Dormivo sopra Aurelion, con le braccia allungate sul suo petto, in posizione fetale. Avevo il naso pigiato contro la veste e i suoi capelli mi solleticavano la fronte, russava appena e lo sterno si sollevava piano, a ritmo del suo dolce sonno. Ancora vestiti, dormivamo stesi sul letto, tra le piume dei cuscini distrutti e quelli sopravvissuti in un campo di guerra.
Venni svegliata da un rumore sordo e sobbalzai, cadendo dalle nuvole. Il mio cervello partì a rallentatore e ci volle un po' prima di capire che i rumori fossero dei passi che si stessero avvicinando alle stanze del re.
Ancora imbambolata, vidi la porta spalancarsi con audacia e sbattere ai muri. Aurelion si svegliò di soprassalto e saltò a sedere, allungando la mano per afferrare la spada. Nergal allargò le braccia e ci fece un enorme sorriso, fresco come una rosa.
Era poco più dell'alba, il sole era appena sorto oltre le montagne e persino a quell'ora faceva leggermente caldo. Avevo dormito pochissime ore e, nonostante l'altro re avesse passato una medesima notte in bianco, il suo entusiasmo era stretto.
Calanthia arrivò dietro di lui, insieme ad un cavaliere e a Fannel, la quale aveva i capelli scombinati e delle pesanti occhiaie. Si reggeva in piedi a malapena. La nobile aveva la faccia rossa di furia e stringeva la gonfia gonna come se volesse trattenersi di stringere le dita attorno al collo del re nero.
«Buongiorno!» esultò Nergal. «Il sole è sorto sulla vostra nuova regina! Siete in gran forma.»
«Perdonateci, abbiamo provato a trattenere il suo... spirito!» si difese Calanthia. «Sei un gran cafone, Nergal. Sei entrato senza bussare, non hai alcun contegno.»
Nergal si osservò in giro e le sue labbra si aprirono leggermente vedendo i cuscini a terra, squarciati, e le coperte sfatte. Pensai volesse scherzare un po', al contrario i suoi occhi scintillarono di nervosismo.
Mi pulii la faccia con una manata, cercando di nascondere la saliva sul mento. «Mi fanno malissimo le gambe, sei stato rude» borbottai al re.
«Contesto, per favore» sibilò attento Nergal.
Aurelion alzò gli occhi. «Abbiamo solo giocato.»
«Oh, ci scommetto» scimmiottò.
«Giocato con i cuscini» replicò deciso il re. «Io e Nico abbiamo avuto un'accesa discussione ieri sera, nulla a cui il tuo ego debba porre rimedio e ha avuto la brillante idea di colpirmi con i cuscini. Sarai contento di sapere che è tutto a posto.»
Calanthia mi fece un segno che non interpretai e Aurelion mi sistemò la spallina del vestito quasi del tutto spiegazzato.
Nergal si guardò intorno. «Celestia? Oh, mia dolcissima Celestia, dove sei?» la chiamò e nella stanza piombò un silenzio gelido.
Prima di allora nessuno dei reali, o almeno chi ne fosse stato a conoscenza, aveva mai osato interagire direttamente con lei, ancor meno Cel pretendeva di avere valide conversazioni. La sua lista era divisa in due, i buoni e i cattivi. Con tutte le probabilità, Aurelion e Calanthia li aveva messi nella lista nera per via del loro incantesimo e mi domandai in quale avesse spinto Nergal. Non aveva mai osato muovere un vero passo contro di me, sentivo il suo risentimento, e mi preoccupai se Celestia sapesse distinguere queste cose.
Lei apparve dietro una colonna, secca come un giunco. Senza dirlo a nessuno ebbi un piccolo sussulto: in poche ore i suoi muscoli parevano essersi asciugati ed era diventata più piccola.
«Oh, eccola lì! Su, Celestia, fammi un bel sorriso!» la canzonò freddo il re nero.
Si coprì la faccia con entrambe le mani e pianse. "Auuun!" ululò disperata, sapendo bene che la stesse prendendo in giro.
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The king's bird
FantasyNico è una giovane mezz'Elfa che vive nella brughiera inglese, nel territorio protetto degli Elfi, difeso dalla magia antica dell'oracolo. Quand'era piccola la sua famiglia è stata brutalmente uccisa davanti a lei e la sorella, per salvarla, si è tr...