Quel ragazzino imprevedibile

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«Non ti ho tradito fratello! Sai benissimo che eri in pessime condizioni e non sapevo che fare. Ti ho aiutato ma mi ricambi con odio e disprezzo.» Nicolay si sentì ferito dal modo in cui Joseph si stava rivolgendo a lui. Aveva dato tanto amore a suo fratello eppure questo sembrava non bastare.
«Mi hai aiutato? Non puoi dire di esserti mosso con atti altruistici se invero hai agito per egoismo. Non volevi rimanere solo, ecco tutto.» rispose senza riflettere Joseph e, quando si accorse di quello per cui lo aveva accusato si ammutolì. Ma il fratello conosceva il suo temperamento quindi non ci volle fare caso. «Joseph, ti assicuro che le mie azioni non miravano affatto a rendere la tua vita peggiore.»
«Lo so...» si arrese sedendosi su uno dei divani della sala da ballo. «So che il tuo intento non era quello. È stato difficile abituarsi a questo nuovo stile di vita. Uccidere persone per sopravvivere... è inumano.»
«Di fatto lo sei.» affermò Nicolay sedendosi accanto al fratello. «Rammenti quando da ragazzi mi proteggevi da nostro padre?» una domanda che non esigeva risposta. «Oppure quella volta che mi dicesti di non assecondare le provocazioni degli altri? Lezioni che mi hai impartito, eppure ancora non ho imparato. Ma sei sempre stato il fratello maggiore di cui ho sempre avuto bisogno.»
Joseph guardò il fratello minore e solo allora si rese conto di quanto fosse simile al padre. Allora più che da giovane, con quei capelli corvini raccolti in una coda bassa, gli occhi di un colore innaturale e pelle abbronzata. Odiava quella somiglianza e sperava che non avesse ripreso anche il carattere del padre. Ci voleva credere così tanto che alla fine, nonostante lo detestasse tanto per ciò che aveva fatto, non poteva lasciarlo solo.
«Cosa ti prende fratello?» chiese Nicolay osservando lo sguardo preoccupato e pensieroso di Joseph. «Nulla» questo si alzò e si sistemò i vestiti «Nel biglietto recapitatomi, hai detto che dovevamo discutere di una questione importante, presumo che quello a cui facevi riferimento era la mia situazione. Vado errato?» chiese una volta ripreso l'indifferente controllo di sé stesso.
«Si, ma non solo.» Nicolay imitò il fratello più grande, dunque si alzò e lo raggiunse. «Sono riuscito a farmi una reputazione, a costruirmi un nome conosciuto anche dai più poveri. E vorrei che anche tu ti unissi a me nella mia attività.»
«Che attività sarebbe? E per l'amor del cielo sistemati quella camicia nelle brache in maniera decente.» disse immediatamente Joseph osservando quanto vestisse in maniera sciatta.
Il minore ignorò completamente la richiesta del fratello e rispose alla domanda «Un'attività che permette a uomini e donne di restare al sicuro in una casa. Poveri, giovani, ricchi o malati non ha alcuna differenza. Un gesto altruistico per coloro che ne hanno bisogno.» cercò di rassicurare il maggiore.
«Come hai procurato tanta ricchezza per ottenere un edificio così ben curato?» chiese sospettoso e curioso Joseph.
«L'edificio era di un uomo che ho accolto e che purtroppo non è sopravvissuto. Mi ha donato questo vecchio rudere prima che morisse dato che non possedeva eredi ne moglie. Lo considero come la sua ultima volontà. Me ne sono preso cura. Ho persino allestito le sale come mi aveva confessato di averle sognate.» Joseph si meravigliò da tali accorgimenti che prese il fratello, pensò che in fondo poteva esserci davvero del buono in lui.
Egli però evaporò quel pensiero per concentrarsi a indagare meglio sull'attività appena nominata, non sapeva esattamente cosa cercare, ma sapeva che doveva esserci qualcosa di losco. «Nicolay... sappiamo entrambi che non è da te intraprendere queste attività. Qual è il fine secondo che ti spinge ad avventurarti in azioni altruistiche quando... mai hai agito così?»
Nicolay si sentì oltraggiato da tale interrogativo, ma decise di assecondare il maggiore per questioni di rispetto e affetto. «Comprendo lo scetticismo che nasce in te, non sempre ho agito in buona fede, ma che Dio mi sia testimone! Ho conosciuto una donna, Joseph.» quest'ultimo si irrigidì ma non chiese nulla, non disse nulla. Lo lasciò continuare perché solo così Nicolay poteva esprimere ogni goccia di verità. «Una gentildonna dalla pelle perlata e uno sguardo di ghiaccio, amo ogni particolare di essa: il suo fiume nero di capelli, le costellazioni sul suo volto schiarite dalla cipria. Fratello mio, anche solo parlarne mi agita il cuore. Per lei e solo per lei ruberei la luna.» era infatuato come solo Cupido poteva incantare un uomo. Joseph era preoccupato per la giovane donna cui ancora non ebbe l'onore di conoscere il nome né la sua figura. Non voleva certo essere immischiato in altre tragedie come in passato, quindi si limitò ad annuire e cambiare discussione «Secondo il testamento di nostro padre, dovevi ereditare l'attività di famiglia.» ricordò il maggiore a Nicolay eppure questo non si degnò di proferire parola, girò il proprio corpo avvicinandosi di nuovo al divanetto e si sedette. Solo dopo alcuni secondi alzò gli occhi ambra e innaturali sul fratello. «Può andare al diavolo nostro padre e con lui anche il suo testamento. Oh, aspetta. Probabilmente si trova già davanti al suo cospetto a bere whisky e raccontarsi barzellette di pessimo gusto a vicenda.» le sue parole tagliarono l'aria come due coltelli che miravano solo a uccidere ogni speranza di discutere sull'argomento.
«Dammi qualche giorno per pensare alla proposta della tua attività.» disse infine Joseph «Ora perdonami ma devo andare a coricarmi nella mia abitazione. Questa riunione famigliare mi ha oltremodo stancato.» si passò due dita sulle tempie ed aspettò il congedo da parte del minore. «Si... pensa con calma, non ho alcuna fretta. Riposa e attento al sole.» si alzò e fece qualcosa che Joseph non si aspettò: lo abbracciò.

l'Inganno della MegeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora