4.Problemi

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Nei giorni seguenti rimase chiusa in camera sua con solo le lacrime e lo specchio che aiutava nel sentirsi una merda. La madre spesso, fuori dalla porta, le chiedeva cosa fosse successo e se ne voleva parlare, ma come risposta riceveva sempre un no per paura che avrebbe detto che fosse stato un motivo stupido per cui piangere e saltare la scuola.
Quella settimana, il giovedì, alla mattina, sentí il campanello della porta d'entrata suonare. Si mise ad orecchiare la conversazione tra la madre e una signora sconosciuta.
"Non va a scuola da giorni ormai, mi preoccupa. Cos'ha che le tormenta? Non so cosa fare per aiutarla dato che non vuole parlarne, lei credo sia l'unico modo per cercare di capire cosa le succede per addirittura chiudersi in camera a chiave e non uscire mai"
"Mangia qualcosa almeno?"
"Le uniche volte che si sente aprire quella porta è per andare in bagno"
"Da quanto non esce da lì?"
"Da lunedì sera, dopo che era uscita, il giorno dopo si chiuse li e non vuole uscire"
"È una cosa davvero importante allora"
"La accompagno in camera sua?"
"La vada a chiamare"
Scese dalle scale dove si era nascosta facendo più rumore possibile per farsi sentire, sua madre era proprio davanti a lei.
"Mamma. Davvero hai chiamato qualcuno per aiutarmi senza che io ne sappi nulla? Sai che non ne voglio parlare con nessuno e non lo farò"
"Tesoro. Come stai? Non ti vedo da giorni"
"Non cambiare discorso, rispondi alle mie domande"
"Sono preoccupata. Non mangi e non esci da quella stanza, voglio aiutarti e lei è l'unico modo"
"Va bene" sbuffò "vediamo di fare in fretta" disse avvicinandosi alla signora seduta sul divano che l'aspettava. La madre le fece un cenno di sorriso e se ne andò lasciando loro la giusta privacy.
"Allora cara, come ti chiami?"
"Jennifer"
"Vuoi parlarmi un po' di te Jennifer"
"Devo proprio?" guardò l'interlocutore che a sua volta la guardava con un sorrisetto che dimostrava fiducia e sicurezza "So che in realtà vuole sapere perché stavo chiusa in camera mia senza mangiare e a piangere per una stupida amica, perché non è venuta dove dovevamo vederci o che io ho fatto troppo tardi perché impegnata a pensare a chi sono e che faccio schifo solo allo sguardo" riguardò la signora che aveva lo stesso sorrisetto di prima "Oh merda ho detto tutto senza accorgermene"
"E come ti senti ora che lo hai detto?"
"Non lo so." ci fu un breve silenzio per far sì che pensò a cosa dire "Ma mi faccio ancora schifo"
"Ok, sento che devi dire ancora qualcosa"
"Lei si è mai chiesta come fosse essere nati nel corpo del sesso opposto dato alla nascita? Ma pensa che comunque non cambi nulla? E quindi non sa decidersi tra uomo o donna?"
"Io no. Ma esistono persone come te. Vuol dire essere non-binary cioè non essere né donna né uomo ma nella via di mezzo. Ti spiego: immagina una striscia dove da una parte c'è la donna e dall'altra l'uomo e in mezzo, tutto ciò che non lo è. Tu sei una di quelle persone che è nel mezzo"
"Quindi sono malata"
"Non sei malata. Sei semplicemente fuori dal comune infatti come dice il termine in sè, non binario o non-binary"
"Ok, ora che le ho detto tutto se ne può andare e io posso tornare in camera mia?"
"Non me ne vado se prima non mangi qualcosa"
"Eh va bene, però poi se ne va"
"Prometto"
"Non credo alle promesse" disse mentre si alzò per prendere due tazze dove poi versò del tè caldo e dei biscotti per entrambi
"Tieni questi sono per te"
"Sono pochi tre"
"Gliene vado a prendere degli altri"
"Grazie ma sono per te non per me" disse appena Jennifer tornò con altri biscotti.

Voglia di essere libera con te - pizza__wgfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora