2.Primo incontro

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Un rumore fastidioso iniziò ad espandersi nella stanza della ragazza che non c'era più da tre mesi. Controvoglia spense la sveglia e si alzò.
"Il primo giorno di scuola nella NUOVA scuola" Andava in prima superiore e aveva un'amica o meglio dire una sovrana a cui doveva fare la schiavetta per tutto, letteralmente tutto, e ora si era trasferita perché la città era piena di tossici. La nuova sembrava come se fosse "pulita" quindi nessun problema, dicevano i suoi genitori.
Arrivò in cortile stanca per il lungo viaggio del pullman, ma la sua amica la chiamò urlando come se non la vedesse da anni. D'altronde non si videro tutta l'estate perché l'amica aveva sempre qualche impegno o meglio dire scusa, non che a lei dispiaccia almeno non faceva la schiava in estate.
"Jennyyyy" urlò l'amica correndole addosso. Come sempre era truccata come se dovesse andare a chissà quale cerimonia importante e aveva accorciato la gonna della divisa perché "troppo lunga".
"Ehi, come va?" rispose sorridendo forzatamente "Truccata molto come sempre vedo"
"Bene. Tu truccata pochissimo come sempre vedo io" disse lei ridacchiando
"Non mi sono mai truccata dopo la prima media" rise per un attimo "Eravamo tutte fissate a mettere il mascara. Ma chi ha voglia? pff"
"Be io ho voglia di vedermi splendida ogni mattina" fece un occhiolino "e poi...devo fare colpo su crush"
"Crush? Ma neanche siamo ancora entrante e già hai una crush?"
"È quel ragazzo laggiù" lo indicò velocemente "non so il suo nome ma è bello" guardò la ragazza sorridendo cosa che ricambiò per gentilezza.
Dopo aver chiamato tutte le classi, sulle scale la ragazza si ritrovò con due zaini o meglio: una borsa e uno zaino. "Perchè dover usare una borsa a scuola?" Si domandava spesso. Ed ecco che da quel giorno riniziò il suo lavoro da schiava per la sua amica.
Il professore chiese di presentarsi uno ad uno alzandosi e andando alla cattedra. La ragazza non ascoltò nessuno perché non le importava più di tanto: se volevano esserle amica si presentavano sul momento e lei lo stesso. Ma le fu obbligato presentarsi.
"Mi chiamo Jennifer, ho 14 anni, il mio compleanno è il 3 novembre e mi sono trasferita da poco con la mia amica Elisa" la indicò e lei come risposta si alzò salutando come una principessa. Ritornò al suo posto e anche ai suoi pensieri.
Anche se non aveva intenzioni di fare amicizia, per paura di essere la schiava di qualcun'altro, una persona di un'altra classe le si avvicinò come se la conoscesse da un'eternità.
"Ehi! Come ti chiami? Io mi chiamo Maria. Lo odio!" disse cambiando voce ad ogni cosa che diceva. Jennifer la guardò confusa ma divertita.
"Ehm...ciao? È bello il tuo nome" disse guardandola "Jennifer" disse secca con uno sguardo tranquillo
"Ma dai! Il tuo è ancora più bello. Uffa non è giusto" esclamò piagnucolando.
Le due ragazze parlarono molto del più e del meno trovando poche cose in comune ma si divertirono un mondo. Jennifer non si era mai sentita così con la sua 'amica'.
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Passarono settimane dal primo giorno: le due ragazze stringevano giorno dopo giorno un rapporto sempre più forte e diventarono buone amiche, ma Elisa era come se comparisse sempre nel momento perfetto ma anche nel momento peggiore: le compariva davanti interrompendo qualsiasi loro conversazione per farsi servire da Jennifer.
Maria, fortunatamente, si accorse dell'atteggiamento di Elisa e dato che Jennifer non faceva mai nulla per difendersi decise di agire lei a posto suo.
"Tu sei?" disse indicandola con lo sguardo
"Un'amica di Jennifer" rispose lei guardandola con sguardo schifato "Elisa"
"Bene Elisa. Sai che il tuo comportamento verso la tua 'amica' non è un bel comportamento? Sai che le amiche non si comportano così? Sai che lei non è la tua schiavetta e che ha il diritto di parlare con chi voglia senza essere interrotta da te? Chi ti credi di essere? La reginetta della scuola che può comandare tutti a bacchetta e schiavizzare chiunque voglia?" si avvicinò e le puntò un dito addosso "Io voglio bene a Jennifer così ho deciso di difenderla dal tuo modo di fare. Sta male ed è stufa di te. Ma non lo capisci vero?" Si fermò per vedere se avrebbe avuto il coraggio di rispondere ma lo fece Jennifer
"Mari, non ce n'è bisogno-" non finí di parlare che Maria riaprí bocca
"Non ce n'è bisogno? Ma davvero? Non sono cieca, Jennifer. Io ti voglio tanto bene e sono stanca di vederti essere truffata in questo modo. Lo faccio perché ti voglio bene. Ti prego se non lo fai tu, fallo fare a me. Permettimi di proteggerti e farti uscire da questa vita di merda per colpa sua" Mentre parlava iniziò a piangere cosa che fece zittire le due ragazze e girare tutte le persone lì vicine. "Non hai niente da dire Elisa? No? Allora fai il piacere di andartene e non rompere più il cazzo né a me né a Jennifer" Disse come ultima cosa prima di spingerla leggermente come segno di andarsene per davvero: indietrieggiò fino a scomparire dalla loro vista.
"Grazie Mari, ma non dovevi davvero. Io-" venne ancora interrotta da una mano sulla spalla
"Non sarei una vera amica se non l'avrei fatto" dopo le sue parole calò il silenzio in tutto il corridoio, anche se tutti parlavano, per loro c'era silenzio come se il loro abbraccio avesse messo il muto del video in corso.

Voglia di essere libera con te - pizza__wgfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora