Capitolo 13

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"Uscire da un gabinetto! Cosa direbbe Durin se sapesse come ci siamo ridotti?! E no, checché ne dica la gente i nani che escono dal gabinetto non portano affatto fortuna! Anzi, se mai ti capiterà di vedere un nano che sbuca dal tuo cesso, fai attenzione, perché poco ma sicuro quel nano non sarà troppo di buon umore".

Dwalin

Aveva detto di chiamarsi Bard, l'uomo dalla voce rude e il volto severo che aveva acconsentito a dar loro un passaggio fino a Pontelagolungo a bordo della propria chiatta. Non senza richiedere una lauta ricompensa, ovviamente.

A Thorin non piaceva quel tizio, ma sembrava sveglio, questo glielo doveva.

Quando Balin gli aveva raccontato che erano semplici mercanti, provenienti dalle Montagne Blu e in visita dai loro parenti sui Colli Ferrosi, Bard non aveva finto nemmeno per un istante di credere alla loro storia. Aveva alzato scettico un sopracciglio, e aveva lanciato uno sguardo ai barili che aveva pazientemente ripescato uno ad uno dalle acque del Fiume Selva, placide in quel punto.

"Si entra a Pontelagolungo solo con il permesso del Governatore, e il Governatore ha un importante giro d' affari con gli Elfi Silvani. Non metterà in pericolo il proprio guadagno se avete avuto problemi con loro," aveva detto, picchiettando con fare eloquente le dita su una delle sbeccature lasciate sul legno dalle frecce.

"Scommetto che ci sono modi per entrare non visti," aveva azzardato Balin, alquanto sfacciatamente. Era sempre stato eccezionale quando c'erano affari da trattare, ed era sempre stato molto bravo a leggere le persone, anche.

"Per quello vi servirebbe un contrabbandiere," aveva ribattuto il chiattaiolo. A Thorin non era sfuggito il guizzo di furbizia che gli era passato negli occhi; l'intuito di Balin non sbagliava mai.

"Un contrabbandiere saremmo disposti a pagarlo anche il doppio per quel passaggio," aveva insistito il vecchio nano, con il tono di chi sapeva che ormai era fatta.

Bard aveva taciuto a lungo, soppesando con il suo sguardo acuto la compagnia. "Benvenuti a bordo," aveva sentenziato alla fine.

Nonostante fosse ormai mattino inoltrato, una fitta nebbia fluttuava sullo specchio d'acqua gelato di Lago Lungo. L'aria era immobile, fredda, grigia. Bard, tuttavia, faceva strada all'imbarcazione con una certa sicurezza.

Mentre gli altri cercavano di mettere insieme la somma che aveva chiesto loro l'uomo di Esgaroth, Thorin se ne stava appoggiato ad uno dei parapetti con le braccia incrociate, intenzionato a non perderlo d'occhio nemmeno per un istante. Se Bard avesse cercato di fregarli, non si sarebbe lasciato cogliere impreparato.

I suoi sensi però non dovevano essere più quelli di una volta, e il suo cuore fece una capriola per la sorpresa, quando lo hobbit si materializzò accanto a Bard e prese a fare amabilmente conversazione. Era sgattaiolato sotto il suo naso senza che lui se ne accorgesse.

"Sapete quello che fate," osservò Bilbo, a mo' di educato segno d'apprezzamento.

"Sono nato e cresciuto in queste acque," rispose Bard, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.

"Ha famiglia?" chiese lo hobbit.

"Sì, tre figli. Un maschio e due femmine," lanciando questa volta al mezzuomo un'occhiata a metà tra il divertito e la curiosità - occhiata che a Thorin non piacque per niente.

"Ah! Come si chiamano?"

"Sigrid è la più grande. Poi c'è Bain e la piccola Tilda," raccontò Bard, abbassando un po' la guardia. "E tu da dove veni? Non ho mai visto uno come te. Non sembri un nano."

"No, per carità! Non sono un nano!" E Bilbo non poté udirlo, ma Thorin grugnì a quell'accorato diniego. "Sono uno hobbit. La mia casa si trova ad occidente," spiegò. "Molto lontano da qui," aggiunse con nostalgia.

With my bare feet || BagginshieldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora