Capitolo 9

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"È Carcharoth, Fauci Rosse, il più grande mannaro della storia. Morgoth lo nutrì di sua propria mano con carne viva, e pose il proprio potere su di lui. Rapidamente il lupo crebbe, fino a non poter più entrare in nessuna tana, ma giaceva, enorme e famelico ai piedi del suo signore. Così il fuoco e la furia dell'inferno entrarono in lui, ed egli fu repleto di uno spirito divorante, tormentato, terribile e forte."

Balin (1)


Bilbo aveva le gambe a pezzi, ma si costringeva a correre ancora. Perché finivano per correre sempre?

In quella particolare occasione correvano giù per il versante est delle Montagne Nebbiose, tra rocce e radici sporgenti, che rischiavano di farli ruzzolare a tradimento e senza alcuna pietà, se non stavano bene attenti a dove mettevano i piedi.

La notte, intanto, calava veloce mentre scappavano dai loro inseguitori.

I mannari, leggeri e agili senza nessuno a cavalcarli, con il favore della sorpresa, erano riusciti ad avvicinarsi molto e molto in fretta alla compagnia di Scudodiquercia; di lì a poco li avrebbero raggiunti. Bilbo non vedeva come avrebbero fatto a scamparsela questa volta, e ogni speranza di farcela si dissipò definitivamente in lui quando vide la via arrestarsi di colpo, ai margini di una foresta di pini. Davanti a loro il bosco si interrompeva bruscamente nel nulla.

Nella frenesia della corsa, non si erano accorti di aver imboccato un vicolo cieco, avanzando su uno sperone roccioso che dominava la valle sottostante. E sarebbe stata una vista mozzafiato in altre occasioni, ma quel baratro vertiginoso sotto di loro li aveva messi una volta per tutte in trappola e dopo pochi istanti i loro inseguitori furono tra di loro.

Improvvisamente, Bilbo si ritrovò a fissare il ghigno di un lupo enorme, stava ad un millimetro dal suo naso, poteva addirittura sentire il calore del suo alito - terribilmente fetido - sulla pelle. Lo hobbit lo fissò ad occhi sgranati, mentre la bestia gli ringhiava ad un palmo dal viso, aspettando solo l'ispirazione giusta per sbranarlo. Solamente per un istante, incrociando il suo sguardo ferino, a Bilbo parve di scorgerne l'anima inquieta e sofferente; quelli erano gli occhi di un essere dannato.

Quando il mannaro si decise a scagliarglisi contro, istintivamente, stupendo non poco anche sé stesso, Bilbo gli infilò la spada dritto nel centro della fronte. In realtà lo hobbit non aveva dovuto fare molto, gli era bastato tenere la spada puntata dritta davanti a sé, il lupo ci si era infilzato praticamente da solo, nell'impeto di attaccare. Ma Bilbo non riusciva comunque a credere a quello che aveva appena fatto.

Gli richiese un piccolo sforzo di volontà, ma riuscì a distogliere lo sguardo dalla carcassa del lupo che aveva appena ucciso, solo allora tornò consapevole dei suoi compagni, che attorno a lui lottavano - e avevano la meglio - contro altri mannari; l'avanguardia nemica.

E aveva contribuito anche lui, si era reso utile!

"Forza salite sugli alberi, tutti. Forza sali, Bilbo, sali!" udì urlare Gandalf, che forse lo aveva visto lì, sorridere soddisfatto, e stupidamente imbambolato.

Bilbo avrebbe voluto seguire subito quel consiglio, ma perso com'era realizzò solo in quel momento di dover ancora recuperare la propria spada. Facendo bene attenzione a rimanere a distanza di sicurezza dal corpo privo di vita del mannaro, Bilbo afferrò l'elsa dello spadino, che però non si mosse di un centimetro. Non riusciva più ad estrarlo, si era incastrato!

"Arrivano!" urlò qualcuno, mentre Bilbo sentiva il panico invaderlo.

Cominciò a sudare freddo, che idiota era stato a perdere tempo a quel modo. La sua spada non voleva saperne di liberarsi, ma non voleva lasciarla lì, proprio dopo aver avuto prova di quanto fosse portentosa.

With my bare feet || BagginshieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora