13.Sorriso

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Nella stessa struttura dove una piccola bambina di nome Jennifer nacque, dove la vita riempiva l'aria, ora la morte era al suo posto insieme alla paura e alle grida di una amica che vuole solo vederla. Erano ore che non facevano entrare nessuno se non medici e infermieri che invece di diminuire aumentavano sempre più velocemente. Quando la madre di Maria venne a sapere del accaduto non fece altro che correre per vedere sua figlia. Jennifer si aspettava che la madre si sarebbe arrabbiata perché per proteggerla, per salvarla forse avrebbe sacrificato la sua vita, la vita di sua figlia. "Sorridi" si ricordò "Sorridi" diventava tutto più chiaro e vivido "Sorridi" ai suoi occhi l'oscurità era una piccola ombra di contorno che voleva solo spaventarla. I muscoli del viso pian piano si distesero in un sorriso spento, pieno di tristezza, sensi di colpa, rabbia...ma sorrideva per lei, solo per lei. "Sorrido" disse "Sorrido" ripetè "Sorrido, sorrido, Maria" disse "Mi stai vedendo?" una lacrima scappò "S-sorrido" disse un'ultima volta asciugando quella singola lacrima e si sedette in una delle poltroncine nella sala d'attesa. "...Però voglio sorridere con te...non da sola" sussurrò guardando il pavimento bianco sotto i suoi piedi.
"Stai bene?" una signora sugli ottant'anni le si sedette vicino. Aveva un sorriso che nascondeva tutta la sofferenza che una persona ha potuto passare, le rughe le coprivano il volto e le mani fragili, i capelli erano rinchiusi in un codino con un elastico nero e andavano dalle sfumature di grigio a quelle del bianco. Jennifer la guardò ma non rispose "Vedi queste rughe? Ogni singola ruga rappresenta ogni mia lacrima, ogni mia debolezza, ogni mia sofferenza. Se non vuoi avere così tante rughe e rimanere bella come sei ora, non piangere, sii forte. Anche se in una di queste stanze una persona a te cara sta forse per morire o è già morta, non piangere, lei o lui non vorranno mai vederti piangere per colpa loro" aveva un sorriso stampato in faccia che non se ne andava mai sembrava come se volesse sorridere sempre. "Mi ha detto 'sorridi' prima di chiudere gli occhi, ma è difficile, molto difficile...ci provo glielo prometto" disse Jennifer riabbassando lo sguardo e facendo un cenno di sorriso alla fine. Riguardò la signora con quel sorriso. "Vede, sto sorridendo come mi ha detto lei che probabilmente sarà già nell'aldilá, come mi ha detto lei che è una signora tanto gentile e carina. Ma sa una cosa? Sono sorrisi falsi perché senza di lei non sarò più in grado di sorridere veramente, senza di lei i miei sorrisi non avranno più senso...lei è la ragione dei miei veri sorrisi, solo lei" i muscoli del viso rimasero stesi in un sorriso "La ami?" domandò la signora anziana "Che?! N-no è mia amica le v-voglio bene...tutto qua" I muscoli si rilassarono lasciando vedere sulle gote del rossore "Non negare i tuoi sentimenti, la ami e si vede dai tuoi atteggiamenti, non avere paura di essere chi sei e di amare chi ami. Sono sicura che è molto fortunata ad averti e tu ad avere lei...hai trovato la persona giusta non lasciatela scappare, cara" si alzò e se ne andò senza dire altro, neanche la salutò.
La sala d'attesa pian piano diventava sempre più vuota liberando le sedie e le poltroncine bianche. Un silenzio tombale riempí tutto il luogo dove i soli rumori erano provocati dai carelli e dai passi dei medici e degli infermieri, dal respiro di Jennifer e dal suo battito calmarsi,dal vento entrare dalla finestra e dalle macchine che passano sull'asfalto. Jennifer rimase li, su quella bianca poltroncina, invisibile come un fantasma. "Sorridi"

Voglia di essere libera con te - pizza__wgfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora