(Nico)
Decisi di aspettare ancora un po'.
Nella foresta incantata di Tundle Bay poche cose erano illegali, in quelle zone si aggiravano con nonchalance fatine, gnomi e nani, e se ti andava male o ti avvicinavi troppo al regno nero, potevi scontrarti persino con qualche orco. La foresta era una zona neutrale – a detta degli abitanti del villaggio fin troppo caotica – e le battaglie fra creature magiche erano una delle poche cose bandite.
Il regno della Luce le aveva vietate da moltissimi secoli oramai, tuttavia girava voce che in quello delle Ombre si svolgessero ancora tornei clandestini e la foresta di Tundle Bay, che era a metà e metà, aveva preso l'abitudine di imitare i peggiori difetti dei due regni.
La notte di luna nuova era il miglior momento per i clandestini per ritrovarsi nel bosco attorno a quell'enorme quercia piegata ad S e dare sfogo ai loro istinti. Per quanto gli Elfi dicessero che gli umani fossero crudeli, persino la cattiveria della mia razza a volte mi faceva rabbrividire.
In quelle notti dalla foresta si levavano ululati, ringhi e risate sinistre. La caccia delle bestie magiche era una pratica ancora in uso per i nani, i quali erano i maggiori contendenti a quelle gare; catturavano cuccioli ancora indifesi, li addestravano e li facevano combattere all'ultimo sangue in cambio di denaro. I premi erano vari e, se ti andava bene, a volte ti portavi a casa un bel gruzzolo che ti fruttava vari chili di carne fresca.
Nano Yhord aveva appena vinto l'ultima battaglia, il suo shrim – aveva l'aspetto di un lupo ossuto senza denti e artigli, ma la loro coda era lunga, indistruttibile, ricoperta di spine con le quali squarciavano le loro vittime – dava l'idea di aver ancora voglia di combattere.
Il suo avversario era stato un altro nano e la creaturina – una misera fatina – giaceva senza ali a terra, ricoperta di sangue blu.
Nano Yhord alzò il suo calice di idromele e lo tracannò del tutto. Qualcuno ci aveva buttato dentro delle bacche acide e aspettai di vedere se le avrebbe ingoiate. Era un buon metodo per vedere quanto fosse sbronzo.
All'improvviso urlò e sputò tutto a terra, iniziando a ridere con i suoi compari. La zona brulicava di nani e sudditi del regno nero, gli unici ai quali quei giochi piacevano e osservavano con il solo interesse di vedere del sangue. Le guerre erano finite da millenni e quei passatempi mancavano a molti. Se strizzavo gli occhi potevo vedere, sotto i cappucci di velluto, orecchie a punta e ghigni perversi.
Mi aggirai un po' alla larga dallo spiazzo su cui si stavano tenendo i giochi, ancor più dalle botti di idromele che odoravano di zucchero e alcol. L'aria aveva un buon sapore, ma l'erba era ricoperta di sangue di vario colore e solo le creaturine più indifese – quelle che si nascondevano sotto terra – potevano testimoniare quanto quelle notti fossero terrificanti.
Andai ad esaminare i premi di quel giorno. Dentro una grossa gabbia di ferro c'era un jergen. Erano delle bestiole curiose, grosse quanto un tasso piuttosto ciccione, senza testa. Erano creature che vedevano in base alle probabilità e grazie a questo dono erano sopravvissuti per moltissimo tempo. Negli ultimi tempi erano diventati delle macchine per scovare tesori molto ricercati.
«Wow» dissi. «Non si vedevano jergen da anni.»
Avrei voluto avvicinarmi, ma un grosso omone mi tagliò la strada prima che potessi toccare la gabbia. Provò a togliermi il cappuccio dalla testa e scivolai indietro, capendo che dovesse trattarsi di un avvertimento.
«Fila via di qua, ladra» mi intimò. «Se hai fame vai vicino al fiume.»
Pessima idea. Vicino al fiume era pieno di bacche velenose, per non parlare dei kelpie che avevano come hobby l'affogare la gente.
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The king's bird
FantasyNico è una giovane mezz'Elfa che vive nella brughiera inglese, nel territorio protetto degli Elfi, difeso dalla magia antica dell'oracolo. Quand'era piccola la sua famiglia è stata brutalmente uccisa davanti a lei e la sorella, per salvarla, si è tr...