Miele, zucchero e una ciotola

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Joseph come suo solito si trovava a passeggiare per il quartiere facendo attenzione a non camminare troppo alla luce del sole. Come spiegò alla giovane Fiona, ogni vampiro viveva la propria mostruosità in modi differenti. Per Joseph il sole non risultava essere un problema, ma se passava troppo tempo alla sua luce si ritrovava bruciature a causa della sua pelle lattea già molto delicata. A Callaghan baleno subito il pensiero della voce del fratello, quando da fanciullo si divertiva a paragonarlo ad una zucca per via dei suoi capelli. Un gene della famiglia della madre, l'unica cosa che poteva ricordare quella dolce donna. Joseph non la ricordava perfettamente, ma alcuni particolare come i capelli rossi e le lentiggini sul volto lo confortavano, gli davano quasi la sensazione che fosse ancora con lui.
«Qual buon vento signor Callaghan! Ecco prenda questo pane, è appena sfornato!» disse il panettiere che la sera prima aveva indicato a Fiona.
«Grazie Gustav, siete gentile come al solito. Lasciate che vi...» Joseph provò inutilmente a dar lui delle monete ma il panettiere si rifiutava spesso di prenderli.
«Signor Callaghan la vostra generosità è senza eguali. Lasciate quel denaro da parte, o donatelo alla ragazza dall'altro versante della strada.»
Joseph annuì e stava per andare ma il panettiere aggiunse «Ah signor Callaghan!» Joseph si girò «Non ama molto la compagnia degli uomini. Fate attenzione a non spaventarla.»
Callaghan non annuì, ma comprese quanto detto dal panettiere. Si diresse verso l'altro lato della strada alla ricerca della ragazza e, solo dopo essersi inoltrato nel vicolo, vide una figura per conto suo. «Salve» disse Joseph cercando di essere discreto. «Non vi voglio spaventare. Vorrei solo lasciare questi.» si chinò per lasciare il sacchetto e si allontanò di un paio di passi.
Allora la ragazza si accinse ad afferrarlo e a ritornare rapidamente dove si trovava qualche istante prima. «Gentile.» disse solo.
«Se mi permettete signorina, qual'è il vostro nome?» chiese Callaghan curioso di conoscerla, ma la ragazza non rispose. «Mi scusi se l'ho messa in qualche modo a disagio. Spero di rivederla presto.» sorrise anche se la fanciulla non poteva vederlo data la mancanza di luce in quello stretto vicolo. Dopodiché Joseph se ne andò per la sua strada.

Oramai mancavano tre giorni prima del grande evento nella tenuta Cripk. Un ballo che avrebbe avuto un secondo fine: unire due famiglie. Oramai Callaghan si sentiva diviso a metà. Una parte voleva che il suo amore verso Helen venisse ricambiato, ma un'altra parte di sé sapeva che con la mostruosità, il legame con la fanciulla non sarebbe stato altrettanto eterno. Vivere con la consapevolezza che sarebbe morta era troppo per Joseph. Scosse la testa non volendo più pensare a una tale ipotesi.
Doveva concentrarsi su altro, e presto si rammentò dell'attività del fratello. Aiutare le persone non era da Nicolay ma sembrava piuttosto sincero mentre ne parlava. Se mai ci fosse stato qualcosa di losco, non lo avrebbe sperperato tanto facilmente.
Callaghan doveva trovare un modo per far si che potesse entrare nell'attività in modo tranquillo. E fu proprio allora che gli balenò l'idea di accettare la proposta del fratello. Scrisse una lettera e la firmò, la chiuse in una busta senza sigillo e attese che il postino, durante la sua ronda, arrivasse nella zona di Joseph. Recapitò la lettera è si assicurò che fosse consegnata al più presto.
Il postino, convinto grazie al denaro ricevuto, corse diretto verso quella stessa via fangosa che dovette percorrere Joseph solo un paio di giorni addietro. Il postino bussò ripetutamente alla grande e pesante porta di legno e ferro, finché non gli venne aperto dal maggiordomo Lance.
«Desidera?» chiese quest'ultimo.
«Una lettera urgente per il signor Callaghan. Il mittente desidera che la lettera gli arrivi al più presto.» disse il postino porgendo la lettera al maggiordomo. Questo la prese e ringraziò il ragazzo affannato, chiuse la porta e portò la lettera in cima alle scale «Signore una lettera per voi.» disse camminando lungo il corridoio che portava alla stanza di Nicolay.
«Grazie Lance. Posala sul tavolino, le darò un'occhiata dopo aver sistemato queste carte.» Nicolay era in procinto di conteggiare il guadagno della propria attività e di paragonare il risultato ai mesi passati, ma Lance insistette «Signore mi perdoni, ma è importante. Sulla busta è scritto il nome di vostro fratello.»
Nicolay, ascoltando Lance, abbandonò ciò che stava facendo per prendere la lettera e leggerla.

l'Inganno della MegeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora