Mia cara

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Il ballo era confusionario a causa della musica e del chiacchiericcio emanato dalle persone che non ballavano al centro della stanza. Joseph si sentiva fuori posto ed il fatto che le rime della profezia non gli uscivano dalla mente peggiorava la sua situazione. Ne aveva parlato con le Antichità ma anche loro sembravano dubbiosi di alcune parafrasi, persino il gufo sembrava scervellarsi su problemi che non gli competevano.
Quella sera non c'era nulla che potesse rallegrare il pover'uomo, neanche le bevande che servivano in sala lo aiutarono, nonostante fossero buone. Troppe cose si erano incasinate e tutte assieme, Joseph non sapeva gestire più niente, aveva la pesante sensazione che gli stava scivolando tutto di mano.
I clan, la cura, l'imminente matrimonio di Helen e per di più, Joseph non sapeva se fidarsi davvero di Claus o meno. Neanche poteva avere accanto a lui la sua amica Fiona. Una frustrazione che tentò di alleviare con un sospiro che, tuttavia, non servì a molto. Poco dopo udì la voce dell'uomo all'entrata che discuteva con qualcuno. In parte mosso dalla curiosità e in parte mosso dalla gentilezza, andò a controllare cosa stesse succedendo.
«Sono desolato ma vi ripeto che se non possedete l'invito non posso farvi entrare.» disse l'uomo alla donna di spalle. Callaghan non potè vedere il volto della donzella ma non ne aveva alcun bisogno. Sapeva esattamente chi era, poteva riconoscere quel vestito a miglia di distanza e, quel profumo di lavanda, che gli fece sorgere un sorriso consolatorio sul volto, gli diede la conferma che andava cercando.
«Siete venuta!» esclamò con sollievo mentre Fiona si voltò verso Callaghan, riconoscendone la voce «Oh Joseph!» sorrise sotto una maschera quasi identica a quella dell'uomo.
«Vi è qualche problema?» chiese Callaghan al maggiordomo all'entrata.
«La signorina cercava di entrare con la sua anziana amica, ma non possiede alcun invito» rispose.
«Come vi permettete? Anziana? Vi devono impartire un po' di buone maniere giovanotto sfacciato!» ribbattè la signora Danaway.
«La signorina Robinson e la signora Danaway sono venute accompagnate da me eppure io sono qui e loro non possono entrare.» fece una pausa ma non troppo lunga per permettere al povero uomo di ribattere «Sapete credo che questo evento faccia trapelare un vostro profondo pregiudizio verso le donne.»
«Come? No io...»
«Perché il fatto che due fanciulle abbiano ricevuto il mio stesso invito è una solida prova per la vostra personale avversione al genere femminile, non credete? Cosa ne pensa il signor Cripk, forse è il caso di informarlo?» chiese, questa volta lo lasciò parlare sperando che il suo sproloquio funzionasse.
«No no no. Prego signorine. Perdonatemi per l'equivoco.» lasciò passare le due donne «E vi sia di lezione!» ci tenne a specificare l'anziana signora al maggiordomo nel mentre che Joseph le portò in disparte. Con un sorriso di gioia che non poteva contenere Callaghan prese la mano della giovane fanciulla ma prima che potesse baciarle il dorso, la signora Danaway li interruppe «Giovanotto contegno! Che dio mi aiuti se fate scandalo.» bacchettò con il ventaglio lo stesso braccio che sosteneva la mano di Fiona «Non crediate che con la vostra eleganza e gentilezza io possa passare oltre al vostro comportamento sconsiderato.» disse severamente.
«Cosa intendete?» domandò confuso e curioso il giovane vampiro.
«Non potete invitare una giovane fanciulla, quale Fiona, a eventi di tale importanza, senza uno chaperon che protegga la sua reputazione. Mi sono vista costretta a lasciare la mia comoda abitazione e con essa il dolce tepore del mio camino, perchè non potevo sopportare una gionave donna struggersi per aver dovuto rifiutare un invito per tener salva la sua reputazione. Una cosa di cui voi non tenete conto a quanto vedo.»
Joseph con un sorriso in volto, perché sapeva che alla signora Danaway stava a cuore la giovane Fiona, si girò verso quest'ultima il cui volto era oramai rosso. Sapeva che la signora non avrebbe accettato alcun tipo di scuse, per cui si rivolse alla signora dicendo «Avete profondamente ragione, signora Danaway»
«Certo che ho ragione, cosa credete? Che dica le cose tanto per dirle?» rispose aprendosi il ventaglio e sventolandolo. Una risposta che non fece smettere di sorridere l'uomo che aveva di fronte. Oramai era abituato all'acidità delle sue parole e comprendeva il motivo di tanta ostilità.
«Signora Danaway posso chiedere a Fiona un ballo?»
L'anziana signora osservò attentamente l'uomo per qualche istante, indecisa se dargli il consenso «Vi terrò sott'occhio signor Callaghan. Siete un uomo impulsivo e questo vi rende pericoloso per la mia Fiona.» rispose sottointentendo di aver acconsentito alla sua proposta. Non appena Joseph si avvicinò alla giovane, la signora nel mentre mimò con le labbra una frase che assomigliava a: «Non fate nulla di sconsiderato.» Fiona subito divenne rossa in viso e Callaghan se ne rese conto «Vi sentite bene?»
«Io... si! Non preoccupatevi, vi serve qualcosa?»
«Mi servite voi per un ballo, se acconsentite.» sorrise facendo un lieve inchino e porgendo la mano aspettando la risposta della fanciulla. La giovane lanciò uno sguardo attorno a loro notando solo due persone attente a Joseph e a lei: la cara signora Danaway e una donna affranta guardando Joseph ignaro di tutto. Fiona non voleva risultare egoista agli occhi della sconosciuta, ma non voleva neanche deludere Callaghan. Posò la mano su quella di Joseph che non attese neanche un secondo, gliela strinse e la condusse in mezzo alla sala. «Vi devo rivelare che non so ballare» si confidò Fiona un poco imbarazzata. «Rallegratevi, nemmeno io sono un ballerino.» le portò una mano sul fianco mentre strinse l'altra nella sua. Adagio iniziarono a ballare, passo dopo passo. «Siete più di un ballerino.» disse la giovane ignorando la donna che continuava a guardare l'uomo con cui ballava. «Sono arruginito col tempo, non ballo da un po'.» rispose sorridendo «Nonostante non sappiate ballare, vi muovete piuttosto bene.» continuò l'uomo. Fiona arrossì per il complimento «In tutta verità vi sto calpestando i piedi e non so nemmeno perché non me lo state facendo notare.» ridacchiò nervosamente la fanciulla.
«Non me ne ero accorto.» mentì ma lo fece per vedere il volto di Fiona con un sorriso imbarazzato. Non sapeva bene perché, eppure ogni qualvolta che gli capitava l'opportunità, la coglieva per vedere quella sua espressione. Forse perché la trovava interessante, forse perché gli piaceva, ad ogni modo lo rendeva particolarmente felice vederla. «Siete un pessimo bugiardo.» ridacchiò ma poco dopo tornò seria. «Joseph devo dirvi una cosa...»
«È importante?» chiese sperando che non fosse nulla di tanto serio. «Temo di sì.» affermò la ragazza «Ricordate l'articolo di cui mi avete parlato ieri?» l'uomo deglutì ed annuì «Un incendio in un rifugio, non è vero? Perché lo avete fatto?»
Joseph nel sentire Fiona si sentì colpevole di aver fatto qualcosa di sbagliato. «Invero non si trattava di un rifugio. Claus, l'uomo che a suo tempo mi trasformò, lo aveva usato per nascondere i suoi veri intenti. Le persone che non seguivano le regole venivano uccise ed io... non potevo restare a guardare.» si spiegò Callaghan con tale angoscia come se ne valesse della sua stessa vita.
Fiona gli sfiorò la guancia per tranquillizzarlo e per far comprendere lui che, in lei la sua opinione dall'uomo che aveva dinnanzi a se, non sarebbe mai cambiata. Joseph guardò gli occhi di Fiona pieni di gentilezza, ma quella volta vide qualcos'altro. Un qualcosa che poteva essere speranza o forse tristezza, Callaghan non sapeva tradurre ciò, ma era sicuro di una cosa: non voleva vedere una tale espressione sul suo volto. Senza pensarci la baciò con delicatezza mentre Fiona non resistette. Si sentiva come se finalmente il suo sogno diventasse realtà nonostante alcuni principi morali che le impedivano di realizzarlo. Nel mentre si poteva percepire la signora Danaway nel trattenersi ad urlare e rimproverare i due giovani. Dopo qualche istante si allontanarono un poco dall'altro «Perdonatemi Fiona, non so cosa... vi ho messo a disagio?»
«Non vi preoccupate.» sorrise «Ma dovete sapere che c'è una donna che vi sta guardando.» dunque Callaghan si voltò e vide Helen «andate da quella donna, sebra che abbia bisogno di voi.» Joseph seguì quanto detto dalla fanciulla. Vide Helen andar via dalla sala principale «Helen» la chiamò guardando come le lacrime le stavano solcando le gote. Scappò in una sala adiacente seguita da Joseph «Helen cosa vi prende?»
«Siete un uomo egoista, Joseph Callaghan» proferì con voce tremante senza mai fermarsi.
«Egoista?» chiese l'uomo non capendo.
«Sono anni che aspetto una vostra dichiarazione ed ora, per vostra colpa, sono intrappolata in un matrimonio che non voglio.» si fermò d'improvviso voltandosi e guardando Joseph negli occhi.
«Siete stata voi innumerevoli volte a dirmi che non avrei mai rispecchiato ciò che voi vedete in un uomo ed io sarei un uomo egoista? Mi avete mandato una lettera in cui dichiaravate che saremmo dovuti uscire dal mondo dei sogni, cosa pensavi che avrei potuto fare?» chiese indignato ma si calmò «Se non volevi sposarti con un uomo che non vuoi, avresti dovuto avere il coraggio di dirlo a tuo padre.»
«Mi avrebbe diseredato!»
«Se è amore vero, ad un uomo non importa quanti denari hai nelle tasche o quante proprietà possiede tuo padre. Avresti dovuto saperlo.» concluse Joseph a tono e solo allora si sentirono dei passi avvicinarsi alla sala. «Cara ti cercavo.» disse un uomo che indossava una maschera ispirata al diavolo. Callaghan non aveva bisogno di chiedere all'uomo di toglierla per sapere chi si celava al di sotto. La voce e alcuni tratti del volto bastavano per riconoscerlo da miglia di distanza. «Che ci fai qui.» chiese Joseph stringendo i pugni.
Claus adagio si avvicinò ad Helen posandole una mano sulla spalla «È la festa per me e Helen Cripk.»
«Cosa?» chiese incredulo spalancando gli occhi.
«Vi conoscete?» domandò la donna confusa dal rancore che Joseph stava mostrando al suo futuro marito.
«Si mia cara, lui è... di famiglia.»
«Non osare dichiarare il falso! Non siamo della stessa famiglia e non lo saremo mai.» rispose Callaghan con rabbia senza mai rilassare le mani. Claus si sentì oltraggiato da tale affermazione e rispose a tono «Come osi mancarmi di rispetto? Ti ho donato tutto e ciò che ricevo è solo astio? Vedi di crescere Joseph.»
«Che state dicendo? Fermatevi in nome del cielo. Cosa sta succedendo tra voi?» intervenne Helen cercando di sedare il rancore di quella discussione ma non servì a nulla.
Claus avrebbe voluto rispondere e dire la verità ma avrebbe distrutto il suo piano «Nulla tesoro. Un semplice disguido sorto da blandezze.»
Joseph si stizzì e all'improvviso sentì il dolore dato dal morso, ma resistette per quanto ne era capace. Claus a quel punto si accorse che qualcosa non andava, a partire da delle piccole vene che sorgevano sul collo di un colore verdastro. Con discrezione si avvicinò al giovane uomo posandogli una mano sulla spalla. «Cosa ti succede?» chiese quasi in un bisbiglio.
«Non fate finta che v'interessi. Non ho bisogno del vostro aiuto.» disse a denti serrati.
«D'accordo. Non m'interessa, ma dobbiamo parlare di ciò che hai fatto all'attività. Nobile da parte tua salvare tutti, ma perché distruggere un progetto tanto ambizioso, un progetto in cui tutti avrebbero vinto?» si liberò dalla stretta di Claus ma non rispose. Invece domandò «Tu invece? Che mi dici di Diana? Tua figlia non ha compiuto l'incarico che le hai assegnato e l'hai uccisa?» parlava con tono basso per non farsi ascoltare da Helen che si trovava ancora nella stanza.
«Si l'ho uccisa, ma non per il motivo che credi. Certo non ha portato a termine il compito di tenerti d'occhio per me, ma dopotutto non mi serviva.» sorrise come se il fatto di aver ucciso una donna non lo scalfisse minimamente «Tuo fratello, Joseph? È da ieri che non ricevo sue notizie, cosa è successo?» continuò a sorridere in modo malvagio tanto da dare urto ai nervi di Joseph «Non preoccuparti. Non potrai più sfruttare mio fratello per fare quello che vuoi. Sei caduto davvero in basso Claus, dici di odiare gli umani ma ti piace averli come pedine. Beh adesso basta. Si è allontanato da tutto questo, ed è meglio così.» il dolore pizzicante al collo si fece quasi insopportabile ma svanì quasi all'istante «Un'ultima cosa, Claus.» continuò a denti stretti «Se vuoi che ti appoggi in qualsiasi tuo folle piano, allora non sposare Helen Cripk. Forse lo fai per ottenere soldi e ampliare il tuo potere ma non m'importa. Ti servono finanziamenti? Bene, ma preferisco vendermi al diavolo piuttosto che vedere la mia amica distrutta in un matrimonio senza alcun senso.»
Claus sembrò pensarci seriamente e solo dopo alcuni minuti si decise «È deciso dunque. Io prendo te per non sfruttare lei e suo padre.» allungò la mano per firmare il patto con una stretta di mano, dunque Joseph gliela strinse senza pensarci due volte.
Il dolore tornò facendogli ricordare che doveva andarsene, dunque si avviò all'uscita di quella stanza ma prima di oltrepassare la soglia si voltò verso Helen e pronunciò con amarezza e malinconia «Prenditi cura di te, Helen.»

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