𝗶𝗻 𝗮𝗻𝗼𝘁𝗵𝗲𝗿 𝗹𝗶𝗳𝗲 (𝟮)

238 6 0
                                    

Passano tre settimane da quel giorno.

Hinata mi aspetta sempre fuori dalla palestra, dietro alle macchinette, in attesa che finisca gli allenamenti.

Da quel che ho capito, soltanto io posso vederlo.

Anche se è in forma umana.

È il mio angelo, la sua energia è rivolta solo verso di me.

Sta seduto su un'altalena quando lo raggiungo al parco, ci eravamo accordi che saremmo venuti qui.

Ogni giorno facciamo qualcosa di nuovo, di sconsiderato. Lo porto a mangiare il ramen in centro, a guardare l'acquario, persino a una partita di pallavolo poco distante da Tokyo.

Dondola piano, con i piedi che non toccano terra.

Mi fa un po' sorridere che sia... basso e minuto.

È proprio un bambino.

Poso la borsa della palestra di lato, mi siedo sull'altalena libera in silenzio.

Hinata sa come far parlare le persone, non ci ha messo tanto a capire che l'argomento la morte del nonno mi rende un po' nervoso. Però ci ha avvicinato molto, ecco.

Dormiamo nello stesso letto da qualche giorno. Non tiro fuori più il futon, per quanto dica che gli angeli non dormono, non ci credo.

Ha un sacco di occhiaie, lo sguardo sempre rivolto verso al cielo.

Credo che gli manca... casa sua.

Non dovrebbe essere ancora qui.

«Quando hai detto che dovresti tornare su?»

«Non c'è una data precisa.»

«Ah.»

«Oggi, è un anno che se n'è andato, vero?»

Deglutisco a vuoto.

«Mio nonno è morto dopo l'ultima partita delle scuole medie, ma puoi vederla come vuoi, Hinata.»

«Mi correggo: è un anno che stai cercando di andare avanti grazie alla tua squadra.»

Annuisco con la testa.

«Che cerco qualcosa che non so cos'è.»

«Lo sai, Tobio.»

Mi fa uno strano effetto.

Lui che mi chiama Tobio, quando mi deve riprendere per ricordarmi che cosa sto cercando.

La felicità.

Credo di non essere mai stato felice, neanche in questo ultimo anno.

Solo...

Sono felice con Hinata.

Quando sto con lui, non penso a nulla. È come riuscire a dimenticare il passato, ogni cosa.

Hinata mi fa sentire a casa.

Scosto un sassolino con la scarpa, annuisco ancora.

Vorrei dirlo ad alta voce, ma appena alzo lo sguardo mi rendo conto che non ce n'è bisogno.

Hinata mi legge spesso la mente, è un suo potere. Che cazzo di senso ha... negarlo?

Sto bene, per una volta, con una persona che è irreale. Che non esiste.

Come cazzo ho fatto a cacciarmi in questo guaio?

«Io e te siamo destinati perché siamo simili, è per questo che pensi queste cose.»

Alzo un sopracciglio.

«Io sto bene con te, Hinata. Sono anni che mio nonno non c'è niente, dimmi il motivo per cui sei qui. Gli angeli non... spuntano dal nulla.»

 ☽ 𝗮𝗻𝗶𝗺𝗲 𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗵𝗼𝘁 ʰᵃᶦᵏʸᵘᵘDove le storie prendono vita. Scoprilo ora