VII

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(Ahdeniel)

Calanthia aspettò che il fratello chiudesse la porta dietro di sé per emettere un lungo sospiro di sollievo. Nergal era quel genere di persona che ti faceva sentire sotto processo, quasi avessi sterminato un'intera razza. Era capace di far peccare un sacerdote con le sue parole e temevo il suo carisma molto più del suo potere.

Rines scivolò alla porta e controllò che fossimo soli. Il palazzo brulicava di gente, specie a quell'ora luminosa, e nei giardini si sentivano urletti eccitati e risatine. Senza la presenza dei reali delle Ombre mi sentii improvvisamente più tranquilla e felice, rendendomi conto solo allora che fossi a palazzo e che il re avesse deciso di difendere proprio me.

Gongolai rumorosamente e per sviare l'attenzione corsi alle finestre per osservare Nergal montare a cavallo. Si sistemò il lungo mantello viola sulla schiena e partì al galoppo, ignorando le dolci ninfe che gli stavano mandando dei baci dalla fontana principale. Ahdeniel galoppava al suo fianco, mai avanti.

«Come intendi risolvere questa situazione?» lo interrogò Calanthia preoccupata.

Il re si risvegliò dai suoi pensieri. «L'ho già risolta, Nico resterà con me.»

«Vi servirà una scusa decente» lo prese in giro a bassa voce Rines.

Si accomodò su una sedia e si versò un bicchiere colmo di idromele, sorseggiandolo per dimenticare l'appena conclusa assemblea. Dovevo ancora digerire le ultime informazioni e capire come avrei dovuto dirlo a mio zio, di certo avrebbe fatto domande scomode e avrebbe preteso risposte convincenti da parte mia: ero scomparsa per molte ore e avrei passato molto tempo a palazzo.

Guardai Rines e lui mi ignorò, eclissando la mia presenza dalla sua vita. Mi accontentai. Aveva appoggiato il suo re durante i voti, tuttavia sapevo che nutriva più rispetto verso Aurelion anziché pietà verso i miei confronti. Se il re si fosse schierato contro di me sarebbe stato il primo a tagliarmi la gola.

«Aurelion, ti prego» lo sminuì la sorella. «Non puoi invitare una ragazza a corte e tenerla per te, i sudditi inizieranno a chiacchierare e penseranno...»

«Sciocchezze» brontolò lui con le guance rosse. «Starà qui per il tempo che serve e la controllerò da me, non intendo tenerla come accompagnatrice. Spiegherò alla sua famiglia che le hanno offerto un lavoro a corte e gradirei testare le sue abilità da maniscalco. È un fabbro, può esserci utile.»

«So usare benissimo le mani» commentai.

Rines allungò le labbra e Calanthia alzò una mano, pregandomi di non parlare. «Così non ci aiuti, cara» mugghiò.

Girovagai un po' nell'ampia sala, sfogliai alcuni libri e li lasciai discutere su cosa fosse opportuno fare. Furono d'accordo nel dire che avessi bisogno di essere controllata, almeno durante il giorno, solo che il re non aveva alcuna intenzione di perdere troppo tempo dietro una ragazza, Calanthia gli suggeriva di trovarmi un passatempo e Rines di mandarmi a pulire le stalle.

«Potrei allenare i cavalieri» proposi.

«Ti ho detto di no» ribadì il re. «Non entrerai nella guardia reale. Anche in allenamento Celestia potrebbe scambiarlo per un vero attacco e uscire allo scoperto. Nessuno nell'esercito sa chi sei, hanno visto lei, non te. Solo i presenti sanno la tua identità e ti consiglio di proteggere la tua libertà dato che se dovessi finire, anche solo per errore, nei territori di mio fratello, sarai soggetta alla sua politica.»

Aprii la bocca, volendogli spiegare che sarei molto utile ai ranghi, mio padre mi aveva addestrata seguendo i metodi del Nido. Mia sorella Celestia era stata una ragazza snella, senza muscoli, assomigliava a nostra madre, mentre per tutta la famiglia io avevo ereditato la forza di papà. Avevo le braccia forti, le gambe resistenti. Sapevo di essere gran lunga superiore a molti soldati, persino disarmata.

The king's birdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora