Key - Capitolo 9

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La recita scolastica era intitolata Key. Una bella coincidenza. Nella trama, una ragazza si trovava davanti a una porta chiusa a chiave, in cui c'era qualcosa a cui teneva profondamente. Solo che non possedeva quella chiave e le toccava cercarne i pezzi attraverso ciò che c'era dietro altre due porte, ai lati della prima.

Era una storia avventurosa e simpatica. Adatta a un pubblico puerile, così come a uno di ragazzi o anche di adulti.

Io interpretavo la coscienza della ragazza, foriera di consigli e portatrice di ragione nei momenti di dubbio. Ma più lei andava avanti, più mi dissipavo, con l'aumentare della sua consapevolezza. Diventavo parte del suo essere, non più concreta.

Alla fine, la protagonista ritrovava i due pezzi della chiave e apriva la porta al centro.

Non lessi mai il copione per intero, perché non riuscii a finire quella recita. Avevo paura di deludere quella ragazza, di non essere all'altezza della fiducia che tutti riponevano in me.

Voi cosa credete che ci fosse dietro quella porta?

Voi cosa credete che ci fosse dietro quella porta?

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Key apre gli occhi.

Dapprima, non vede nulla. Tutto è sfocato e distingue solo un opaco colorito nerastro mentre schiude a intervalli le palpebre stanche.

Quando finalmente riesce a vedere ciò che lo attornia, capisce di trovarsi su una superficie legnosa, rustica, che scricchiola ai suoi movimenti fiacchi nel tentativo di rialzarsi.

Mettendo a fuoco, nota davanti a sé una lunga fila di sedili in pelle di tessuto rosso. Si accorge che sono in ribasso rispetto a lui. Passa una mano sul legno liscio, poi si volta, e vede il larghissimo sipario, anch'esso d'un vermiglio scuro.

È su un palco. Ma anche se i sedili sono vuoti, si sente osservato.

"Eccoti qui, finalmente, Key." una voce simile alla sua, ma dal tono più roco, echeggia alla sua sinistra.

Osservando colui che l'ha interpellato, per poco al ragazzo non manca un battito. Ha i tratti identici ai suoi, ma storpiati dal groviglio di fili ramati da cui è composto il suo corpo, così come i suoi accennati indumenti.

Quella figura misteriosa che gli era sembrato di vedere così tante volte negli ultimi giorni ora gli sta parlando.

"Sto sognando? Chi sei tu?" chiede Key, confuso.

"Possiamo dire che tu stia sognando se vuoi. Lo stai facendo da un bel po', in effetti. Puoi chiamarmi come ti pare, tanto non fa alcuna differenza. Ciò che conta è che tu voglia seguirmi adesso." l'essere si volta e comincia ad avviarsi verso il sipario.

Intuitivamente, il giovane gli affibbia un nome nella sua testa.

Eky.

"Dove stai andando?" chiede, prendendo comunque a seguirlo.

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