XI

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(Calanthia)

Il re Nergal emise una risata glaciale. Girò lo sguardo dietro di sé. Alle sue spalle, attaccato al muro, c'era un enorme quadro raffigurante la sua famiglia e i due fratelli ancora giovani. Il re della Luce era un Elfo grosso con una appena accennata barba grigia sulle guance, il colletto di pelliccia. Synthia era una donna giovane, i capelli biondi erano legati in un'elegante acconciatura che le lasciava delle ciocche sulle orecchie a punta, il suo vestito era rosso come il sangue. Accanto a loro c'erano due ragazzini, serissimi.

«Sei sempre stato il suo preferito» rimarcò. «Anche se ero il più agile o il più bravo con la spada, nostro padre adorava te. Eri il suo primogenito e disprezzava me perché assomigliavo a nostra madre.»

«Disprezzava nostra madre perché era un mostro e tu volevi somigliarle» semplificò. «Smettila di parlare di loro, me li ricordo e so cosa hanno fatto uno all'altro. Nostra madre adorava i giochi di sangue, amava vedere morire le persone e quando ti ha lasciato il trono non hai interrotto la linea che ha tracciato. Vi piace infondere dolore.»

Lo sguardo di Synthia nel dipinto era distante, maligno e c'era una specie di divario fra i due reali. Senza la pace a tenerli uniti si sarebbero affrontati in una guerra senza precedenti, ne fui certa. Era una fortuna che i due successori, seppur in una silente lotta, avessero scelto la diplomazia.

«Il sangue è divertente» minimizzò Nergal, dando un calcio ad una creaturina di passaggio. «Se avessi passato più tempo in questo regno avresti apprezzato di più questi svaghi. So che mi odi, fratello. Continui a guardarmi dall'alto in basso, tuttavia nemmeno tu sei poi così diverso da loro. Anche tu potresti essere definito il cattivo.»

«Solo perché i nostri rapporti sono difficili non significa che voglio essere tuo nemico. Mi preoccupo per te come un fratello, ma esigo che i nostri regni stiano distanti.»

«Ricordami perché non ti taglio la gola ogni qualvolta superi il confine?» Gli scherzi del re nero non avevano mai a che fare con l'ironia.

Il re della Luce inclinò il capo. «Per furbizia. Questo posso dire che lo sei. Di certo non buono.»

«Come va con la ragazzina? So che sta molto alla tua corte. Della maledizione cosa hai scoperto?» gli chiese subito.

La domanda non gli fece per nulla piacere e si vedeva dal modo in cui cambiò espressione. Se Nergal sapeva dove e cosa facessi significava che avesse mandato delle spie o che qualcuno lo informava di nascosto. In entrambi i casi eravamo in pericolo.

«Lei sta bene, è una ragazza normale, molto vivace e distratta. La sorella non si è fatta più avanti nel periodo in cui è stata a corte, o per lo meno è stata cauta a farsi vedere. Si fa viva in situazioni di stress fisico e psicologico, interagisce con l'ambiente in ogni attimo e la sfrutta per arrivare al mondo reale.»

Nergal si strofinò il mento. «La tua prediletta è un ponte, quindi. Mi domando cosa succederà se si spezzerà. O meglio, quando. Quella bestia è troppo potente. Si stanno alimentando a vicenda. La ragazza la mantiene in vita e l'altra la aiuta. Sono simbionti.»

«Non puoi separarle. Ho fatto le mie ricerche. I Demoni come Celestia sono sanguisughe, si aggrappano per sopravvivenza. Se le separassimo potrebbero morire entrambe.»

«O Celestia diverrebbe molto più potente. La sta trattenendo con il suo corpo. La ragazza è un ostacolo.» Si chinò in avanti. «Perché il prossimo mese non la porti a palazzo? È una ragazza giovane, potrebbe farmi comodo nelle ricerche.»

«No.» Sembrò quasi il latrato di un cane feroce. Pessima mossa. Nergal gli aveva teso una trappola e dal sorrisetto pago che fece sembrò aver ottenuto la sua risposta. «Se è una dama che vuoi posso procurartene altre più educate.»

The king's birdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora