11 - L'isola che non c'è

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Buon anno stellin*, vi avviso che il prossimo sarà l'ultimo capitolo di questa storiella :) ps la piccola spiegazione di un argomento filosofico che troverete scorrendo l'ho tranquillamente copiato perché, ahimè, io ero una chiavica in quella materia e non avrei né saputo capire né, tantomeno, spiegare lol. Bacini!

Le domande retoriche urtano il sistema nervoso di Simone più di ogni altra cosa al mondo e Daniele lo sa bene, eccome se lo sa, quindi – in questa situazione – si sente innervosito il doppio.

Stai aspettando qualcuno? No, in questo quartiere, solitamente, la gente è abituata ad andare a suonare ai vicini alle nove e trenta di domenica mattina.

Pure il finto tonto fa – pensa – mantieni la calma Simone. Respira e controllati. Guarda suo figlio, poi fugacemente Manuel.

«In realtà sì, ma non preoccuparti – si avvia verso Manuel – sistemo tutto. Comunque, per le prossime volte, se mi avvisi quando scendi, magari non mi faccio trovare sveglio da cinque minuti e in pigiama.» rimane nel limite dell'educazione, così com'è solito fare, tuttavia non si priva di fargli capire di esser stato alquanto inopportuno nel giungere lì così – anche se, probabilmente, era la prima intenzione che si era prefissato.

Afferra il fidanzato per il polso, così da attraversare il salotto, fino a giungere alla porta del corridoio, chiuderla e iniziare un piccolo confessionale. «Non lo sapevo.» Manuel deglutisce in silenzio, giacché si era ritrovato in una realtà di cui aveva sempre sentito parlare, ma in cui non era mai subentrato «Te lo giuro. Altrimenti gli avrei detto di n-» il maggiore gli posa una mano sulla guancia, facendo cessare quel discorso «Invece no. Non è lui che è di troppo – sospira – senti, è meglio che io vada così –così passate 'n po' de tempo assieme, com'è giusto che sia.» gli lascia un bacio tra la fossetta sinistra e la commissura labiale, gioca con qualche ricciolo «Prendo le mie cos-» un piccolo urlo proviene dalla stanza accanto e, di conseguenza, gli occhi di Simone si spalancano «Un attimo.» gli bacia la fronte e scivola di là.

Leonardo, con una sigaretta tra le labbra, ha le braccia allargate all'infuori e le sopracciglia alzate «Non devi fumare! Veramente tuo padre te lo lascia fare?» che pure lui aveva quel vizio quindi il minore non capiva di cosa si stesse lamentando esattamente «Te riesce troppo bene fare il papà occasionale: di tutto quello che avresti potuto dirmi, te preoccupi veramente de un po' di tabacco dentro 'na cartina?» la lancia a terra e, per ripicca, la pesta «Dì a papà che esco e che mi avvisi quando te ne vai, così torno.» nemmeno nasconde lo sprezzo che attualmente sta provando per lui.

Simone, mettendo piede nel salotto, vede soltanto la porta sbattere – gesto che lui odia profondamente – un ex fidanzato corrucciato e una sigaretta rotta vicino al divano. «Perché se n'è andato?» già ha pronto il cellulare per chiamarlo «Non vuole parlare con nessuno, credo. Lo sai com'è: non gli si può dire niente che s'infuria subito ...» alla scenetta si aggiunge Manuel, con in spalla uno zainetto e tra le mani la famosa busta con la colazione che ora deposita sul tavolo «Simò meglio che vado.» guarda in basso, quasi si sentisse colpevole di un peccato capitale.

«Le presentazioni non le fai Simò?» Daniele dovrebbe imparare a farsi gli affari propri «Non credo ci sia da presentare cose che, anche non dette, non si possano capire, ma se ci tieni tanto.» si stringe nelle spalle «Manu lui è Daniele, il papà di Leonardo e il mio ex compagno. Daniele lui è il –è la persona con cui mi sto frequentando adesso.» sorride, soddisfatto di non aver avuto paura «Ti chiamo dopo, ok?» Simone accompagna Manuel alla porta, tirando un po' più in alto la zip del giubbotto, così che non prenda freddo date le temperature «Ok – gli ruba un bacio – sta' tranquillo.» alza poi la mano per salutare Daniele e se ne va, anche quella porta si chiude e – come nel peggiore dei suoi incubi – Simone ha l'impressione di essere tornato in una pagina del passato.

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