, dice che sta bene, che è solo l'alcool, ma vogliamo tutti esserne sicuri. Ci dividiamo, Joseph ci fa strada, Lara va con Tom e Oliver, ed io prendo la sua macchina, mi lancia le chiavi, le prendo per il rotto della cuffia, osservo il simbolo sul telecomando e mi viene un colpo, Oliver è venuto con la Porsche, tengo quella chiave in mano e mi ride anche il culo. Joseph mi cammina accanto, i lampioni del parcheggio ci illuminano creando ombre che cambiano e danzano ad ogni passo, io alzo la testa e guardo Joseph indicando le chiavi e la mia faccia dice chiaramente "che figataaaa!". Lui si lascia andare dalla tensione che lo attanaglia solo per un attimo, sorride, "Seguimi e non fare la scema" mi dice con un filo di voce basso, rauco.
Poi si china e mi dà un bacio sulla fronte, sospira mentre si volta per andarsene nella sua auto.

Ed ora sono in macchina, chiudo la coda di auto, lo stereo è spento e il rumore del motore è impercettibile. Viaggio sulle strade lisce e sinuose della periferia inglese, si va verso il centro, e mi sento confusa.
Ho visto un lato di Joseph che non avrei mai immaginato, e la cosa un po' mi disturba, ma ho bisogno mi spieghi come sono andate le cose, cercherò di essere libera da pregiudizi di ogni genere, e non daró per scontato che sia un tipo tranquillo e che questo sia solo un caso isolato solo perché è Joseph, solo perché muoio dalla voglia di stringermi a lui e stare tra le sue braccia.
E poi penso a Oliver, che anche se si comporta da stronzo non credo lo sia davvero, non credo sia cattivo.
Prima alla festa abbiamo parlato, mi ha raccontato del college, del nepotismo e del maschilismo che ancora si respirano acri nell'aria delle confraternite. "Vorrei non averlo fatto Rose, è stato un mio modo stupido per esorcizzare l'essere stato rifiutato da te. Rifiutato dalla donna più seducente che abbia mai conosciuto". Queste sono state le sue parole, e mi sento confusa, nonostante il suo approccio teatrale -che di sincerità ne trasmette sempre poca- , i suoi occhi erano sinceri, in quell'istante era dispiaciuto. "Non avrei mai potuto immaginare che Joseph potesse avere in qualche modo a che fare con te!" ha concluso tristemente.
E cazzo se è assurdo.
"Seducente" mi ripeto, la voce esce in un sussurro che risuona nel silenzio di un auto che profuma di pelle sfarzo e ricchezza.

Arrivo al St Thomas, dopo aver perso gli altri, che ho perso dopo essermi persa nei miei pensieri.
Ha iniziato a piovere da un po', spesse gocce di pioggia tintinnano sull'auto mentre mi tolgo parte dell'abito, sottogonne, veli e tutto ciò che non è indispensabile. Quando scendo di corsa Lara che si trova assieme a Joe e Tom inizia a frugare nella borsa, quando zuppa arrivo davanti a lei mi allunga delle salviette struccanti, e mentre mi strofinò il viso nessuno dice nulla, l'aria è tesa, e c'è silenzio, a parte la pioggia che risuona quasi assordante.
"Senti..." Dice Lara accendendosi una sigaretta " ti ha istigato tutto il tempo, cosa si aspettava?!?" aggiunge mentre lascia uscire una bianca nuvola di fumo dalle labbra vermiglio, " sta bene, non preoccuparti" aggiunge Tom dopo aver ammonito Lara con lo sguardo. "Cos'è successo?" Chiedo a Joe, che appoggiato ad una colonna con le braccia incrociate al petto alza le spalle " C'è che ho fatto il suo gioco." Io rimango a guardarlo mentre strappo la sigaretta dalla mano di Lara e faccio un tiro, per poi spegnerla " non si fuma qui" le dico mentre il mio sguardo e su Joseph ma il suo è perso nella pioggia.
"Sembra che Oliver abbia dato il meglio di sé con una battutina sulla tua paperella, e il tuo bell'imbusto, qui, c'ha visto nero".
Amo il modo che Lara ha di esprimersi, coincisa, chiara, veloce. Ma non ha un minimo di tatto. Joseph guarda Lara alzando entrambe le sopracciglia in un'espressione forzata di stupore poi imprecando qualcosa in inglese va verso la porta scorrevole dell'ospedale iniziando a fare avanti e indietro. " Ma che cazzo Lara!" Le dico tristemente, lei fa spallucce e cerca di essere seria, ma la conosco, e se non fossimo qui, e se non ci fossero i ragazzi, starebbe ridendo e facendo battute al gusto di papero e gelosia.

Dopo qualche ora finalmente Oliver esce dal pronto soccorso, con un occhio che ad intervalli regolari di tempo assume sfumature di colore diverse, ed il naso ben incerottato. Joe gli va incontro sinceramente preoccupato, Oliver lo guarda strizzando appena gli occhi, come se fosse alla ricerca della verità, come se quello sguardo strizzato potesse aiutarlo a constatare la sincera preoccupazione del rivale.
"Volevano trattenermi 24h per assicurarsi che non abbia un trauma cranico, ma lo fanno per prassi, quindi ho firmato per uscire, sto bene, è stato l'alcool" fa una pausa scandendo poi le parole " e non è stato certo quel tuo destro di merda!" sorride a Joseph che ricambia più rilassato, "bevo da ieri sera ininterrottamente, direi che è ora di darci un taglio per un po' ", conclude poi mentre camminano verso il gruppo il sorriso tranquillo di Joseph si spegne quando Oliver si avvicina parlandogli all'orecchio sotto voce.

Io sono in piedi, scalza, stremata da una notte di forti emozioni, infinita per certi aspetti, strana, disorientante, sono rapita dalle loro figure, li vedo avanzare verso di me uno accanto all'altro, e quando entrambi mi rivolgono lo sguardo dall'alto del loro abbondante metro e ottanta sento le ginocchia quasi piegarsi, i loro occhi così diversi, così profondi. Mi sento sopraffatta e sento che le cose, nella mia vita, non fanno altro che complicarsi giorno dopo giorno.

⚠️In Revisione⚠️ UN PIOVOSO AUTUNNO [Joseph Quinn *Parte 2*]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora