Capitolo 6: Seppelliamo l'ascia

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Atena uscita vincitrice da quella battaglia, fece appena in tempo a riprendere fiato, che subito  un brivido le percorse lungo la schiena, sentiva la poderosa aura di Enio, che con tutta probabilità stava per nascere e non lei di certo poteva assolutamente mancare.

Così con le sue ultime energie salto verso casa, lasciando indietro lo sconfitto.

Il suo atterraggio fu ben poco elegante, stramazzo su quel che rimaneva dell'arena, provò ad alzarsi da sola ma Artemide ed Apollo corsero immediatamente ad aiutarla, la portarono in prima fila a federe quel piccolo miracolo, faticavano quasi a vedere per quanto la luce fosse intensa.

Afrodite, Ermes e Dioniso stavano ancora in disparte, guardavano il loro amico ed amante, attraverso le nuvole che aleggiavano sopra l'area che stavano usando per vedere e sentire lo scontro quando i due erano caduti, lasciato lì come un cadavere.

Lo sguardo di tutti loro si spostò con disprezzo verso la malconcia Atena.

Afrodite sospiro.

Af:" Ermes presto vai a riprenderlo", si chinò verso di lui con apprensione.

Il velocista annuì risoluto e in meno di un minuto, stava già liberando il suo fratellone dalle lame che lo infilzavano.

Er:"Sei stato grande la civetta sta a malapena in piedi", conforto Ares mentre  se lo caricava sulla spalla.

Le grida di Era si sentivano fin lì, a quel punto non persero tempo e arrivarono anche loro al capezzale della regina.

Afrodite e Dioniso gli corsero in contro per aiutare a sostenerlo.

Solo ora che era lì Ares poteva sentire l'intero olimpo tremare per la potenza di una neonata.

Dopo non molto tempo ma dopo tante urla, Enio finalmente uscì alla luce del sole, annullando completamente quell'aura mostruosa.

Tutti fecero un respiro di sollievo, qualcuno persino applaudì, Ilizia dopo aver consegnato la bambina alla madre si lasciò cadere su una sedia, Zeus invece aveva ancora la stessa espressione che aveva durante il parto, terrorizzato.

La tragica storia della sua famiglia, dei figli che si mettono con il padre gli ritornò alla mente.

Il provare ad ucciderla o ad intrappolarla però avrebbero solo segnato la sua condanna, conscio di questo respiro profondamente e si calmò, doveva comportarsi normalmente.

Enio succhiò il latte dal seno della madre tutto il un fiato, la povera Era dovette sopportare un'altro po' di dolore dato che sua bambina succhiava con i denti.

Sazia si volse in direzione dei suoi fratelloni combattenti, allungò la mano come se desiderasse ancora latte.

In tutta quella confusione però nessuno notò bene a chi era rivolto quel gesto.

----( il giorno dopo)

Il giorno seguente i giochi, l'Olimpo era caratterizzato dal rumore, Efesto e i suoi aiutanti erano indaffaratissimi, non solo dovevano riparare l'arena, ma anche costruire la stanza di Enio, una stanza molto grande secondo  ordine dello stesso Zeus, probabilmente per ingraziarsi subito la figlia.

Nella stanza di Atena fortunatamente le pareti sono insonorizzate, risparmiando  il mal di testa a lei ed ai fratelli arcieri.

Il giorno scorso non avevano fatto in tempo a farle i complimenti, dopo che Apollo la ebbe medicata si sdraio immediatamente per riposare.

Quel giorno si era già ripresa  dalla maggior parte dei danni, anche se aveva ancora qualche bendaggio sul corpo.

I gemelli la riempivano di complimenti, tuttavia non potevano fare a meno di riconoscere dei meriti  anche a loro fratello maggiore.

Ares x AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora