Key - Capitolo 5

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"Oggi si torna a scuola! Ahimé, le vacanze sono ormai finite..."

A sottolineare le parole pronunciate da Abbey, una pioggia scrosciante si ostinava a battere incessantemente sull'asfalto del marciapiede dove Key si trovava assieme ai suoi amici, sul silente tragitto per l'edificio scolastico.

Il cielo era plumbeo, gremito di nuvoloni grigi attraverso i quali solo ogni tanto si intravedeva un fugace spicchio di sole a illuminare il mondo.

Ciononostante, i tre compagni erano allegri.

Un senso di dolce nostalgia per quelli che erano già ricordi delle giornate di vacanza passate insieme li riscaldava, in quella rigida giornata di metà settembre. Lo stomaco di Key, come sempre, era punzecchiato da una leggera ansia per il nuovo anno che lo attendeva. Forse l'ultimo insieme ai suoi amici.

Gli ombrelli colorati che lui, Abbey e Nat innalzavano sopra la testa tingevano di chiaro il grigiore circostante e alleggeriva l'atmosfera, infondendo gioia nei loro animi da ragazzini.

"Ci siamo divertiti, eh? Ma continueremo a farlo anche per tutto l'ultimo anno delle medie insieme!" canticchiò Nat, entusiasta, col suo ombrello blu elettrico, da maschi, come aveva asserito lui quando l'aveva comprato quella mattina con gli altri due.

"Di sicuro! E poi andremo tutti allo stesso liceo l'anno prossimo, giusto?" soggiunse Abbey, zelante.

"Ci penseremo quando sarà il momento! Una cosa alla volta." affermò Nat di rimando.

"Certo, dimenticavo che tu riesci a pensare a una sola faccenda al giorno, se non è particolarmente complicata..." lo schernì con aria rassegnata la ragazza.

"Ma fammi il favore, vongola. Non tutti sono genietti secchioni come te, sai?" quell'insulto provocò una reazione rabbiosa in Abbey, che prese a tirare le guance al povero compagno, il quale inutilmente tentava di divincolarsi dalla sua morsa ineluttabile.

Key intervenne a dividere i due scalmanati, sorridendo a entrambi con gran calore e appoggiando i gomiti sulle loro spalle. "Anche se fosse il nostro ultimo anno insieme a scuola, potremmo tranquillamente continuare a essere amici, non trovate? Intanto non pensiamoci e godiamoci i momenti che possiamo prevedere, adesso."

Abbey e Nat restarono un attimo spiazzati da quel suo gesto. Era stato molto spontaneo, coinvolgente. Caldo. Non da lui, di certo. Però, entrambi pensarono che quell'affetto puro, sincero che avvertivano in Key fosse tra le cose più autentiche che conoscessero, e che momenti in cui si apriva in quel modo fossero parte del suo carattere.

Solo molto rari. E preziosi.

Per quel motivo, seppur arrossendo, soprattutto Abbey, tutti e due rivolsero all'amico la più affettuosa delle loro espressioni.

Solo in quell'istante, Key si accorse delle due sagome all'ingresso di casa sua, vicine tra di loro, i visi che quasi si sfioravano.

Chelsea e Serenity.

Per un istante, in realtà, il ragazzo fu sicuro di aver visto i loro volti unirsi in un fugace contatto, prima di staccarsi. La mano della sorella maggiore sfiorò i voluminosi capelli rossi della ragazza di fronte a lei.

Serenity era parte della famiglia, ora che Key ci pensava. Da quando i suoi genitori erano scomparsi in un incidente, quando lui era troppo piccolo per capire, lei c'era sempre stata.

A casa aiutando Chelsea, sua coetanea, con i compiti, o portando quelli che Key da piccolo chiamava regali, ma che erano in realtà cibo e viveri per affiancare il loro sussidio.

Molte volte era rimasta a dormire da loro, e ultimamente spesso lei e sua sorella si erano avvicinate nel modo che il giovane aveva appena avvistato.

A Key, essere parte di quel piccolo gruppo felice, assieme anche a Nat e Abbey, sembrava tutto ciò che realmente contava nel mondo.

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