Capitolo Nove. 9 Luglio 1950.

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Il sole picchia forte e insolente sulle loro povere teste e la lana da allagare dei cuscini e dei materassi non aiuta affatto.

Sono fuori al balcone da quasi più di un’ora e a Clelia le sembra di vedere le braccia di Maria già abbronzate. È fortunata che la sua carnagione leggermente olivastra come il padre le fornisca un’abbronzatura dorata.

La sua carnagione, chiara come la madre, l’unico colore che le offre è il rosso pomodoro e di conseguenza un bruciore straziante.

Clelia odia l’estate.

Il primo motivo è quello che sta stringendo tra le mani: la lana. Non sopporta dover stare sotto al sole per allargarla, ma è indispensabile se in inverno vogliono dormire su comodi materassi e appoggiare le loro teste su soffici cuscini.

Il secondo motivo sono le zanzare. Sono insopportabili. Di solito si trova sempre a contemplare ogni tipo di animale e il loro ciclo di vita, di come sia straordinario che esistano così tante specie di insetti e mammiferi e altri ancora da scoprire.

Ma della zanzare Madre Natura poteva anche farne a meno.

Nel senso, sono delle piccole e astute creaturine che le succhiano parte della sua vita e come biglietto da visita le lasciano un leggero rigonfiamento rosso che prude in maniera stordente e pulsa come un secondo cuore, come a ricordarti del loro passaggio.

Ma la cosa più brutta è, che dopo il primo morso, senza sapere come o quando, ti ritrovi altri mille biglietti da visita sparsi su tutto il corpo.

Una volta Clelia ha letto un libro che parlava di insetti, e rimase sorpresa nel leggere che questi insetti vampiri non muoiono una volta succhiato il sangue, come tutti gli alti insetti, ma anzi, il sangue serve a nutrire e completare lo sviluppo delle uova. Che cosa meravigliosa.

L’estate è già di per sé sgradevole per il caldo soffocante in giornate come questa, ma pure le zanzare a dare il tormento diventa un inferno.

Solleva la testa sentendo un mormorio, poi vede le labbra di sua sorella muoversi ma non capisce nulla di ciò che dice.

“Cosa?” le chiede mentre si asciuga la fronte imperlata di sudore.

Sua sorella sbuffa in modo poco femminile e borbotta qualcosa come: “hai sempre la testa tra le nuvole”.

“Ti ho chiesto a che ora devi andare a lavoro” ripete con pazienza.

“Alle dieci” esita “spero che oggi vada bene, non voglio deludere la Signora Concetta”.

“Datti tempo, Clelia. Nessuno nasce imparato, ricordi?” dice sorridendole e infondendole più coraggio, e le basta per preoccuparsi un po’ in meno.

“Tu come te la cavi in fabbrica?” le chiede, cambiando appositamente argomento per distrarsi.

“Mi piace fare le scarpe” dice con un’alzata di spalle “e poi vengo pagata bene. Così posso aiutare in casa e conservare qualcosa anche per me” dice senza staccare gli occhi dalla lana.

Clelia non sembra convincersi del tutto. Cioè, è sicura che dica la verità e che le piace fare questo lavoro, ma crede che le stia tenendo nascosto qualcosa.

Forse non vuole farla preoccupare ma lei è sua sorella, che c’è a fare se non si sfoga con lei?

“C’è dell’altro?” le chiede con un tono calmo, per non alterarla.
Maria alza il viso guardandola dritta negli occhi.

“Tu mi leggi nel pensiero” scuote leggermente la testa, divertita.
“Sì, in realtà c’è un’altra cosa” dice e si blocca di nuovo.

“Oh, avanti! Sai che non lo dirò a nessuno” la rassicura. Tutti i loro segreti rimangono intrappolati nelle loro teste e nei loro cuori; il bene che si vogliono supera qualsiasi altro bene esista nel mondo, è unico nel suo genere ed è quasi impossibile spezzare un rapporto simile.

Maria prende fiato e si fa coraggio, pronta a dirle tutto.
Bello o brutto che sia.

“Credo di essermi innamorata” dice a bassa voce per farsi sentire solo da lei, timorosa che le signore che stanno spandendo i panni fuori al balcone, mentre parlano tra di loro, in realtà stiano ascoltando la loro conversazione.

“Ovvio, di Lorenzo!” esclama Clelia, e anche se dovrebbe essere felice per sua sorella, qualcosa nel suo petto si rompe.

“Ma no, certo che no!” sbotta scioccata. “Il ragazzo di cui mi sono innamorata nemmeno lo conosco bene” le spiega “ma lui sembra un ragazzo davvero ben educato e poi…” dà un’occhiata dentro al balcone per essere sicura che la madre non le stia spiando.

“...È così affascinante” dice con sguardo sognante ritornando a guardarla. E Clelia giurerebbe di aver visto uno scintillio nei suoi occhi.

“Maria, questa è una notizia bellissima. Sono felice per te” le dice lasciando cadere la lana nella cesta per stringere la sua mano in modo affettuoso.
“Dimmi come si chiama e come l’hai incontrato” dice, incuriosita da questo ragazzo.

“Si chiama Gennaro ed è un nuovo apprendista in fabbrica” le dice con un gran sorriso.

"Tipico nome napoletano, sicuramente non lo dimentichi" dice e Maria la ignora.

“Il mio datore mi ha chiesto di spiegargli tutto ciò che so riguardo le scarpe e nel frattempo ci siamo anche persi in chiacchiere mentre gli mostravo i procedimenti, poi abbiamo camminato insieme e ci siamo intrattenuti per un gelato. È stato tutto così naturale, come se ci conoscessimo da tempo” dice, continuando ad allargare la lana.

“Quindi, ti sei innamorata di uno sconosciuto…” assottiglia lo sguardo “mentre parlavate di scarpe?” chiede Clelia trattenendo un sorriso.

“Non ci trovo nulla di divertente. Non credi nei colpi di fulmine?” le chiede, guardandola quasi sorpresa. “Non sei tu quella romantica tra le due?”

Non ha tutti i torti, ma cose come il “colpo di fulmine” accadono solo nei libri. A volte Clelia vorrebbe davvero credere nell’amore di cui molto spesso legge e immaginarsi di cadere nelle sue grinfie, ma sa che è una cosa folle e impossibile, perché è realista e, osservando il distacco tra i suoi genitori e quello delle coppie del quartiere, sa che tra qualche anno finirà anche lei così, cioè: con un marito che non sopporta, abbastanza bambini da creare un esercito e stressata.

A volte i libri sono l’unica cosa che le rimangono per sfuggire da questa realtà. Perché sa che non avrà una fantastica storia d’amore, non vivrà in una favola e non troverà la sua anima gemella, ma per qualche istante, per qualche pagina, anche lei può vivere un’avventura.

Dire ciò che pensa a sua sorella non crede che le farebbe cambiare idea, così annuisce e le sorride.

“Hai ragione. Dimmi di più di colui che ti ha rubato il cuore, allora” le dice e i suoi occhi si colmano di gioia.

“Beh” inizia, mettendosi comoda sulla sua sedia e ritornando ad allargare la lana. Fa lo stesso lei, ascoltandola.
“Gennaro è alto e credo sia molto muscoloso, i suoi capelli sembrano dorati e..." sospira "ha due gemme azzurre al posto degli occhi” dice con lo sguardo perso nella lana.

“Allora dovrebbe stare lontano da questa casa, se i suoi occhi sono gemme” dice, riportando Maria nel presente insieme alla sua risata sguainata.

“Clelia!” sentono la voce della madre prima ancora di vederla dalla soglia del balcone.

“Clelia muoviti, vai a prepararti. Concetta vuole che ti presenti prima a lavoro” dice e poi allunga il collo per vedere a che punto sono arrivate.

Clelia sperava di rimandare quanto più possibile questo momento, invece si è addirittura anticipato.

Lascia cadere la lana nella cesta, saluta sua sorella che le augura una buona giornata e fa altrettanto con lei.

Clelia spera che sia davvero una buona giornata, perché non è detto che deve andare tutto benissimo ma neanche malissimo e la giornata è già iniziata un po’ così, altrimenti non saprebbe che pesci pigliare.

Soprattutto con questo caldo e queste zanzare.

Il sole oltre le nuvole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora