Key - Capitolo 1

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Le nuvole bianche galleggiavano nell'azzurro sconfinato del cielo mattutino, sporadiche e chiare come uno stormo di cigni che sostano sulle acque quiete di un lago dalla vastità incalcolabile.

Era una giornata limpida, impreziosita dalla calura gradevole tipica del periodo di fine estate, e il ragazzino dodicenne da meno di un mese si godeva la brezza che gli scompigliava il fulvo crine, già di suo piuttosto ingarbugliato.

Seduto su di una panca verde d'acciaio un po' arrugginito, con un'aiuola di fiori dai vari colori alle spalle, era circondato da sentieri alberati che si dipanavano come raggi di una ruota nell'ampio parco, del quale amava l'atmosfera tranquilla e in un certo senso sicura. Come fosse un rifugio in cui ripararsi quando ne sentiva il bisogno.

"Key! Key!"

Udì una vocina femminile, stridula ma estremamente vitale gridare il suo nome, in lontananza.

I suoi occhi furono allietati dalla vista dei due ragazzini che correvano di gran carriera verso di lui, con in mano tre bibite ghiacciate, sul pavimento di terreno piastrellato attorno al quale si estendeva il verde dell'erba.

I suoi amici, con i quali condivideva la sensazione di sicurezza del suo rifugio, e che contribuivano a ravvivarla.

Zampettata fino a calpestare il tappo di qualche soda davanti alla panca sulla quale Key era seduto, la ragazzina dal visetto tondo e roseo, vagamente arrossato sulle guance per il sudore, gli sorrise col cuore a palpebre chiuse.
Poi, gli porse una Fanta gassata all'uva, presa al distributore al margine del viale dal quale proveniva.
Sporgendosi in avanti, i suoi liscissimi e voluminosi capelli candidi precipitarono a cascata fin sotto i suoi fianchi.

"Ti ho preso una bibita, avevi caldo?" gli chiese dolcemente, volgendo i petali di rosa che erano le sue iridi verso di lui.

"Io volevo prenderti un intruglio davvero di qualità, ma invece Abbey ha scelto quella roba per femminucce!" intervenne il ragazzo castano chiaro che la accompagnava, atletico e slanciato, con indosso canottiera e pantaloncini. Sul capo un allegro ciuffetto ribelle svolazzava qua e là nel vento.

"E sentiamo, l'intruglio di qualità sarebbe quel pattume al caramello che hai in mano, Nat?" sbottò lei con aria annoiata.

"Sicuramente la Dr. pepper è anni luce meglio di una Fanta all'uva." declamò, come fosse un dato di fatto incontrovertibile, l'altro.

"Mah, è pattume." puntualizzò la giovane.

"Non osare denigrare il mio nettare, la tua è una bevanda da schifo!"

"Che? Come ti permetti, tu sei una bevanda da schifo!"

Nat alzò un sopracciglio, confuso. "E che vorrebbe dire, scusa...?"

In tutta risposta, Abbey si voltò verso Key, tornando d'un tratto tenera. "A Key piace. Vero, Key?" Chiese, fiduciosa.

Il ragazzo che aveva assistito alla scena con immensa partecipazione, come testimoniava il suo sguardo perso tra le nubi in alto, le concesse un'espressione tra il divertito e l'educato.

"Sì, è buona, dai. Grazie, Abbey." sorrise, deliziando l'amica che ricambiò con vigore.

"Visto?" sbraitò, diretta a Nat.

"Key è solo gentile." la buttò lì lui. "Sentite, perché non andiamo alle giostre, più avanti? Oggi c'è poca folla, siamo nel mezzo della settimana. E poi è agosto." propose subito dopo, pregustando già il giro sulle montagne russe che svettavano ben visibili sopra gli alberi, oltre i due lunghi sentieri alle spalle della panchina di Key, la quale fungeva da vera e propria biforcazione.

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