14. tema

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"Come si può spiegare il dolore a delle persone che leggono la mia vita ma non ne sono mai entrati in nessun altro modo? Come posso spiegare una cosa così grande come il dolore su dei fogli di carta in due ore se non meno? Come posso spiegare ciò che ho provato in un solo giorno riassunto in due ore? Il tema è 'sfogo', una parola che potrebbe significare di tutto, una parola corta e semplice ma che contiene troppe cose che da analizzare tutte sarebbe impossibile per qualsiasi umano e l'unica cosa che si può fare è quella di fidarsi sulle proprie esperienze. Quel dolore, quel immenso e danattissimo dolore è rinchiuso nel mio petto e nessuno potrà mai provare la stessa identica cosa. Sembra che delle parole come 'non ce l' ha fatta, ci spiace' feriscono più di una coltellata o mille coltellate alla schiena ed è così che mi fu annunciato che la persona più importante nella mia vita ha smesso di respirare e di far battere il suo cuore." E fu così che iniziò il suo tema di italiano, mentre tutti erano concentrati a pensare a cosa scrivere sul quel pezzo di carta bianco, lei scriveva senza fermarsi cercando di non piangere ma di sorridere. Eppure nessuno ci faceva caso che delle gocce di acqua salata scendevano dal suo viso, neanche la prof che girava passo per passo per i banchi lo notò. "Come disse lei prima di lasciarmi: sorridi" finí così di scrivere il suo tema, di raccontare un intero giorno pieno di sofferenza in tre pagine; l'inchiostro si stava asciugando del tutto per prepararsi ad andare nelle mani della professoressa. "Come è andata?" chiese la professoressa mentre prendeva il foglio dalle mani di Jennifer "Bene credo" rispose Jennifer sorridendo "Ti ho osservata e non ti fermavi mai a scrivere devi essere brava a scrivere" affermò la prof "Non saprei...fatto sta che ho proprio usato il tema 'sfogo' come tale...mi sono sfogata" rispose Jennifer "Hai fatto bene" disse infine la prof prima di andare a ritirare un altro foglio.

"Ciao tesoro, come è andato il tema?" chiese gentilmente la madre subito dopo che sentí la porta aprirsi
"Bo" rispose secca
"Dai lo so che non è facile per te questo periodo ma almeno salutami e dammi una risposta completa"
"Ciao mamma, il tema non so come sia andato, ora mi lasci stare?" posò lo zaino in un punto a caso e si tolse il giubbotto di pelle lanciando anch'esso a caso. Prese il piatto di pasta sul tavolo in cucina e si chiuse in camera sperando che nessuno entrasse a disturbarla.

Il telefono suonò facendo alzare di soprassalto Jennifer che stava dormendo sulla scrivania in legno, lo prese in mano e sullo schermo appariva un numero sconosciuto. "Pronto?" chiese Jennifer subito dopo aver premuto il tasto verde "Buonasera, lei è la signorina Jennifer Witter?" chiese una voce maschile in modo gentile "Si sono io, che succede?" aveva capito che era l'ospedale e sapeva che c'entrava Maria "La signorina Maria Bianchi ha ricominciato a far battere il cuore e a respirare, ha aperto gli occhi, è sveglia" disse calmo "Cosa? Sta scherzando? Posso venire, ora, posso?" stava piangendo, ma era gioia, vera gioia "Certo la aspettiamo" sorrise l'uomo "Grazie, grazie, arrivederci" chiuse la chiamata e andò di corsa a mettersi le scarpe e il giubbotto e infine uscì di casa correndo. "Jennifer dove vai?" urlò il padre senza ricevere alcuna risposta.
"Jennifer" ormai la fanciulla era per strada che stava correndo come mai aveva fatto prima. E arrivò.

Voglia di essere libera con te - pizza__wgfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora