Draco fumava una sigaretta affacciato alla finestra. Sentiva il fumo entrare nei suoi polmoni, grattandogli la gola, ma si chiese perché sentiva quel prurito, non gli era mai capitato.
Guardava il panorama, delle case con delle finestre illuminate, dove dei babbani guardavano degli schermi, altri che parlavano, il che era molto strano per l'orario.
E mentre guardava quei due babbani fare l'amore, ripensava a quello che era successo quella sera.
Era infuriato, talmente tanto da prendere il primo oggetto più vicino e lanciarlo con rabbia sul pavimento, talmente tanto da tirare pugni sulle ante dell'armadio fino a sfondarle, da buttare giù tutte le coperte del letto. Aveva anche paura però, paura di ammettere il motivo per la quale era così tanto arrabbiato.
Il suo letto ancora aveva il profumo di Hermione, le sue labbra lo avevano, il suo corpo lo aveva. In quel momento tutto gli ricordava di lei, delle sue mani leggere che gli carezzavano i capelli ancora disordinati, dei suoi baci incredibili, il suo corpo che aveva toccato e baciato.
Quel contatto che avevano appena avuto gli era piaciuto, eccome se gli era piaciuto, ma sperava tanto che non fosse così. Per questo era arrabbiato, perché avrebbe voluto averla di più quella sera, perché avrebbe voluto spogliarla e guardarla ansimante, toccarla, baciarla.
Era arrabbiato con se stesso però, lei non aveva fatto niente di male, non aveva fatto niente per la quale lui la desiderasse, era solo tutta colpa sua.
E anche se ogni volta che l'avrebbe rivista l'impulso di baciarla sarebbe stato forte, non avrebbe potuto fare niente, lei si sarebbe allontanata sempre di più avendo capito l'errore, e lui l'avrebbe lasciata andare non sentendosi degno di averla.
Sentì una fitta al cuore, era doloroso ammetterlo, ma ora tutti i pensieri su di lei, tutti quei pregiudizi, erano scomparsi completamente.
Si accorse che Hermione era più uguale a lui di quanto immaginasse, e forse arrivò al punto di pensare che fosse migliore di lui.
Era migliore di lui, era più coraggiosa, più impavida, lui chi era invece in confronto a lei? Non era nulla, ma nonostante ciò la desiderava sapendo di non poterla avere.
Posò lo sguardo sul letto, i cuscini ancora avevano la forma della sua testa e allora tutto ricominciò a riflettersi nella sua testa, dal bacio caldo, alla sua pelle, al suo fiato dolce e al suo tocco morbido. E pensò al suo viso quando era andata via, un viso vuoto, pentito.
Allora la rabbia crebbe, veramente lei lo odiava tanto?"Herm ferma.." Harry prese le mani di Hermione fermandole dal graffiarsi le gambe, la guardò stupito, "ti stai facendo del male"
Hermione non volle più guardarlo, non ce la faceva e non riusciva nemmeno a tirare fuori la verità, ancora aveva il blocco, e l'immagine di lui deluso nella sua testa la tormentava.
"Cosa c'è di così tanto orribile da farti questo?" Le chiese preoccupato.
Allora lei decise che avrebbe detto tutto, che gli avrebbe detto la sola e pura verità, a prescindere da quello che le avrebbe detto lui.
"Ho.. Ho baciato Malfoy" sentì un peso togliersi dal petto, "prima che mi trovassi giù in sala"
Harry la guardò, senza espressione, senza parole. Non riusciva a crederci, la sua mente rifiutava quella verità, la negava del tutto, e non voleva neanche provare a credere che fosse reale.
"Ero andata a ringraziarlo per avermi aiutata ieri con i mangiamorte, e poi non mi ricordo come abbiamo iniziato, ma non è successo nient altro oltre al bacio" spiegò frettolosamente.
Lui rimase in silenzio per qualche minuto, tenendola per le spine, ricapitolando tutto e mettendo ordine alla sua confusione. "Cosa?" Riuscì solo a dire.
"Harry.. ti prego ascoltami-
-Vi siete.. Con Malfoy? Hermione con Malfoy?" Alzò il tono della voce, guardandola allucinato, "ti ha costretta per caso?"
"No.. ma ti prego ascolta quello che ho da dirti..." lo supplicò prendendogli le mani che però lui divise prontamente. "E' stato un errore, lo so, è solo che quando ci siamo baciati.."
"Quando vi siete baciati, cosa? Ti ha detto le solite cazzate per farti cadere ai suoi piedi?!" Si alzò Harry, infuriato come non mai.
