3, Paolo's Kitchen

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Martedì 13 settembre 2022, ore 22:13, casa di Louis e Zayn, Putney Heath, Londra.

Louis era in procinto di uscire. Lo era già da mezz'ora, in realtà, ma l'abbinamento di vestiario che aveva indosso non lo convinceva del tutto.

Ciò che lo poneva in una condizione di indecisione era il non sapere che tipo di festa fosse: formale o amichevole? Doveva presentarsi vestito in maniera elegante oppure casuale? Sapeva solamente che il luogo dell'evento coincidesse con l'appartamento del festeggiato, e nient'altro.

Harry non era stato granché chiaro al riguardo; si era limitato a riferirgli, tra le decine di messaggi inviatogli, di non preoccuparsi.

Ma che cosa avrebbe mai dovuto significare, per Louis? Più ci ragionava e più perdeva il senno.

Voleva che Harry lo trovasse attraente almeno la metà di quanto Louis trovava attraente lui.

Fissò il proprio riflesso nello specchio, le iridi blu accese come due fanali fluorescenti, la bocca rosea snellita dalla concitazione, e rovesciò la frangetta sui lisci capelli color sabbia, in modo che la fronte fosse sgombra. Aggomitolò i polsini della camicia bianca, spolverò con i polpastrelli le due fasce delle bretelle, sistemò il colletto nero e si accertò che la cerniera dei pantaloni color vinaccia fosse alzata fino al bottone.

Spruzzò qualche goccio di colonia sui polsi e ne timbrò l'eccesso sopra le clavicole, poi dietro le orecchie. Ficcò le chiavi nella pochette di Gucci e lasciò la stanza, producendo piccoli botti con i tacchetti delle inglesine che battevano sul parquet.

«Magda, sto andando via!» annunciò, chinandosi a posare un bacio tenero sulla testa calda di Clifford. Questo, per risposta, sollevò il muso e gli leccò il mento. «Puoi dire a Zayn che farò tardi?»

Il fidanzato era fuori da un paio di ore, circa. Alcuni dei suoi colleghi lo avevano invitato a cena, e non sapeva quando lo avrebbe visto. Era altamente probabile che lo avrebbe trovato a dormire, al proprio ritorno.

La domestica si affacciò alla porta che divideva l'ingresso dal soggiorno e arricciò le labbra carnose in un sorrisetto. «Come siete bello» commentò, scrutandolo da cima a fondo.

«Non è niente di che» sminuì, scattando in su col capo con un movimento sciolto che trasudava indifferenza. Peccato che dentro di sé stesse andando a fuoco. «E dammi del tu. Te l'ho già detto altre volte!»

La donna roteò gli occhi e sparse un verso di canzonatura, puntellando i pugni sulle anche. «Il taxi è qui fuori ad attendervi».

«Ad attenderti» la corresse, marcando l'ultima sillaba. «Buonanotte. Ci vedremo domani mattina».

«Stia attento» raccomandò l'altra, esibendo uno sguardo d'apprensione. Louis la fulminò con gli occhi, e quella rettificò: «Sta' attento», seppure con qualche difficoltà, avvicinandosi ad accarezzargli una guancia.

Louis sprofondò sul suo palmo, si lasciò catturare da quel gesto d'affetto e socchiuse le palpebre. Le voleva bene. Era la figura materna a lui più prossima, giacché tutta la sua famiglia viveva a Doncaster, nello Yorkshire, il suo nucleo d'origine. Sentiva la loro mancanza ogni giorno, e con un'intensità sempre in fermento. Non era facile abituarsi all'assenza di chi lo aveva educato, istruito, delle persone che avevano dormito nel suo stesso letto e giocato con lui. La madre, il padre, le sorelle. Era talmente doloroso pensarci che, appena iniziava a farlo, trovava un qualsiasi espediente per distrarsi e fingere che andasse tutto bene.

Si schiarì infatti la voce e si allontanò dalla donna, anche se le lacrime occupavano la rima delle ciglia, e inspirò con calma.

Oltrepassò l'uscio e superò il cancello per trasferirsi nella vettura, dettando l'indirizzo all'autista. In quell'esatto momento Harry gli spedì un messaggio, e si morse la lingua. La sua chat era aperta, questo gli avrebbe consentito di credere che vi accedesse di continuo, il che era vero.

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