5.Rapporti

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Andò a scuola il giorno dopo solo perché sennò faceva troppe assenze. La sua compagna di banco le parlava di chissà che cosa e anche la prof parlava nel mentre spiegando la sua noiosa lezione, ma non sentiva nulla di chiaro uscire da entrambe le bocche perché la sua mente era altrove tra: la sua unica amica e il dolore che le ha causato, ed a quello che le aveva detto la strana signora qualche giorno prima. Solo il suono della campanella la risvegliò e davanti a quello che lei stava fissando, senza neanche saperlo, comparve la persona che la ferí due settimane prima.
"Perché non ti sei presentata? Ti ho tolto di mezzo quella stronza facendo soffrire me al posto tuo e mi ringrazi così?" Una voce familiare che le faceva male al cuore arrivò dritto nelle sue orecchie
"Era successo un casino e stavo pensando a quanto facessi schifo: non avevo fatto caso all'orario"
"Ah si? Allora ho parlato al nulla più totale: quante volte ti devo dire che sei bellissima?"
"Fammi spiegare" l'altra annuí "Appena ho visto l'orario ho messo le scarpe e ho corso più veloce possibile rischiando di cadere minimo 10 volte in mezzo alla folla, appena sono arrivata avevo il fiatone e non c'eri. Ho pensato che forse ti saresti dimenticata ma una parte di me ci credeva ancora. Mi promisi di rimanere sveglia anni pur di aspettarti su quella panchina, però il sonno mi ha fatto chiudere automaticamente gli occhi e quando mi sono svegliata ero circondata da mille e mille persone ed ero tutta bagnata con le lacrime ancora agli occhi. Guardavo in giro e la gente mi parlava, ma tu non c'eri. Facevo domande a te come se mi potessi sentire grazie a qualche magia,ma niente. Ritornai a casa e tirai un urlò soffocato nelle lacrime e un tonfo contro al muro causato dalla mia mano che inziò a sanguinare. Rimasi chiusa in camera mia dopo quella sera per una settimana intera senza mangiare nulla. In più mi sono presa un raffreddore. Sono tornata perchè voglio passare l'anno non farti strane idee" si fermò per qualche secondo "Ma mi fa piacere rivederti" bisbigliò troppo forte da farglielo sentire
"Oddio. Io...scusa"
"Non scusarti d'altronde è colpa mia, ma mi hai ferito quindi non ti perdono così facilmente"
"È colpa di entrambe, facciamo pace ti prego"
"Ho già fatto la mia scelta" disse ignorando ogni tentativo dell'altra di fermarla e cercare di parlarne e andandosene da lì per prendere un po' d'aria.
"Ehi" una mano le toccò la spalla interrompendo un momento di pace e tranquillità
"Chi sei?" disse poco prima di girarsi "Elisa?"
"In carne ed ossa. Non ti vedevo da tanto dov'eri?"
"A casa"
"A casa?"
"Si. Ma non siamo più amiche non ti dirò il motivo o altro"
"Non volevo ascoltare la conversazione tra te e Maria, ma mi ha incuriosita, scusami"
"Quindi..."
"Si, so tutto" disse sorridendo
Le si buttò addosso come i vecchi tempi quando erano bambine aspettando un abbraccio di consolazione che ricevette praticamente subito.
"Scusa, ho capito che sono stata una stupida. Mi perdoni?"
"Non lo so...vedrò. Se mi sarai vicina e se non mi schiavizzerai, forse"
"Non cambierai mai" affermò con una risata che Jennifer seguí
Tornò a casa pensando di andare in camera sua ad ascoltare la musica e ballare per dimenticare tutto, e lo fece.
Prese le sue amati cuffie senza fili e le collegò al cellulare. Dopo pochi secondi che iniziò la musica chiuse gli occhi e fece movimenti a tempo girando per la stanza senza sbattere come se non ci fosse nulla intorno a lei conoscendo la camera meglio di se stessa.
La musica si fermò, andò per togliere le cuffie e vide la strana signora che l'applaudiva. Arrossí all'imbarazzo e sorrise per il piccolo applauso.
"Non sapevo venisse"
"Sorpresa! Come stai?"
"Bene"
"Sinceramente"
"Meglio di una settimana fa sicuro"
"Come ti vedi?"
"Ancora uguale all'escremento che creiamo al cesso"
"Capito...copriamo questo specchio che è la causa a questo pensiero"
"e come?"
"Hai un lenzuolo o qualcosa di tessuto bianco che non ti serve?"
Alla domanda la ragazza si diresse subito verso un cassetto sotto il letto e prese un lenzuolo bianco che non aveva mai usato. Lo colorarono e ci scrisserò divertendosi come pazze sfogando su di esso tutte le ferite che le hanno causato gli specchi, e infine lo misero sopra a quest'ultimo attaccando con dello scotch e lo guardarono come la loro opera d'arte.
"Ora come ti senti?"
"Bene, davvero"
"Vuoi un gelato?"
"Ma è autunno"
"Chissene frega, dai portami in un posto dove si mangia il gelato migliore della città"
"Eh vabene, non la smetterá mai di darmi ordini sul cibo?"
"No, finché non ti decidi di mangiare senza pensare ai kili in più"

Voglia di essere libera con te - pizza__wgfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora