Capitolo 15

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"L'incisione sta ancora lì. Se ci danno il permesso un giorno potrei portarti a vederla, assieme a Gimli magari. 'Qui giace il settimo regno del popolo di Durin. Possa il Cuore della Montagna unire tutti i nani in difesa di questa casa'. Mi sono sentito scoppiare d'orgoglio così tanto a vedere cosa eravamo stati in grado di fare, noi nani, ai nostri tempi d'oro".

Gloin

Il sole illuminava con i suoi ultimi raggi la fredda roccia della Montagna Solitaria, nel punto esatto in cui avrebbe dovuto esserci l'entrata segreta. La porta doveva essere alta un metro e mezzo, e - alla maniera dei nani - costruita in modo da fondersi alla perfezione con la pietra e sembrare parte stessa della Montagna. Se di suddetta porta ci fosse stata traccia.

"Dev'essere qui," ripeté per la milionesima volta Thorin, muovendosi avanti e indietro davanti al muro spoglio, la chiave stretta in mano.

Gli altri nani avevano smesso ormai da un pezzo di tastare, picchiettare, auscultare o prendere a calci la parete. In cuor loro si erano già arresi all'evidenza: lì non c'era un bel niente.

Forse avevano sbagliato qualcosa, forse non erano nel posto giusto, forse avevano mancato il momento e ora il tempo che avevano a disposizione era scaduto. Fatto stava che avevano fatto tutta quella strada, avevano sperato, rischiato di morire più di una volta in modo atroce, tutto per niente. Tutto solo per ritrovarsi davanti ad un vicolo cieco.

Seduto in disparte, Bilbo guardava pensieroso la luce dorata del tramonto farsi strada tra i cumuli di nuvole candidi; uno spettacolo meraviglioso. Rimuginava sul fatto che se Gandalf fosse stato lì avrebbe certamente saputo cosa fare; forse avrebbe risolto tutto con un pochino di magia. Ma nessuno lo aveva ascoltato quando aveva ribadito che secondo lui avrebbero fatto bene ad aspettarlo. "Il raggio risolutivo del Dì di Durin risplenderà sul buco della serratura," recitava intanto tra sé e sé.

Aveva sempre adorato gli indovinelli, ma di quello proprio non riusciva a venire a capo. Non esisteva indovinello al quale non fosse riuscito a dare risposta, non c'era. Nessun dannato rompicapo che fosse rimasto un mistero per lui. Di certo non intendeva cominciare ora a perdere quel primato.

"Cosa ci è sfuggito?" domandò Thorin, ormai al culmine della disperazione. "Cosa ci è sfuggito, Balin?" chiese, quasi implorando, pur sapendo che il vecchio nano, una volta tanto, non aveva una risposta da dargli. E, nonostante lui fosse stato in cima a tutti a non volergli dare retta riguardo lo stregone, a Bilbo face male vederlo così; avrebbe voluto essergli di qualche aiuto o conforto.

Balin si voltò verso il sole che inesorabilmente stava sparendo oltre la linea dell'orizzonte. "Ci siamo persi la luce," sospirò tristemente. "Non c'è più niente da fare, avevamo una sola possibilità. È finita".

Sta' in piedi vicino alla pietra grigia quando picchia il tordo, e l'ultima luce del sole che tramonta nel Giorno di Durin spenderà sul buco della serratura. Tutto lì. Quello era tutto ciò che aveva potuto leggere Elrond, sotto la luce della luna crescente della vigilia di mezza estate, traducendo le rune sulla mappa.

Bilbo aveva la fastidiosa sensazione di essere vicinissimo alla soluzione. L'aveva proprio lì, alla sua portata, eppure gli mancava ancora qualcosa per afferrarla del tutto. Ma cos'era?

Continuando ad arrovellarsi il cervello, guardò il cielo, dove il sole era ormai quasi del tutto sparito ad ovest e la luna già cominciava a fare capolino. L'ultima luna d'autunno.

Fu in quel momento che lo udì, un leggero toc toc provenire dalle sue spalle.

Abbassò la testa di scatto e sobbalzò quando si accorse di essere completamente solo. Intento com'era a cercare di risolvere l'enigma, nemmeno si era accorto che i nani avevano cominciato a ridiscendere il sentiero dal quale erano arrivati. Avevano lasciato lì perfino la mappa, accartocciata a terra a riempirsi di polvere.

With my bare feet || BagginshieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora