14. Man or a Monster?

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"Questa non è una storia dove il cattivo
viene sconfitto dai buoni.
Questa non è una storia con il lieto fine.
Questa è la realtà, dove gli eroi muoiono
Sempre."
-Numero 2244, Ospedale Psichiatrico, Maine.

Madelyn Pov's

Presente

(Premessa: Tutto ciò che leggete qua, è frutto della mia immaginazione. Ma che purtroppo in alcuni casi succede veramente. Il tema dell'abuso ce l'ho molto a cuore, e tramite queste scene racconto anche qualcosa di mio, perciò vi chiedo di non giudicare, o di non venirmi ad insultare perchè ho dimenticato i Trigger Warning, che ora ho messo.
Buona lettura)

Sconfitta.

Così mi sento quando leggo il nome dell'ospedale Psichiatrico di James.
Per la prima volta non so come reagire, non so cosa fare. Le mie gambe sono fatte di melma, non riesco a reggermi in piedi, così rimango seduta accanto ad Aaron, che mi accarezza la schiena, mentre cerco di calmare i brividi.

Con la mano tremante accetto la chiamata, portando il telefono all'orecchio destro, mentre Aaron, che ovviamente non sa niente, cerca di calmarmi invano.

«Ti sono mancato Mancato mia piccola Maddie?» Il tono derisorio di James mi procura un brivido lungo la schiena, fastidioso, come qualcosa che ti cammina sulla pelle.

«James.»

«Mh, la tua voce è diventata più dolce, non è più quella fastidiosa di una volta. Come sta la mia sorellina verginella?» Non mi scappa il tono con la quale dice l'ultima parola. Divertito.

Come se gli diverte scherzare sugli abusi che ha fatto verso di me.

«Sei un mostro, James»

James ridacchia sospirando drammaticamente «Sono un mostro, oppure un uomo che è stato messo dentro ingiustamente?»

«Che cosa vuoi?» Deglutisco pronta ad incassare il colpo di James. Ma quello che mi aspettavo che dicesse è ben diverso da quello che dice.

«Mh, il tuo culo? Oppure la tua bocca?»

Al suono delle sue parole mi vengono dei conati di vomito, che non riesco a controllare. Attacco la chiamata, e corro in bagno, facendo preoccupare Aaron, che è ancora sdraiato nel letto.

La bile mi sale in gola, ma subito dopo ricade nel mio stomaco, facendomi intuire che non è altro se la nausea che ho sempre avuto dopo gli abusi di James.

«Madelyn!» Sento dei passi, e spero proprio che non siano quelli di Aaron, perchè lui non dovrebbe nemmeno alzarsi.

Lui dovrebbe stare nel letto, a riposare.
E invece è inginocchiato dietro di me, che mi tiene i capelli in modo premuroso.

» Aaron, devi andare a riposare. Non ti preoccupare per me» Cerco di scostarmi da lui, senza ovviamente fargli del male, ma la sua presa sui miei capelli diventa più forte, causandomi un gemito strozzato.

«No. Voglio aiutarti, anche se nemmeno 48 ore fa ho provato a togliermi la vita.»

Le sue parole sono dure, aggressive, come se il fatto di ammettere che si stava togliendo la vita, lo turbasse.

Lo dice come se fosse una parte macchiata di se, che non vuole accettare, ma che continua a sorgere in lui.
Costantemente.

«Sto bene» Mi rialzo da terra, e mi avvicino allo specchio per sciacquarmi la faccia con dell'acqua fresca.

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