L'inganno della Megera

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«La fonte...» sussurrò Joseph sollevato. Stava davvero per concludersi un lungo cammino nel buio, per sfociare nella dolce e affascinante normalità che gli mancava profondamente.
«Soren va alla porta e controlla che nessuno disturbi.» disse Cassandra osservando il fratello fare come aveva suggerito.
«Fiona, finalmente sta per finire tutto questo. Quasi non ci credo.» disse Callaghan con un sorriso che influenzò anche la giovane donna la quale gli accarezzò la guancia con delicatezza e amore. «Se non necessitate di me, vi aspetto assieme a Soren.» entrambi annuirono e prima che potesse andare, Joseph le prese il viso tra le mani e la baciò. «A presto amore mio.» disse poggiando la fronte sulla sua.
Fiona sorrise sentendo le dolci parole di Joseph e uscì lasciando che Cassandra si prendesse cura di lui.
Finalmente soli Callaghan si voltò verso l'antico vampiro «Oramai si tratta di pochi istanti e la luna...»
«Si, Joseph. Tra non molto sarai libero. Una libertà che ti è stata negata e che ora ti restituisco.» lo interruppe. Era seria ma ben presto gli sfuggì una risata nasale «Ma prima voglio raccontarti una storia.» sentendo il tono di Cassandra, il giovane vampiro intuì che si sarebbe impadronita del tempo che mancava al massimo picco della luna. Quindi alzò lo sguardo sull'enorme vetrata da cui i raggi di luna sarebbero entrati e proprio allora Cassandra continuò «Quando nasce una stirpe si vive nel caos generato dall'ignoranza, non vi sono leggi che regolano il comportamento ne testi o miti da cui prendere insegnamento. Nasce dunque l'esigenza di trovare un paladino che difenda, guidi e faccia prosperare la stirpe. Che riporti la pace tra i ranghi. Non necessariamente deve trattarsi di un paladino dotato di forza ma di astuzia e lungimiranza.»
«Cosa...» tentò di domandare Joseph, ma Cassandra sovrastò la sua voce «Un paladino che faccia enormi sacrifici per proteggere la sua famiglia e gli altri. Sa signor Callaghan, io per decenni, che dico, secoli ho protetto tutti noi da intemperie a cui nessuno dava il giusto peso.» alzò lievemente il tono della voce con tono irritato. Joseph interpretò le sue parole come un affronto a tutti coloro che non le avevano dato il beneficio del dubbio. «Io ho salvato la famiglia da una catastrofe!» urlò ma in un attimo si ricompose «Ritornando alla storia, signor Callaghan, eoni fa, quando le stirpi erano in subbuglio, mi imbattei in un uomo bisognoso di aiuto e cure. Quell'uomo nonostante lo disprezzassi per il suo aspetto, decisi di portarlo da Soren. Non perché me lo aveva richiesto, non si sarebbe mai abbassato a chiedere cure a nessuno, ma perché sapevo che sarebbe tornato utile ai miei scopi.» Cassandra si stirò con le mani la lunga veste nera concedendo un minuto nel quale far crescere l'interesse in Joseph e ci riuscì. L'antico vampiro alzò lo sguardo sul giovane uomo che esitava a chiedere di continuare a raccontare. «Soren come avete potuto osservare voi stesso, è un eccellente medico. Comprende qualsiasi problema e riesce a inventare miscugli di erbe per aiutare la guarigione. Tuttavia, per quell'uomo non fu così. Mio fratello necessitava di un petalo particolare, un fiore che non nasceva qui nella Bretagna. Devastato dal senso di colpa Soren escogitò un modo per tener salva la vita del pover'uomo: lo morse. Lo sciocco di mio fratello trasformò quell'essere tramutandolo in un orrendo scherzo della natura.» sbuffò indignata. «Potevo sentire il potere che gli apparteneva, avevo la sensazione di poterlo palpare. Era una situazione fuori da ogni controllo e dovevo escogitare un piano, dunque mi apprestai a rubare qualche pergamena con l'obiettivo di realizzare una trappola.»
In Callaghan si fece strada una pesante sensazione, come se si sentisse bloccato all'interno di una gabbia, in solitudine, consapevole di avere un avvoltoio che volava in circolo sopra la stessa gabbia.
«Sapete è stato divertente trovare delle rime così ambigue per portarlo proprio qui, a questa fonte. Facendo credere ad Adam di poter tornare normale.» disse Cassandra con una risata innaturale.
Callaghan spalancò gli occhi, il suo cuore perse più di un battito mentre cercava di accelerare. Le parole di Cassandra ebbero lo stesso peso di un macigno. «Si quell'uomo era mio fratello Adam, e sarei dovuta essere premiata per il mio operato, ma sapevo come l'avrebbero presa i miei fratelli... quindi mentii dicendo dolo che si era ucciso perché non sopportava la sua natura.»
«Perché avete deciso di raccontarmi tutto questo?» chiese il giovane vampiro timoroso di ciò che avrebbe potuto fare la donna.
«Oh Callaghan caro, voi siete come mio fratello Adam. Non posso permettere a voi Diversi di vivere su questa terra e, dato che morirete, non ho alcun tipo di problema nel rivelarvi la verità dei fatti.» era pacata, composta, finché uno scatto d'ira non la scosse. Cassandra si mosse con una tale rapidità verso il giovane vampiro spingendolo nell'acqua della fonte. La donna tenne una mano sul suo petto per non permettergli di risalire. Joseph si dimenò colpendola varie volte in viso finché per la rabbia e il panico i suoi occhi non si accesero di quel rosso intenso che fecero indugiare la donna. Era il momento perfetto per il giovane vampiro di ribaltare la situazione, la spinse via da sopra di lui, uscì dall'acqua trovando sollievo nel riempire i polmoni con la tanto dorata aria. Callaghan sapeva di non potersi fermare, o Cassandra avrebbe colto l'occasione di aggredirlo ancora, dunque si mosse verso di lei.
Con uno scatto veloce Cassandra si allontanò dalla fonte sapendo che l'acqua l'avrebbe solo rallentata in quella situazione. Lo attendeva al centro della grande sala. Una sala che echeggia qualsiasi rumore facessero. Si udiva il rumore dell'acqua che veniva spostata dalle gambe di Joseph nel tentativo di uscire dalla fonte e raggiungere l'antico. Nonostante l'immensa rabbia che ribolliva in entrambi, a nessuno dei due sembrava importare di risolvere la questione in modo speditivo.
Una volta uscito dalla fonte Callaghan non la raggiunse, la osservava con quegli occhi rosso intenso che riuscivano a trarre chiunque in un limbo di paure e dubbi. Non aveva realmente intenzione di sconcertarla con simili trucchetti, ma voleva attendere la sua prima mossa. Sapeva di non poter vincere contro un antico che per di più aveva ucciso con sangue freddo un suo fratello, doveva studiarla, apprendere le sue strategie. Ma ben presto Callaghan si accorse che era inutile.
Cassandra scattò verso di lui pronta a colpire Joseph con tanta forza da poterlo lanciare di nuovo in acqua. Tenne prontò un pugno serrato che avrebbe colpito, il tanto odiato vampiro, dal basso. Era pronta ad attaccare ma con velocità Callaghan riuscì a parare il colpo. Indignata di come fosse riuscito a bloccarla, alzò una mano sopra la sua testa e con unghie affilate lo graffiò al braccio. Era un'azione impulsiva quella di Cassandra ma non le importava, il suo unico scopo era quello di provocargli dolore. Joseph indietreggiò di un paio di passi tenendosi il braccio ferito, nel mentre sul volto di Cassandra nacque un sorriso gelido «Devo ammettere che tutto questo è più divertente di quando ho ucciso Adam. Il poverino non aveva alcuna possibilità di difendersi.» rise.
Una risata che per Joseph risuonò come uno stridio angosciante. L'antico vampiro agguantò Callaghan che, sorpreso per la velocità con cui agì, perse l'equilibrio e cadde sbattendo la testa su un cumulo di rocce. Disorientato, non riusciva a mettere a fuoco la donna sopra di sé, la stanza vorticava e non sembrava dare cenno di smettere. Dopo qualche istante Cassandra si chinò portando le labbra all'orecchio del giovane vampiro per essere sicura che la potesse sentire. «Eri adorabile, un cucciolo che potevo manipolare come e quando volevo. Debole e bisognoso di risposte.» le sfuggì una risata «Ti confesso che siete quasi identico a mio fratello Adam. Se non fosse per questi capelli di colore diverso...» gli accarezzò la testa «Amavo mio fratello.» confessò con tono dolce «Ma da umano.» disse con tono rude. In quell'istante Callaghan riacquistò un barlume di lucidità, e le figure che vedeva doppie divennero una sola. Ella stava per colpirlo con un pugnale alquanto strano, cerimoniale osò ipotizzare Joseph, e quando realizzò la situazione, trovò la forza per spingerla via. La testa doleva, i movimenti risultarono lenti e pesanti. Non si era del tutto ripreso dallo scontro con quelle rocce. Portò la mano dietro il capo sentendo tra i capelli una sostanza liquida, non aveva bisogno di guardarsi le dita per capire che era sangue. In poco tempo la ferita si era già rigenerata ma non si sarebbe scrollato di dosso quel disorientamento tanto presto. L'antico sfruttò l'occasione per attaccarlo stringendo saldamente quel pugnale che aveva nascosto sotto la lunga gonna. «Sta diventando noioso Joseph. Ora morirete!» urlò raggiungendolo. All'ultimo istante, Callaghan si spostò di lato ma questo non permise di essere evitato dal pugnale.
Una fitta alla spalla lo fece urlare e cadere a terra con un tonfo. Cassandra con quel sorriso inumano aveva la possibilità di ucciderlo. Prese il pugnale facendo urlare ancora la vittima portando l'arma sopra la sua testa. Era giunta finalmente l'ora in cui il giovane pericolo perisse per mano della paladina. Con forza fece cadere la mano stretta al pugnale verso il petto di Callaghan ma qualcosa la interruppe.
Joseph udì solo un urlo più simile a un ruggito e vide solamente la figura sfocata di Cassandra spinta da una figura nera e veloce. Callaghan a fatica si rialzò da terra tenendosi la testa con una mano come se quel gesto potesse aiutarlo a non far vorticare la stanza. Cosa stava accedendo? Dove era Cassandra? Pensò, ma quel nome subito riportò alla mente quanto era accaduto pochi istanti prima. Era determinata a ucciderlo, aveva escogitato tutto per quello scopo.
La rabbia risalì e senza accorgersene la sua vista tornò vivida, la stanza era ferma e la testa senza alcun dolore. Si guardò attorno alla ricerca di Cassandra e appena trovata, nonostante ci fosse Claus con lei, si catapultò sulla donna affamato di vendetta. L'atterrò con un balzo ed era pronto a farle incontrare il destino che lei aveva scelto per lui, ma una voce soave, dolce e amorevole lo chiamò. Si voltò verso l'entrata dell'edificio e vide Fiona. Claus sfruttò l'occasione in cui Joseph era distratto per bloccarlo dicendo a Soren di tenere sotto controllo Cassandra.
Joseph era fuori di sé e un affronto da parte di Claus non lo avrebbe mai accettato, non più. Lo spinse via ma prima che potesse fare qualcosa un odore familiare e leggero lo tranquillizzò. Si voltò e trovò alle sue spalle Fiona con una fiala di camelia in mano «Non credevo sarebbe servita davvero» pronunciò vedendo il rosso sparire lasciando che l'azzurro prendesse il suo posto negli occhi del suo amato. Nello sguardo di Joseph emerse un'espressione pentita. Non era riuscito a controllare i suoi istinti ed ora che Fiona aveva visto il suo vero lato mostruoso non sapeva più se sarebbe rimasta al suo fianco.
«Non preoccupatevi. È tutto finito.» disse la ragazza accarezzando in un primo momento il volto del suo amore ed infine stringendolo con forse troppa forza. Callaghan ne rimase sorpreso tanto che non sapeva bene se ricambiare o allontanarla per paura di farle del male, ma l'amore vinse sulla preoccupazione e la strinse a sua volta affondando il naso nei suoi mori capelli al profumo di lavanda. Quando si allontanarono l'uno dall'altra, Fiona domandò «Cosa è accaduto qui? Perché Cassandra vi ha attaccato?»
Joseph si massaggiò la nuca trovando le parole più appropriate per spiegare le vicissitudini «Ha confessato di non poter lasciare che i diversi camminino su questa terra, ma non comprendo cosa intendeva. Ha nominato Adam, del fatto che assomiglio a loro fratello e ha farneticato sulla sua storia.» spostò la mano sulla fronte massaggiandosela cercando di incastrare ogni pezzo del puzzle.
«Aspettate un istante... ritorna il tema dei Diversi...» rifletteva Fiona «Chi sono questi diversi?» chiese riferendosi a Claus che si trovava dietro il suo amato.
«Perché credete che io lo sappia?» si mise sulla difensiva con tono severo e cupo. «Voi siete un antico e se non fosse per voi, Joseph non sarebbe vivo. Voi sapevate qualcosa, altrimenti non avreste mai detto "Non accadrà di nuovo" quando ha scoperto che Cassandra si trovava sola con Joseph.»
Claus sospirò «Dimentico alcune volte la testardagine e l'intelligenza femminile...» guardò Fiona e Callaghan cercando di pensare a un modo semplice di raccontare la storia. Infine distolse lo sguardo sbuffando «I Diversi cono vampiri con due tipi di sangue, due stirpi di vampiri, e ne sopravvivono. Adam era un Diverso.»
«Perché lo sono anch'io? Mi avete trasformato solo voi...» rimuginò Callaghan.
«Si, sei in giusto figlio mio ma...» si prese un istante e tornò a guardarlo. «Credo sia giunto il momento di scoprire la verità che ti dovevo da un po'.» si sedette sulle rocce della fonte in modo composto e senza mai distogliere gli occhi da quelli azzurri dell'uomo di fronte a sé «Adam aveva una propria famiglia che negli anni prosperò. Un giorno mio fratello venne tramutato in vampiro e quando Cassandra fece credere a tutti che si suicidò, la sua progenie temeva di fare la stessa fine. Vennero uccisi tutti, dal primo all'ultimo da lei.» indicò Cassandra «Ma un giovanotto si salvò e per mantenere vivo il ricordo di mio fratello, nonostante non scorresse buon sangue, decisi di aiutarlo. Non fu difficile dargli un'identità nuova.»
«Tutto ciò cosa ha a che fare con me?» chiese Joseph.
«Quel giovanotto era un tuo antenato.» confessò serio «Adam lanciò il maleficio ma senza alcuna esperienza si macchiò lui stesso, ma non ebbe lo stesso esito che ebbe su noi altri. Un maleficio che trasmise da padre a primo genito, per questo motivo sei un Diverso.»
«State affermando che in Joseph vi è il sangue della stirpe di Adam e il vostro?» intervenne Fiona mettendo in chiaro ciò che aveva appreso.
Claus annuì senza pronunciare alcuna parola.
«Tutto ciò mi sembra...» si interruppe la giovane donna.
«Cosa amore mio?»
«"L'inganno della megera" non è vero giovane umana?» disse Claus. La coppia si sorprese, Joseph perché non concepiva come era possibile che lui sapesse di quella citazione e Fiona perché era esattamente ciò che aveva in mente. «Vero... come fate a conoscerlo?» chiese curiosa e un poco timorosa di sapere la realtà.
«A dir la verità, quei libri li ho scritti io stesso, e sempre io li ho consegnati a Joseph sperando che sarebbe riuscito a capirvi gli indizi. Sapevo che delle mie parole non si sarebbe mai fidato, dunque non firmai a mio nome.»
«Voi volevate vendicare Adam. Per questo avete firmato a nome di "Vendetta di A."» rifletteva Fiona.
«Ho sempre saputo che era stata lei... Ricordate Diana? Beh lei me ne ha dato certezza. Avevo solo bisogno dell'appoggio di Soren e...» non terminò la frase guardando Joseph.
«Un'esca...» concluse il giovane. Non sapeva dire se era sollevato di aver aiutato a far giustizia o se era deluso da Claus per essere stato usato. Di certo non poteva andare meglio: Cassandra l'avevano fermata, Fiona stava bene, Joseph era ancora vivo e Claus per la prima volta sembrava sincero.
Callaghan sprofondò in un pensiero che lo intristì molto e Fiona se ne accorse «Cosa vi prende?»
«Dunque era tutto pura finzione, la profezia, la cura... anche l'oracolo? Avrà comprato quella povera donna per darci nozioni false?» cercò di mettere i pensieri al proprio posto ma era ostico per Callaghan pensare che qualcuno potesse fare una cosa tanto elaborata, una mente diabolica capace di tutto quello.
Joseph poteva osservare come il volto della giovane stava mostrando compassione ma d'improvviso cambiò espressione, le sembrava sorpresa ed in un attimo la situazione sfuggì al controllo del destino. La giovane cadde tra le braccia dell'amato mentre cercava di comprendere cosa stesse accadendo, ma ecco che la risposta gli si palesò d'avanti. Fu Cassandra, liberatasi da Soren, a lanciare con forza un lembo di legno appuntito verso Joseph senza rendersi conto della presenza della fanciulla.
In quell'istante Callaghan con occhi umidi, le cui lacrime non facevano altro che rigare le sue guance, guardò la sua amata Fiona disperdere le sue forze a poco a poco. Joseph non sapeva cosa fare, l'unica idea che continuava a invadere i suoi pensieri fu la vendetta ma la cara Fiona non lo avrebbe mai permesso. «Oh Fiona...» disse l'uomo spostandole una ciocca dietro l'orecchio senza mai smettere di piangere.
Fiona sorrise e gli accarezzò il viso asciugando le lacrime.
Soren si precipitò verso Joseph mentre Claus lottava con Cassandra «No, no, no... non deve...» blaterò l'anziano e biondo vampiro. Senza alcun preavviso tolse il pezzo conficcato facendo soffrire Fiona e troppo tardi Joseph reagì. Con i suoi occhi ormai rossi luminosi pieni di rabbia e tristezza afferrò la mano di Soren «Cosa pensate di fare?»
«Era necessario se volete che guarisca.»
«Cosa intendete?» domandò senza mai allentare la presa.
«Per quanto l'idea non ti piace, l'unico modo per salvarla è trasformarla.»
Improvvisamente Joseph si spaventò, non voleva vederla morire ma non voleva nemmeno che sopportasse ciò che aveva passato lui dopo la trasformazione. «Non è il momento di pensare, se vuoi che viva deve essere trasformata.» insistette Soren.
Joseph guardò Fiona che annuì lievemente, quasi impercettibilmente, senza più forze e con una stanchezza tale da non riuscire più a star sveglia.
Callaghan fece un sospiro e guardò Soren come per dargli il consenso di procedere ma si allontanò «Se mio fratello Claus ha ragione e tu sei discendente di Adam, credo che sia meglio che lo facia tu. Il legame che si creerà tra voi sarà ancor più forte.»
«Non ho mai...»
«Non vi preoccupate, vi guiderò io.»
Soren spiegò al giovane vampiro come doveva procedere: un morso al collo senza bere e in quella stessa ferita doveva versarci il suo sangue così che il virus entrasse in circolo.
Joseph si avvicinò al collo di Fiona e la morse, un'azione che costò molto al'uomo. Ricordò il dolore provato da quel morso profondo e il bruciore della vita scorrere nelle vene quando Claus mise il virus, probabilmente anche la giovane donna, in quel momento, stava provando quelle esatte sensazioni. Sentiva la stretta della sua amata sul suo braccio e i suoi lamenti sommessi di dolore, ciò gli provocava un forte senso di colpa. Si sentiva egoista perché non lo faceva per il consenso di Fiona, ma perché non voleva restare solo, non voleva che chi amava morisse tra le sue braccia e solo allora si rese conto di cosa aveva provato Nicolay.
Si allontanò un poco della giovane e si morse il polso per far uscire delle gocce di sangue che fece ricadere nei fori sul collo di lei.
Ritrasse i canini appuntiti poggiando la fronte sulla spalla della dolce donna tenendola stretta a sé, sperando che avesse funzionato. Cercava di convincersi di aver compiuto un'azione giusta, di non sentirsi egoista per quella scelta, ma nulla sembrava alleviargli la pena finché le braccia stremate della sua amata non gli cinsero le spalle «Joseph...» lo chiamò ed egli si allontanò quanto bastava per incontrare il suo sguardo e per incrociare i loro respiri «Oh amor mio, il senso di colpa mi dilania» disse aggrottando la fronte ma bastò una carezza di Fiona sul volto a farlo calmare: il suo animo, prima in subbuglio, ora risultava piatto come un mare calmo; i suoi occhi si spensero di quella luce rossa di rabbia.
«Non fatelo, nessuna colpa dovrebbe ricadere su di voi. È stata una mia scelta, Joseph, voi mi avete dato la possibilità di realizzare il mio sogno» sorrise debolmente. «Il vostro sogno?»
«Mi faceva soffrire il fatto di non potervi amare, ma quando avete dimostrato attrazione mi sono resa conto di non potervi amare per sempre, perché ero mortale mentre voi avreste vissuto infiniti anni. Ma ora potrò restare al vostro fianco» Joseph si sorprese da tali parole, tanto da non trovarne nessuna per risponderle, dunque agì d'impulso dandole un bacio e stringendola a sé.
Soren si allontanò, lasciando i due giovani parlare, mente si avvicinava a poco a poco a Cassandra. Non sapeva cosa lo muoveva: forse per vendicare il fratello, forse per il tradimento o forse per il disgusto che provava per la sorella; non poteva darsi risposta ma sentiva di doverla affrontare e di farla rimpiangere di aver agito alle sue spalle e di aver scelto proprio lui come marionetta da manipolare a suo piacimento. Assieme a Claus decisero che sarebbe stato meglio se Cassandra restasse lontano da tutti e da tutto. Un luogo desolato ove non avrebbe più manipolato nessuno e ove gli altri non avrebbero potuto ascoltare le sue idiozie.
Cassandra venne dunque rinchiusa nelle segrete di un antico castello che Claus aveva il piacere di possedere. Un castello medievale la cui esistenza era sconosciuta persino alle mappe più dettagliate. Un luogo vecchio, isolato e lontano dal mondo intero dove Cassandra avrebbe vissuto il resto della sua immortalità.

Rinchiusa e costretta al silenzio, quella era la sua sorte.

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