Key, Abbey e Nat sono seduti vicini, sulla panchina del Westfield park. Quello che solevano frequentare insieme a Serenity alcuni anni prima.
Il sole illumina i loro volti sorridenti, sbiancando al contempo l'asfalto del pavimento che si estende per tutta la piazzola di sosta, punto di interruzione dei vari viali che compongono quella zona. Gli uccelli si odono cinguettare e cantare tra le fronde degli alberi secolari circostanti, attraversate da stralci di luce provenienti dal cielo terso.
Tutto è tranquillo.
Dopo il suo risveglio, la ferita superficiale di Key è stata medicata da Abbey e Nat con il kit presente nella cucina, e il ragazzo dagli occhi nocciola che aveva chiamato la polizia ha dovuto raccontare loro che si erano solo spaventati perché un loro amico aveva avuto un malore. Così, i tre avevano evitato guai.
Nonostante si senta finalmente libero, però, Key è consapevole che la realtà attuale non è più quella a cui appartiene. Non lo è mai stata.
D'altronde, è stata solo una lunga esperienza onirica o psicologica. Una da cui si sveglierà presto, lo sa, sebbene non abbia idea di cosa troverà una volta che sarà accaduto. È solo certo di cosa non troverà.
Di sicuro non Abbey, Nat e Serenity.
"Key, stai bene, vero?" l'amica gli pone quella domanda almeno per la decima volta.
Lui la fissa per qualche istante.
Seppure sia conscio che quei capelli candidi o quelle iridi rosa non siano realmente le sue, la trova bellissima. Semplicemente per quello che è, per ciò che gli provoca standogli accanto. La bellezza che coglie in Abbey è quella della sua vera essenza, del suo animo sensibile, forse troppo.
"Ci hai fatti proprio preoccupare, amico." soggiunge Nat, donandogli uno dei suoi ghigni estroversi.
E dietro la sua maschera di sicurezza, Key ormai riesce a scrutare tutte le piccole ferite che l'hanno portato a celare così bene ogni debolezza, facendolo apparire più forte di quanto non sia davvero. Anche lui, pensa il ragazzo, è qualcuno che ha bisogno di essere sostenuto ogni tanto, e soprattutto che merita di essere libero come la sensazione che esprime quel suo sorriso così radioso.
"Sì, sto bene, amici. Ora non c'è nulla che non vada." risponde, stringendo le spalle di entrambi sulla panca in cui sono accomodati.
"Pensavo che ricordando tutto, tu..." farfuglia Abbey, sussultando e lasciandosi andare alla sua stretta, il viso affondato nel suo braccio.
"È stato solo un momento, però mi ha fatto bene. Non vi avrei mai abbandonati ancora." sussurra Key, abbracciato ai suoi amici.
Forse, riflette, quella è l'ultima volta che riuscirà a sentire quel calore, il contatto con loro due, il loro odore. Anzi, lo è di certo.
"Ehi, ho un'idea! Andiamo sulla ruota panoramica in fondo al parco! Un bel giretto tutti e tre, come ai vecchi tempi." propone, arzillo, Nat.
"Bella pensata! Che ne dici, Key, ti va?" l'espressione solare della compagna trascina il ragazzo nella sua euforia, influenzandolo emotivamente come sempre.
"Certo." accetta, sereno in volto.
Così, mentre Abbey lo trascina per il polso lungo il viale circondato a destra e a sinistra dalla ricca e profumata vegetazione, Key ammira le schiene dei due compagni e salva ogni loro dettaglio nella sua memoria, in modo da non dimenticarli mai, come una fotografia.
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Key
Short Story[Completa] Il Marionettista appare a tutti coloro che muoiono nel rimpianto, concedendo loro "un secondo tentativo." Key, quasi deceduto da solo in un buio appartamento senza essere riuscito a costruire nulla di particolare, si ritrova nel suo corpo...