4 - Saint - Exupéry

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spazio autrice —
CIAOOO! non devo dire niente in realtà, solo avvisarvi che, alla fine, l'# scelto per Twitter è #dueprofperleo 💃🏼
Buona lettura, un bacino !

Riguardo a testardaggine, Jacopo Balestra era sempre stato un campione in materia – se solo ci fosse stata una classifica, lui ne sarebbe stato il capolista, per certo.

«Faccio da solo, non ti preoccupare.» Simone gli aveva ripetuto miliardi di volte eppure, a lui, non era importato affatto. Aveva indossato una vecchia tuta e, preso le chiavi dell'auto, raggiunto il nuovo appartamento del fratello ancora con dei dettagli da sistemare, stanze da pulire e mobilia da montare.

«Se solo avessi saputo il largo ritardo e il servizio scadente, c'avrei pensato due volte prima di chiamare questo corriere immobiliare.» sbuffa ancora frattanto impila una mensola tra due ante dell'armadio.

Jacopo, accasciato per terra, con le ginocchia puntate sulle lastre del parquet, lo studia meticolosamente ed è fermamente convinto che il gemello non stia riuscendo a fare niente per via della mente affollata da infiniti pensieri.

«Non è che zitto, zitto, volevi stà da solo pe' non parlà de qualcosa?» è ancora il più scaltro, non c'è dubbio.

«De qualcosa, cosa?» volta il capo e, in un nano secondo, la lastra in legno gli scivola dalle mani, cadendo rumorosamente sul fondo del mobile. «Merda.» borbotta, preoccupandosi poi d'aver scheggiato il pezzo di legno.

«Te poi mette a sede' qua un attimo?» quasi lo implora. «Come facevamo a casa della nonna che se mettevamo a giocà per terra.» Jacopo, da buon custode del suo cuore, sa sempre quali corde toccare per farlo rinsavire o, in determinati casi, far sì che svuotasse il sacco, liberando fino all'ultimo granello di sabbia.

Che se loro due era stati plasmati con lo stesso sangue ma teste diverse, per certo avevano le anime così in simbiosi da potersi leggere dentro, anche a milioni di chilometri di distanza, con gli occhi chiusi e senza che ve ne fosse una ragione specifica.

Ma Simone non lo fa, per la prima volta non ascolta le parole del fratello; si accascia sulle sue stesse cosce e, come un verme sull'asfalto, striscia lungo l'anta con le spalle, finché i glutei non toccano terra.

«Sarei dovuto rimanere a Firenze.»

«T'è partita la brocca a te, Simò. Ma che stai a dì?»

«Come posso –come credi che io possa risolvere i miei problemi vedendo Manuel tutti i giorni.» e l'incongruenza in ciò che ha detto è colossale, poiché è finito nell'associare due soggetti che non avevano niente a che fare l'uno con l'altro.

«In che senso? Non capisco il discorso tuo, so' sincero.» invece lo sa, l'ha sempre saputo, ma vuole sentire quella dura verità uscire dalle labbra di Simone, nonostante il male cane che proverà nell'ammetterla.

Lui provava un amore immisurabile nei confronti di Daniele – era stato il momento della sua rinascita, se non che una delle prime conoscenze fatte in facoltà, lui che gli aveva fatto conoscere un cospicuo numero di nuovi amici e, in lungo e in largo, gli aveva fatto entrare nel cuore la città dove si era trasferito.

E Simone soffriva anche per quello. Scappava da Roma perché ogni sampietrino sembrava ritrarre un dettaglio di Manuel, ce fosse un neo o uno dei suoi tanti riccioli, una pupilla scura i magari la fossetta sinistra. Ora non sentiva protezione nemmeno da Firenze poiché ogni luogo – da Piazza della Signoria al Piazzale Michelangelo, percorrendo il Lungarno per raggiungere la zona universitaria di Novoli o i colli Mugellani che, verdi, contornano la città dall'alto. – non potevano che marcare ogni istante del suo passato rapporto con Daniele.

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