Non avrebbe mai immaginato lei e Malfoy insieme, ed era sconvolgente sapere che lei lo aveva baciato pur sapendo chi era, e cosa aveva fatto a loro e al mondo magico.
Hermione si strinse alle spalle, chiudendo gli occhi per il tono alto di voce. "No. Io.. mi sono solo sentita protetta tra le sue braccia, e so che è un errore pensarlo, ma ho desiderato quel contatto"
Harry andò su tutte le furie, "ma sei completamente pazza, Hermione?! Sai chi è Malfoy, e tu ora mi stai dicendo che desideravi baciarlo?" Disse con disgusto.
"Mi avevi detto che non ti saresti arrabbiato, e che saresti rimasto.." Sussurrò con le lacrime agli occhi, non riusciva a sopportare lo sguardo del suo migliore amico così diguastato di lei.
Harry sospirò, "si, e tu mi aveva detto di non sopportare Malfoy" disse guardando altro che non sia Hermione, "scusa ma devo riflettere da solo" cominciò ad andare verso la porta della camera, nemmeno il richiamo colmo di dolore e sensi di colpa di lei lo fermò.
Ora aveva rovinato tutto; era sempre così drammatica, ma in quel momento pensò davvero di averlo perso. E per cosa? Solo per un futile desiderio che le vorticava nella mente da un po', un desiderio avverato ma sbagliato seppur talmente tanto folle da far venire la pelle d'oca. E ora, per colpa di quel suo desiderio, aveva rovinato tutto con Harry.
Si chiese cosa avrebbe fatto il giorno seguente, come lui l'avrebbe guardata, se l'avesse detto a tutti imbarazzandola e facendola sentire una poco di buono, se avesse fatto completamente finta di niente parlandole comunque per completare i loro piani, o se l'avrebbe direttamente ignorata per il resto dei suoi giorni.
Il suo pensiero di essere sporca e stupida crebbe, crebbe talmente tanto da farle scivolare delle lacrime sul volto, da farla arrabbiare con se stessa: era consapevole del fatto che Harry non aveva fatto niente di sbagliato, che era solo colpa sua, e per questo non ebbe niente contro di lui, più che altro contro se stessa.
Si grattò ancora le braccia e il collo, ripassando i segni che si era lasciata prima, aprendo dei piccoli graffi e facendo saltare tutti i punti sulla sua tortura di Bellatrix. Il letto si cosparse di sangue, ma il dolore che la fece piegare in due non era per questo, anzi, le sembrava che tutti i peccati di quella sera le scivolassero via. Il dolore che provava più di tutti era quello per se stessa: non si riconosceva, non sapeva più chi diamine era.
Dov'era finita Hermione Granger, quella Hermione Granger concentrata sui suoi passi, senza perdere il filo della strada, senza inciampare o farsi distrarre nemmeno da un filo di vento.
Chi stava diventando? Aveva pensato molte volte a come la guerra avrebbe potuto cambiarla, ma mai in quel modo.
Forse aveva tenuto quel desiderio solo perché le serviva una distrazione che fosse quasi sicuramente efficace al centro per cento, forse sotto sotto c'era un perché a quella sua fantasia, al fatto che si era toccata pensando a lui, alla sensazione di estrema protezione quando era sotto le sue braccia e i suoi baci, riscaldata dal suo respiro, e ammirata dai suoi occhi trasparenti.
Ma ogni dannata volta non ne trovava uno di motivo.
Era solo e soltanto impulso, desiderio, voglia, brama di lui che, in quel momento, soli nella stanza, sembrava pronto e perfetto per lei in quei suoi vestiti leggeri, sotto quei capelli spettinati e profumati. Le sue mani grandi e forti sembravano volerla, modellate perfettamente su misura delle sue forme, e le sue labbra.. Dio, le sue labbra non sapeva descriverle, per non parlare della sua lunghezza che era riuscita a sentire spingerle sul ventre, che sembrava modestamente vigorosa, molto vigorosa, parecchio.
Ma non doveva pensare a questo, non doveva farsi trascinare ancora una volta, doveva pensare subito a un rimedio per sistemare le cose con Harry, dopo aver cercato di calmarsi quella sera, e poi forse avrebbe cercato di ragionare sul motivo delle sue azioni, delle loro azioni.

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Veleno; Dramione
RomanceEra entrato in lei come un veleno, e lo sapeva, scorreva nelle sue vene intrappolandola in una gabbia; era diventato letale per lei, così talmente assorbito nelle sue ossa che ormai la sua vita dipendeva da lui. Ma lei.. lei gli era entrata nell'ani...