Capitolo Sei. 8 Luglio 1950.

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Clelia osserva il bel volto di sua sorella spiaccicato contro il suo cuscino illuminarsi alle prime luci del giorno.

Gira il viso verso il soffitto incorniciato dalla leggera muffa portata dall'umidità, rivivendo la giornata precedente, sembrandole quasi di sentire il battito sfrenato del suo cuore al ricordo dei nuovi volti che si presentano immediatamente nella sua testa; il sorriso celestiale e gli occhi due oceani in cui affondare di Angelica e la voce ruvida come due pietre sfregate tra di loro di Lorenzo.

Non credeva di aver bisogno di fare la conoscenza di qualcuno, prima di ieri, ma è come se questo bisogno ci fosse sempre stato e il suo cuore e la sua mente lo cacciassero a suon di calci e pugni.

Forse credeva che stare da sola con se stessa le bastasse.

Forse si sbagliava.

Clelia si volta nuovamente verso sua sorella e osserva la saliva colarle dalla bocca semiaperta; i suoi lineamenti sono rilassati, le braccia spalancate come una stella e le mani mosse da leggeri spasmi.

Chissà cosa sta sognando? Pensa.

Magari sta sognando il suo futuro, o meglio ancora, scimmie sollevate dal vento capaci di immobilizzare le persone con un semplice tocco o cenno della testa.

Beh, l'ultimo sarebbe un bizzarro sogno che potrebbe partorire la mente di Clelia, non Maria, sempre se non facesse i suoi soliti incubi.

Quando la notte appoggia la testa sul cuscino e chiude gli occhi, il sonno arriva sempre in ritardo, come se avesse paura ad addormentarsi.

La maggior parte dei suoi incubi viene rappresentato da lei rinchiusa in un labirinto buio e macabro, con la sola luce delle stelle sparse nel cielo a condurla verso la parte giusta o sbagliata che sia.

Ogni volta sente il cuore battere impazzito contro la sua cassa toracica, come se questo volesse uscire anche lui da quella gabbia, al suono di una risata che non riesce bene a distinguere se appartiene ad un uomo oppure a una donna.

Si ritrova a scappare da qualcuno che non riesce a vedere. A volte le capita di svoltare in un vicolo cieco, altre invece, di svoltare in un vicolo dove si presenta alla fine di esso una porta bianca, quasi come le nuvole.

Ogni volta che tenta di aprire quella maledetta porta si sveglia di colpo senza mai scoprire cosa c'è dietro di essa.

O chi.

Il resto dei sogni che prendono vita nella sua mente quando dorme le sono del tutto ignoti, l'unica cosa che ricorda di questi sogni è il buio più totale e disorientante.

Clelia non capisce come sia possibile che faccia dei sogni del genere, a volte vorrebbe incolpare la sua fervida immaginazione, ma queste immagini si presentano alla porta della sua coscienza da quando ha memoria, o almeno crede.

Non ricorda di essersi mai svegliata la mattina e ricordato di aver fatto un bel sogno.

Magari da bambina sì.

Di giorno le capita di sognare letteralmente ad occhi aperti; immagina le cose più bizzarre e romantiche fino a desiderare che esse si avverino.

Raccoglie le lenzuola da sopra al letto sfatto e se le avvolge intorno al corpo e sulla testa fingendo di essere la promessa sposa di un bellissimo principe azzurro, nonché il grande e robusto armadio appoggiato al muro della camera delle due ragazze.

Quando riempie il secchio d'acqua per lavare il pavimento, invece, immagina di dover spegnere le fiamme di un'enorme drago sputa fuoco venuto da un mondo lontano, pronto a portare morte e distruzione in questo.

Il sole oltre le nuvole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora