24. Per uno sguardo

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Per uno sguardo


P.S. musicale: sarebbe carino ascoltaste Je Te Laisserai Des Mots nel momento in cui, qui nel flashback, i due si parlano 🖤


Prima

















«Che farò senza Euridice?

Dove andrò senza il mio– No.»

Mia madre si era bloccata con le dita sopra i tasti e, annuendo, aveva riattaccato con il brano che stava cantando uno dei suoi alunni.

«Che farò senza Euridice?

Dove andrò senza il mio– Di nuovo.»

Ancora una volta, mia madre aveva ricominciato.

«Che farò senza Euridi– Orribile, cazzo.»

Mamma si era arresa a un sospiro. L'alunno, preda della tensione, aveva dato una manata sulla superficie di quel pianoforte a coda. Accomodata sul divano a fondo sala avevo assistito alla lezione con una certa perplessità; avevano proseguito così per almeno mezz'ora.

«Sai cosa trovo di esilarante in tutto questo, Alejandro?» Mia madre, posata e a schiena dritta, si era messa a riordinare gli spartiti che aveva davanti a sé, sul leggio. «Che pur essendo la tua insegnante, sei sempre tu a correggerti. Anche quando non dovresti.»

Il tale aveva continuato a premere i palmi sul pianoforte, le vene sulle braccia in risalto per l'eccessivo vigore. Poi aveva iniziato a tamburellare insistentemente il pollice, forse per placare il nervoso. Avevo notato indossasse un anello dorato, come anche al mignolo.

«Signora Burns, co-continuo a stonare.»

«Ti assicuro di no. Stavi andando bene, sei solo nervoso.»

Si era incurvato sullo strumento, i gomiti sulla superficie bianca e le dita che affondavano tra i capelli di un biondo cenere, che ricordavano tanto dei campi d'erba essiccata. Avevo osservato che li portava più lunghi davanti che dietro; un taglio un po' inusuale, se messo a confronto con quello dei coetanei che visitavano casa nostra.

«Non mi sento preparato per la Juilliard. Quelli mi mangeranno vi-vi– Mierda.» Aveva alzato il capo, le mani intrecciate sulla nuca e le palpebre calate per imporsi la calma. «Finirò per balbettare anche da-davanti alla commissione che presenzierà. Io lo so, me lo sento.»

«Alejandro.» Mia madre, sul panchetto, aveva accavallato le gambe e gli aveva sorriso dolcemente. «Non hai le audizioni domani, le avrai dopo il liceo. Chiaro: sempre se deciderai di buttarti subito.»

Ad alta voceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora